"Tutto ok? Non sei mai così silenziosa" il biondo ruppe il silenzio che li stava accompagnando da qualche minuto.
"Eh? Si, si. Scusa. Mi sta scendendo tutto l'alcol che ho bevuto stasera, e mi gira la testa".
Pietro la fece accomodare in macchina, per poi porgerle una bottiglietta d'acqua.
"Per la sbronza, bevi va". Lei le sorrise grata, per poi levarsi il cappotto.
Il biondo infatti, data la bassa temperatura, aveva messo il riscaldamento a palla.
"Beh che fai? Non parti?" Sofia riscosse dai suoi pensieri il ragazzo affianco a lei, che ancora non aveva messo in moto.
Levandosi il cappotto, Sofia era rimasta con il vestito che aveva scelto per la festa. Era lungo, nero, con uno scollo a V, che lasciava ben poco da desiderare visto il suo seno prosperoso. E Pietro si era incantato a guardarla.
Il ragazzo arrossì, e per levarsi dall'imbarazzo accese la radio, per poi partire.
Il viaggio lo passarono per lo più in silenzio.
Sofia aveva troppo mal di testa per parlare, e Pietro aveva paura che qualsiasi cosa avesse detto, sarebbe stato un apprezzamento sulla mora accanto a lui.
Quella sera gli sembrava più bella del solito, e guardava ad intermittenza lei e la strada.
Rientrando ad Empoli, cominciò a diluviare.
Il biondo quasi bestemmiò, ma cercò di placarsi.
"Ci mancava solo questa, cristo" Sofia, risvegliatasi dal suo stato di trance, si accorse del temporale che stava venendo giù.
"Ci è andata fin troppo bene, almeno siamo quasi a casa tua".
Pietro non voleva che lei rientrasse. Ok che non avevano praticamente parlato nel tragitto in macchina, ma lei aveva la straordinaria capacitá di farlo rilassare anche solo con la sua presenza.
Sorrise. E pensare che mesi fa pensava di odiarla.
In pochi minuti, i due arrivarono a casa della mora, e Pietro le comunicò che sarebbe stata sola quella notte, dato che Ludovica si era fermata da Marco.
Sofia tentennò nello scendere dalla vettura, mentre si mangiava le unghie guardando dritto davanti a lei.
Prima che il biondo potesse chiederle qualsiasi cosa però, la ragazza parlò.
"Senti, non mi prendere per matta. Io... è che ho paura dei temporali, da quando sono piccola. Di solito dormo con Ludo, ma lei non c'è. E poi casa tua è distante da qua, e poi sei stato così gentile a venire a prendermi, e-"
"Sofi, calmati. Se hai paura a dormire sola, se vuoi entro con te". Pietro le sorrise, e lei, tutta rossa, mugugnò dei versi incomprensibili che assomigliavano a dei ringraziamenti.
Una volta parcheggiata la macchina, scesero correndo, dato che il temporale non sembrava placarsi, anzi. Il cielo aveva addirittura iniziato a tuonare.
Sofia prese velocemente le chiavi, per poi rifugiarsi all'ingresso, grondante di pioggia, con a seguito il biondo.
Si levarono le giacche, e Sofia, ancora imbarazzata per aver invitato il biondo da lei, con la scusa di cercargli un cambio, sparì nella sua stanza.
"Ma come cazzo mi è venuto in mente" sussurrò a se stessa.
Si era spaventata a morte quando aveva visto che stava venendo a piovere, ma all'inizio aveva fatto finta di niente, pensando di poter contare sulla sua sorella acquisita.
Quando poi Pietro le aveva detto che sarebbe stata sola, era entrata nel panico.
Non sapeva il perché i temporali la spaventassero così tanto. Era una paura che la accompagnava fin dall'infanzia.
La maggior parte delle volte, soprattutto quando era a casa sua, finiva con il mettersi a letto del fratello, stringendolo forte.
Da quando si trovava ad Empoli era successo solo un paio di volte che diluviasse, ma al suo fianco aveva sempre avuto Ludovica. In quei casi infatti, le amiche avevano dormito nello stesso letto, abbracciate, con la bionda che la carezzava per farla addormentare.
Cercò di distrarsi mentre vedeva se nell'armadio avesse qualcosa da poter prestare al biondo.
Trovò una tuta di suo padre che gli aveva rubato anni prima per la palestra in cui era andata si e no tre volte, e una maglietta over nera, sempre di suo padre.
Non ricordava di aver portato quei vestiti, ma sul momento ringraziò la se stessa del passato, perché non aveva altre idee su cosa poter dare al biondo che la stava aspettando in salotto.
Si cambiò al volo, mettendosi il suo pigiama abbinato di Topolino, per poi prendere coraggio e tornare da Pietro. Lo trovò intento a messaggiare, ancora in piedi, accanto la porta del salotto.
"Ho avvisato Marco che sei tutta intera, anche se mi ha detto che Ludo sta già dormendo"
"Grazie, veramente. Comunque potevi sederti eh, che sei un cavallo?"
"Sono bagnato, avevo paura di rovinare il divano"
Sofia lo guardò come a dirgli "ma sei scemo?!" per poi porgergli i vestiti che aveva preparato per lui.
"Se vuoi puoi dormì in camera di Ludo, io vado al volo in bagno a struccarmi e a darmi una botta di phon, sennò domani stiro, a te serve?".
"No tranquilla, avevo il cappuccio quindi si sono bagnati poco, vado a cambiarmi".
Sofia ci mise più del dovuto ad asciugarsi i capelli umidi.
Era nervosa. Il temporale continuava furioso, e sapere che il biondo che tanto la confondeva era nella camera accanto alla sua la agitava più di quanto pensasse.
Si rinchiuse in camera sua, spengendo la luce. Neanche un minuto dopo la riaccese.
Si alzò, e usando con se stessa la scusa che l'alcol non le era sceso del tutto, bussò alla camera dove si trovava Pietro.
"Piè dormi?" Si sentì una stupida ragazzina.
Pietro, che nel profondo sperava che la romana andasse da lui, aprì la porta, ritrovandosela davanti con il volto completamente rosso.
"Tutto ok Sofi?"
Lei annuì incerta, prima di sospirare.
"Stasera non so che c'ho, ti chiedo scusa veramente. A Roma mi mettevo sempre a letto co mio fratello quando diluviava, forse so più malinconica del solito perche sto pensando a lui o non lo so..."
Pietro sorrise intenerito.
"Andiamo nella tua stanza, non c'è bisogno che me lo chiedi. D'altronde abbiamo già dormito insieme, più o meno".
Sofia non era rossa in viso, di più. Ma per quella sera decise di lasciarsi andare alla malinconia, e di appezzare i gesti premurosi che il biondo stava avendo con lei.
Si sdraiarono sul suo letto, spengendo la luce e rimanendo in un quieto silenzio.
Sofia cercò di addormentarsi, fallendo miseramente.
Pietro, che aveva capito che alla mora serviva un po' di affetto, le circondò timidamente la vita con un braccio, per poi iniziare a carezzarle i capelli con l'altra mano.
E si addormentarono così, con il temporale che in quel momento, oltre che all'esterno, si stava verificando anche nei loro cuori.
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Dipingere la notte
Fanfiction"Il destino si prende gioco di noi" "E allora giochiamo,no?"