DISTACCATO

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"Cosa cazzo è appena successo?" Era l'unica frase a cui sofia riusciva a pensare.
Era rimasta imbambolata a guardare la porta ormai chiusa, mentre si sfiorava le labbra con le dita, con il cuore che le batteva all'impazzata.
Si ricompose quando vide entrare Ludovica, che subito le chiese se fosse successo qualcosa, vista la sua faccia.
"Niente amo niente, anzi, dammi una mano co sto cazzo di corsetto che ci sto mettendo sei anni a metterlo". Ludovica scelse di fare finta di nulla, ma aveva capito che l'amica fosse scossa. Conoscendola però, decise di aspettare. Prima o poi avrebbe vuotato il sacco, e lei sarebbe stata lì per ascoltarla, come sempre.
Una volta chiuso il maledetto corsetto, si riunirono tutti nel salotto, dato che erano arrivate le pizze.
Nel trambusto, Sofia notó che Pietro non era nella stanza.
"È in cucina" Andrea le sussurrò queste parole per non farsi sentire dagli altri, per poi farle un occhiolino.
Aveva capito che, quando il biondo era corso fuori dalla stanza in cui si trovava Sofia, c'era qualcosa che non andava.
Aveva provato a chiedere a Pietro, il quale gli aveva risposto che era nervoso di suo, e che doveva chiamare Asia, prima di rintanarsi in cucina.
Sofia sospiró e con la scusa di prendere una birra, raggiunse il biondo in cucina.
Lo trovó di spalle, che smanettava al telefono con fare nervoso.
"Adesso chi è il codardo?" Decise di introdursi così.
Era ancora scombussolata per il bacio, ma non per questo aveva scordato i toni che fino a quel momento Pietro le aveva rivolto.
"Senti, non so che mi è preso. È stato un gesto casuale, ero e sono tuttora arrabbiato con te".
Pietro disse queste parole girandosi, e guardando dritta negli occhi la romana.
Sapeva che era stato imprudente, neanche lui riusciva a capacitarsi di quel gesto. Ma soprattutto non riusciva a giustificare il pensiero che avrebbe voluto ripetere quel bacio mille altre volte, e non solo.
"A Piè, io te lo dico. So bona e cara, ma mi stai trattando di merda. Ripeto, capisco che non ho fatto un gesto nobile, ma a casa mia se uno chiede scusa, si ricomincia da capo, e-" Pietro la bloccó.
"Gesto nobile? Sei stata una stronza. Soprattutto perché sei sparita per giorni. Cazzo sapevo di non essere Brad Pitt, ma manco a fare così".
Sofia sgranó gli occhi.
Non pensava che il malumore che causava al biondo potesse essere legato ad una sua insicurezza.
"Ma non so scappata perché non me sei piaciuto. Anzi. È che non so solita prendere e farmi uno conosciuto a caso, e pensando che non ti avrei più rivisto ho preferito evitare l'imbarazzo mattutino che si sarebbe creato fra noi". Cercó di far capire a Pietro il suo punto di vista, a quanto pare fallendo.
"Imbarazzo? Ma di cosa perdonami. Abbiamo fatto sesso, non è che ti ho ucciso il cane. Non ti dico che dovevamo rimanere tutto il giorno insieme, ma almeno potevi svegliarmi, salutarmi o che ne so". Si passò una mano nei capelli con fare nervoso.
Aveva chiamato Asia, sua sorella, a cui aveva accennato del fastidio che provava per la romana, e lei era riuscita solo a confonderlo ancora di più.
"Pi, non ti sta sul cazzo. Semplicemente provi attrazione fisica verso di lei, cosa che non ti succedeva da un bel po, e visto che sei un ansioso patologico, preferisci fare un muro piuttosto che provare a conoscerla mentalmente oltre che fisicamente". Le parole della sorella lo avevano lasciato a bocca aperta.
Sapeva che aveva ragione, eppure non riusciva a comportarsi diversamente.
Quando l'aveva consolata, nell'unico momento in cui avevano parlato civilmente, aveva intravisto in Sofia una ragazza sensibile. Ma quando poi lei si era scusata, la paura di ciò che sentiva era ritornata a galla, facendo risalire il muro che aveva scalfito per qualche minuto mentre le parlava di Asia.
"Ti ripeto, per la terza volta. Me dispiace. Veramente. Io vorrei solo avere un rapporto civile co te, come ho con gli altri. Ma se non è possibile per quello che è successo, non so che ditte".
Sofia aveva capito che oltre lo smacco che aveva fatto al biondo lasciandolo solo, c'erano motivazioni più profonde. La verità era che si era amabilmente affezionata ai ragazzi, per quanto non li definisse ancora amici, e voleva riuscire a mantenere il rapporto con loro.
Sapeva però che a lungo andare, data la situazione con il biondo, non avrebbe mai funzionato davvero.
"Vogliamo la stessa cosa. Lo vedo che ti vogliono bene, io..." Pietro sospirò, ma decise di proseguire il suo discorso decidendo di ascoltare le parole di Asia, fidandosi del suo giudizio.
"Facciamo così. Mettiamo una pietra sopra su quella notte, e vediamo come va. Ci posso provare, contenta?".
Sofia non si sarebbe mai aspettata che a depositare l'ascia di guerra sarebbe stato proprio lui, ma colse la palla al balzo e, sorridendogli, gli pose la mano, come se dovessero stringere un patto di sangue.
Pietro vedendo la reazione infantile di lei, ridacchiò.
Le strinse la mano, sentendo un brivido, e le propose di tornare dagli altri, per evitare incomprensioni.
Finirono le pizze fra una risata e l'altra, per poi, dopo essersi scolati praticamente una cantina di vino rosso, dirigersi in discoteca.
Sofia e Pietro si erano scambiati qualche sguardo, che non era sfuggito ne a Ludovica, ne ad Andrea.
Entrambi però decisero di aspettare per innondare di domande i due che, avendo i caratteri simili, preferivano far partire conversazioni su se stessi in prima persona, piuttosto che dopo delle domande di esterni.

Dipingere la notte Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora