Il ragazzino strinse la mano intorno alla spada. <<Minosse, non mi stai prendendo in giro, vero?>>
<<No, mio signore. Perché dovrei?>>
<<Perché Heaven mi ha detto cosa le hai fatto.>>
<<È stato tutto un malinteso. Tutto è stato risolto.>> Si fermò davanti a una porta enorme di bronzo. <<Eccoci arrivati.>>
Il ragazzino la spinse e questa si aprí con un assordante rumore di cardini. Si ritrovò in un'arena completamente vuota. I posti per gli spettatori erano liberi, compresa la tribuna d'onore.
Su quest'ultima c'era uno stendardo blu con un tridente al centro. Curvò le sopracciglia confuso. <<Percy?>>
Si guardò intorno per individuare un possibile nascondiglio ma la sua attenzione venne catturata dai teschi che ricoprivano ogni centimetro di quel posto. Le orbite vuote sembravano fissarlo.
Alzò la testa e vide un paio di pantaloncini pendolare dal soffitto, come se qualcuno li avesse legati lì sopra di proposito. <<Che cos'è questo posto? Loro dove sono?>>
<<Dietro di lei.>>
Non fece in tempo a voltarsi del tutto che una donna-mostro, dagli occhi rossi, gli balzò addosso.
<<Minosse!>> urlò cercando di liberarsi. <<Aiutami!>>
<<Sciocco, ragazzo>> disse lo spettro compiaciuto. <<Sei tale e quale a tua sorella. La famiglia è il vostro punto debole.>>
<<Mi fidavo! Lei aveva ragione!>>
La donna-mostro gli legò le mani con delle catene. <<Le assomigli così tanto, sai? Avete gli stessi occhi.>>
