45- Quisling.

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Quisling: (n.) a traitor; someone who has lost your confidence.

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Julian.

Osservai con attenzione l'uomo dall'altra parte del vetro, chiuso nella stanza grigia insieme a Ethan e un altro collega. Ascoltai la loro conversazione che, ovviamente, veniva registrata senza intoppi e senza tralasciare nulla.

«Quindi, questa lista non è sua?»

«Il mio cliente ha già risposto a questa domanda; d'altra parte, dovreste accertarvi dell'originalità del documento» rispose acidamente l'avvocato che assisteva il signor Daniel, proprietario del ristorante di Soho.

«Maledetti avvocati» sussurrò il comandante al mio fianco, e per una volta gli diedi ragione senza pensarci due volte.

L'interrogatorio durò meno del previsto e, come al solito, non mi soddisfò affatto. Avevo fornito la lista consegnata da Lauren e Lilith qualche giorno prima dell'appuntamento con quest'ultima, e due giorni dopo, Daniel venne convocato per ulteriori domande.

Ethan e il suo collega gli avevano mostrato la lista degli inviati che aveva omesso, chiedendogli se conoscesse in particolare due nomi: Maxwell Foster ed Edward Davis.

Non rispose in modo esaustivo a nessuna delle domande; ciò che raccontava sembrava sconnesso, e interpretava bene la parte dell'individuo mentalmente instabile, cosa che in realtà non era mai stato.

Il suo avvocato si era ancorato alla veridicità e originalità della prova fornita, nonostante quel pezzo di carta avesse persino le iniziali del ristorante stampate in inchiostro nero.

«Un altro buco nell'acqua» mormorò Ethan una volta uscito dalla sala, e il suo collega gli fu accanto. «Che facciamo?»

«Bisognerebbe interrogare le persone della lista» sospirò Paul, grattandosi la barba ruvida.

«Certo che a voi piace perdere tempo» mi lasciai sfuggire, ricevendo un'occhiata fulminea dall'uomo al mio fianco e un sospiro rassegnato da parte di Ethan.

«Siamo piuttosto impegnati e questo non è l'unico caso a cui stiamo lavorando, Julian» mi riprese. «Che cosa dovremmo fare? La situazione è quella che è, e dovremmo davvero verificare che quella lista sia affidabile».

«Ci vorranno giorni conoscendo come vanno le cose qui dentro» provai a dire, ma Paul liquidò con uno sguardo sia Ethan sia l'altro poliziotto e uscì dalla sala, attraversando la stanza e superando le scrivanie occupate.

«Tornatene a casa, detective Madd» disse duramente. «Dopotutto, non deciso tu di rifiutare il caso quando te l'ho proposto? E stai ancora indagando per conto della famiglia Kelly, mi sbaglio?»

Aprì la porta del suo ufficio ed entrai anche io, testardo come sempre. Mi infilai senza alcun problema e presi posto sulla prima sedia girevole, aspettando che lui si sedesse dietro la sua scrivania.

Giocare con la pazienza del capo di una delle squadre della polizia non era una scelta saggia, ma era sicuramente una che avrei rifatto mille volte.

«Devi ascoltarmi, Paul».

«Santo cielo, in cinquantasei anni di vita non ho mai incontrato qualcuno di così insistente» lamentò. «E in più di venticinque anni di carriera non ho mai visto un detective rompi cazzo quanto te».

«Quindi? Mi ascolti?»

«Parla, prima che me ne penta e ti mandi fuori a calci in culo» sbuffò sconfitto, chiudendo gli occhi e massaggiandosi la fronte.

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