26- La festa dei ricordi

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Ovviamente il mattino dopo lui non c'era più. La testa aveva preso a farmi male così mi ero imbottita di farmaci e mi ero addormentata. L'ultima cosa che ricordavo della sera era lui che fumava tranquillamente sul portico per poi rientrare e non degnarmi di una parola. Dopo ciò nella mia mente c'era il vuoto. 

Forse ora faceva male alzarsi sapendo tutto quello. Mi ero addormentata sul divano e una coperta mi copriva fino al collo, quella ero certa di non averla messa io. 

Scesi dal divano con zero forze in corpo e lo chiamai ripetute volte, poi dopo mi resi conto che ero sola in casa. 

Era andato via. 

Che novità. 

Sentii però di nuovo il rumore delle scale scricchiolanti e mi spaventai. Andai veloce verso quella direzione e incontrai il volto di Hailey. 

<< Cristo mi hai spaventata. >> Dissi respirando velocemente con una mano sul petto. 

<< Scusa, non volevo. >> 

Era ora di affrontarla. Non essere codarda Evelyn. << Devo chiedertelo Haiely. >> 

Mi raggiunse in cucina e si fermò per ascoltarmi. Annuì come segno di continuare. << Conosci Aiden? >> 

Sorrise imbarazzata, forse in difficoltà. << Certo che lo conosco. Mi sembra ovvio è il bastardo..>> 

<< Non è quello che ti ho chiesto. >> La interruppi brusca mantenendo uno sguardo serio. 

Lei smise di ridere e trascinò in fuori una sedia del tavolo per sedersi. Dopo qualche attimo di silenzio lei parlò a tesa bassa. << Sì. Beh diciamo che lo conosco di vista. Ecco io, sai, io conoscevo Asher. >> 

Perché ci aveva messo così tanto a dirlo? Non era mica un reato. Io l'avevo pure baciato. 

<< Come vi siete conosciuti? >>

In quel istante ero certa di averla messa in difficoltà con quella domanda. Lei arrossì pericolosamente e deglutì rumorosamente. Si torturò le unghie in bocca e poi cominciò a picchiettare le dita sul tavolo. << In condizioni, un po', come dire, intime, ecco. >> 

Intime? Cosa voleva dire..oh, oh cazzo, intime in quel senso. 

Dovevo probabilmente aver la bocca aperta e avere l'espressione scioccata perché lei divenne rossa da far paura. << Oh scusa, non volevo, sai. >> 

Lei tossì abbozzando una risata nervosa. << No, no, tranquilla, è che mi sento in dvoere di essere sincera con te. Sei la mia migliore amica. >> 

Annuì nervosamente. << Sì, certo non ti devi preoccupare. >> 

Calò di nuovo il silenzio e desiderai tanto scomparire nel nulla. Era diventato tutto troppo imbarazzante. 

<< Senti te lo dovevo chiedere. Alla cena, l'altra sera, mi era sembrato..>> 

<< No, non c'è nulla fra di noi. Non c'è mai stato niente, lo sai che non ti mentirei. >> Mi interruppe mettendosi sulla difensiva. 

Annuì sorridendo. Ero felice, cavolo ero felice che le mie fossero solo paranoie. << Lo so, lo so, non ti devi giustificare. Io mi fido di te. >> 

Il discorso si concluse lì, con una risata imbarazzante e la mia fuga veloce. 


I supermercati mi facevano paura. Li avevo sempre odiati, da piccola li amavo poi mia madre mi aveva dimenticato in uno di quelli e avevo avuto il mio primo attacco di panico. Le corsie mi sembravano enormi e i labirinti mi spaventavano. 

Burning in hellDove le storie prendono vita. Scoprilo ora