FRETTA

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Sofia si svegliò di soprassalto, e per poco non bestemmiò, quando si rese conto di trovarsi ancora al bunker.
Quella che doveva essere una serata tranquilla, infatti, si era trasformata in una sfida all'ultimo sangue a Monopoli, ed avevano finito per addormentarsi tutti li.
Guardò l'orologio, e si rese conto che aveva poco più di un'ora per arrivare a Firenze e poter svolgere il laboratorio all'università.
Cercò di non svegliare Ginevra, che si era stravaccata sul suo stesso divano, e si recò in cucina per farsi un sacrosanto caffè.
Ok la fretta, ok che era in ritardo, ma non poteva fare nulla prima del suo amato caffè.
Mentre cercava sul telefono il primo treno disponibile, concentrata com'era, non si rese conto di una presenza alle sue spalle.
"Ma tu non avevi da fare oggi?" Per poco non urlò quando sentì la voce di Andrea dietro di lei.
"Ma te sei rincoglionito? Me hai fatto prende un infarto, all'anima de li mortacci tua". Imprecò in romano, e come risposta ricevette una grassa risata dal corvino che, essendosi lei girata per fulminarlo con lo sguardo, ormai si stanziava davanti a lei.
"Mi fa morire quando parli in romano. Comunque scusa, non volevo spaventarti, è che ho sentito il rumore della macchinetta e mi sono svegliato".
Sofia, dato che la macchinetta aveva suonato, segno che il suo caffè era pronto, si calmò.
"Scusa tu, è che stavo a guarda i treni e non ti ho sentito arrivare. Comunque si, ho il laboratorio oggi, ma penso che arriverò tardi, quindi o salto o inventi il teletrasporto in meno di un'ora, visto quanto sono in ritardo". Sbuffò. Quello del sabato pomeriggio era il laboratorio del suo corso che più le piaceva, e si maledì per non aver resistito alla proposta della rivincita a Monopoli di Huda, regina indiscussa del gioco.
Si era addormentata di sasso con Ginevra verso le 4:30 di mattina, dopo che Dario e Huda, a quanto pare dei mostri nel gioco, si stavano sfidando per ottenere il tanto agognato parco della vittoria.
L'idea iniziale era stata quella di tornare a casa, dato che non era troppo distante dal bunker, ma dopo che Ludovica era collassata con Marco su una brandina nella stanza accanto al bagno, si era impaurita nel dover tornare da sola al buio e, non volendo svegliare l'amica, aveva deciso di mettere la sveglia sul telefono per le 10:00, per addormentarsi poi su uno dei divani.
Sveglia che, ovviamente, non aveva sentito.
"Se vuoi ti do un passaggio. Ho un appuntamento con una in centro a Firenze, verso le 3:00. Tu a che ora dovresti stare all'università?" . Sofia per poco non gli saltò al collo per la felicità.
"Oddio, mi salveresti. Il corso inizia alle 14:30, se ci muoviamo in dieci minuti forse arrivo pelo pelo".
"Se mi dai un attimo mi cambio al volo, mi lavo i denti e sono pronto, tanto ho dei vestiti di scorta qui al bunker. Tu vieni vestita così?" Sofia si squadrò da sola.
Essendo che la sera precedente, in teoria, doveva essere una cosa tranquilla, aveva indossato dei jeans a zampa, con sopra una magliettina a maniche corte e una felpa nera, che aveva levato la notte precedente, presa da un momento di caldo.
"So che non so la più bella de Empoli in sto stato, ma amen, non ho tempo per cambiarmi. Mi shotto sto caffè e mi faccio una heets mentre ti aspetto".
Andrea annuì, e corse nell'altra stanza urlandole che si sarebbe sbrigato.
La romana sorrise. Aveva apprezzato veramente molto il gesto del corvino.
Mentre puliva la tazzina che aveva usato per il suo caffè, sentì la porta dove precedentemente era sparito il corvino sbattere, e, buttandoci uno sguardo, notò Pietro avanzare verso di lei come se avesse un diavolo per capello.
"Mi spieghi che cazzo vi urlate te e quell'altro? La gente qua ancora dorme, sempre che ve ne siate accorti". Il suo tono era velenoso, e Sofia lo guardò con tanto d'occhi.
"Scusa principe, per aver rovinato il tuo sonno di bellezza, non era mia intenzione". Gli rispose in modo ironico, facendo solo alimentare il suo disappunto.
"Giá stamattina le tue fottute sveglie mi hanno buttato giù dal letto, ma pensavo fosse finita. E invece è ben la seconda volta che mi risveglio a causa tua".
Sofia lo guardò sconvolta, per poi farsi prendere dal nervosismo.
"Scusa tanto principe de sto cazzo, per quale fottuto motivo non mi hai svegliata quando hai visto che le sveglie venivano dal mio telefono? Le avevo messe per un motivo cristo, sto facendo tardi ad un fottuto corso all'università per colpa tua". Era furiosa. Ok che ci metteva sempre le ore per sentire le sveglie, e molte volte si era beccata i cazziatoni da parte di Ludovica per questo, ma l'amica non si era mai permessa di spegnerle, anzi, l'aiutava ad alzarsi.
"Colpa mia? Sei te che ieri hai deciso di fare l'immatura e uscire invece di startene a casa, sapendo che oggi avevi da fare. Sei rimasta a giocare per ore a Monopoli, invadendo tra l'altro i miei spazi, quindi se c'è qualcuno che qui ha colpe, sei tu. E non chiamarmi principe, non mi conosci". Anche Pietro era furioso.
Era da tempo ormai che dormiva poco e niente, e per una volta che sembrava esserci riuscito, era stato buttato giù dal letto da quel maledetto suono della sveglia dell'iPhone della romana, che, imperterrito, aveva continuato a suonare per ben dieci minuti, prima che lui si alzasse per spegnerlo.
Sofia non ci vedeva più dalla rabbia, e con due falcate arrivò ad un centimetro dal viso del biondo.
"Si può sapere qual è il tuo problema con me? Mi sono scusata con te ieri, capisco che tu te la sia presa per l'altra notte, ma ti facevo più maturo, e-" ma non fece in tempo a finire la frase che Pietro la zittì.
"Se pensi che ieri io sia stato carino con te, è solo perché mi hai fatto pena, visto che stavi piangendo come una ragazzina. Ma non saranno di certo due paroline dolci che mi hai rivolto a farmi dimenticare che sei una codarda. E ora scusami, ma torno a dormire. Magari sta volta non riceverò più interruzioni, si spera". E come era entrato in cucina, come una furia si diresse di nuovo da dove era venuto, non dopo aver mandato a quel paese il corvino, che aveva incrociato mentre si dirigeva di nuovo nella stanza.
"Ma che è successo?" Andrea chiese alla romana, che di tutta risposta cominciò a sussurrare insulti indirizzati al biondo, prima di dirigersi all'esterno del bunker, seguita dal corvino.
"Sofi, tutto ok? Vi ho sentiti urlare fin dalla stanza. Potevate svegliare tutti con le vostre urla". Andrea provò ad indagare.
Conosceva Pietro come le sue tasche, sapeva che a volte poteva essere impulsivo, ma mai si sarebbe aspettato di ritrovarlo ad urlare con Sofia, che, fino a prova contraria, entrambi conoscevano poco e niente.
"È tutto ok Andrè, non ne voglio parlare, sennò mi risale il veleno. Andiamo che siamo in ritardo, cristo".
Andrea annuì non convinto, e per tutto il tragitto fino a Firenze, cercò di distrarre la ragazza romana chiedendole consigli sul suo imminente appuntamento.

Dipingere la notte Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora