46- Nyctophilia.

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Nyctophilia: (n.) love of darkness or night; finding relaxation or comfort in the darkness.

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Lilith.

Nell'oscurità della notte c'è qualcosa di incredibilmente confortante, quel momento in cui la città dorme e tu rimani sveglia con i tuoi sentimenti, emozioni, paure e le responsabilità che ti attendono il giorno successivo.

Sei sola, i tuoi pensieri fanno rumore e li avverti così intensamente che alla fine rimane solo un senso di vuoto.

Sopra di te ci sono stelle invisibili, intorno le persone sognano ciò che non possono fare alla luce del sole; dentro di te si dipana una nostalgia apparentemente ingiustificata.

Cosa mi mancava?

Forse un'infanzia irrecuperabile, forse un'infanzia parzialmente dimenticata, un'infanzia che mi aveva segnato per sempre.

Cosa mi mancava?

L'amore delle figure genitoriali, forse.
Il calore di un abbraccio materno, la morbidezza di un tocco paterno; i rimproveri gentili di una madre premurosa, la complicità di un padre affettuoso; essere l'eterna bambina di mamma, essere la principessa di papà.

Cosa mi mancava?

Una casa senza urla, una vera casa, un posto sicuro dove suonare il pianoforte senza preoccuparsi di litigi futuri.

Cosa mi mancava?

Le feste organizzate dalle amiche della scuola superiore, i balli di fine anno e i primi incontri con ragazzi. I primi amori adolescenziali, le amicizie che nascono e finiscono da un giorno all'altro. Le sbronze, il primo bacio rubato, i vestiti scambiati con le amiche, le sessioni di studio prima delle verifiche di fine semestre e il giorno del diploma.

Sì, mi mancava tutto ciò: l'infanzia, la famiglia, la casa, la scuola, l'adolescenza.

Mi mancava tutto quello che non avevo mai avuto, tutto quello che mi era stato strappato prima ancora di poterlo toccare con la punta delle dita.

Non capivo come fosse possibile provare una nostalgia così intensa per esperienze che non avevo vissuto.

Mi chiedevo come fosse possibile sentire la nostalgia come un lutto.

Di notte, la mia intensità interiore si amplificava: i mostri, i ricordi, i traumi prendevano vita nell'oscurità. Questa stessa oscurità diventava sia una nemica implacabile che una compagna silenziosa.

In quegli istanti, potevo permettermi di soccombere alla depressione e alla disperazione, senza il peso dei giudizi o gli sguardi che mi ricordavano la mia fragilità.

«A che cosa pensi, Måne

Julian tornò in camera. Sentii il suo mento appoggiarsi sulla mia spalla, il suo respiro caldo accarezzare la pelle esposta. Con dolcezza, circondò i miei fianchi con le braccia, avvicinandosi a me da dietro.

«Non lo so» sussurrai.

«Non lo sai?» lasciò un bacio tra i miei capelli umidi dalla doccia fatta una mezz'ora prima e il suo respiro solleticò il mio orecchio.

«Quando c'è troppo silenzio i pensieri si sovrappongono e non capisco più a cosa sto pensando» ammisi. «Ti capita mai?»

«Non credo».

«Certamente, uno razionale come te ha la capacità di schematizzare anche i pensieri» ridacchiai appena.

«È un complimento?»

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