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please understand that I am trying my hardest my hand is a mess...
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ᴀᴅᴇ ᴄᴏᴍᴘᴀʀᴠᴇ ᴅᴀᴠᴀɴᴛɪ ᴀ ʟᴇɪ.
Heaven fermò i singhiozzi e si asciugò le lacrime. Tirò su col naso e deglutí sentendo la gola secca. Alzò la testa.
Suo padre aveva un'espressione impenetrabile, neutra, senza alcun tipo di emozione. La guardò in silenzio. Osservò il segno sulla guancia: l'impronta della sua mano sul viso pallido e liscio di sua figlia.
Sembrava non badare al fatto che Heaven avesse distrutto la sua stanza. Era più impegnato a guardare le lacrime cadere dagli occhi della ragazza.
<<Non piangere.>> Non era una consolazione. Era un ordine.
Lei non doveva piangere. Piangere voleva dire: debole. Lei non era debole. Non doveva piangere.
Ma fece tutto il contrario. Ade sospirò.
<<Vattene, non voglio vederti.>>
<<Sono venuto per sentire i tuoi ringraziamenti.>>
<<Per cosa?>> Gli occhi rossi, le lacrime cadevano a capolino sulle guance. <<Per questo?>> Indicò la guancia dove l'aveva colpita. <<O perché mi hai rinchiusa in camera mia come se fossi una bestia?>>
<<Per non averti uccisa>> replicò il dio. <<Dovresti essermi grato.>>
<<Non hai il coraggio di uccidermi.>>
<<Hai ragione: non riesco ad ucciderti. Non ne ho coraggio.>>
<<Trovalo.>>
Ade scosse la testa. <<Tu e Nico siete gli unici che mi restano. Ricordo la vostra infanzia ed è questo che mi blocca. Non dovevo farti male.>>
Heaven lo ignorò. Si asciugò le lacrime e tirò su col naso, guardando altrove. Se avesse fatto finta che non ci fosse se ne sarebbe andato. Era così che faceva lui con lei.
<<Lo sto facendo per te e per tuo fratello>> disse Ade dopo attimi interminabili di silenzio.
<<Non ci renderai felici. Non è questo quello che vogliamo.>>
<<Siete nati per questo. Tu sei nata per governare il mondo.>>
Ancora? Basta, basta, basta! -. Portò la testa sulle ginocchia e si trattenne dal piangere.
<<Il figlio di Poseidone è solo un intralcio>> continuò Ade. <<La sua morte è quello che serve al mondo.>>
