20- Appetence.

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Appetence: (n.) an eager desire, an instinctive inclination; an attraction or natural bond.

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Lilith.

«L'hai detto anche tu che non ci sono prove concrete, quindi perché sei così agitata? Non è il primo che prova a indagare su Max, e finora non hanno mai trovato nulla. Lo sai» Gerard continuava a ripetere lo stesso concetto da almeno cinque minuti, senza dar segno di voler smettere.

«Voi non capite» sbuffai. «Sul serio, non riuscite a capire».

«Cosa dovremmo capire?»

Quella mattina, dopo aver salutato Rose, Kristen ed Andrew, mi ero recato di corsa a casa di Gerard per cercare distrazione e inaspettatamente avevo trovato anche Lauren e Blair. Cercai di raccontare loro la situazione in modo molto superficiale, sapendo che se avessi dato troppi dettagli avrebbero cominciato a preoccuparsi e avrebbero cercato di intervenire, mentre al momento la cosa migliore era rimanere fermi e attendere.

Passai l'intero pomeriggio con loro, mentre mi aggiornavano sulle attività illegali di quel maledetto. Nonostante avessi più volte ribadito di non voler sapere nulla dei suoi sporchi affari, mi ritrovavo sempre coinvolta. Ogni tentativo di allontanarmi da quel mondo mi trascinava sempre più in profondità.

«Quel detective è diverso, non si fermerà» pronunciai in un sussurro.

«Questo dettaglio a Blair e a Lauren non l'hai detto» Gerard mi rivolse uno sguardo preoccupato e si sistemò sul posto al mio fianco. «Perché?»

«La ragione per cui sto condividendo questo con te, Gerard, è perché Lauren è impetuosa e potrebbe finire nei guai intervenendo nelle indagini; Blair, al contrario, è estremamente sensibile e non riuscirebbe a dormire la notte se venisse coinvolta. Max se ne accorgerebbe e potrebbe farla parlare con qualsiasi mezzo necessario, mettendoci tutti nei guai» spiegai, tenendo gli occhi fermi sulla strada.

«Come fai a sapere che è diverso? Lo conosci?»

«Glielo leggevo in viso» mentii, almeno in parte. «E lo si percepiva da come insisteva, fidati di ciò che dico».

Gerard rimase in silenzio, manipolando distrattamente la lana dei suoi guanti, come se stesse cercando di elaborare ciò che gli avevo appena confidato. In quel momento, una sensazione di rimorso mi pervase: forse avevo sbagliato a parlare, forse avrei dovuto mantenere il silenzio come sempre. Ogni mia azione sembrava essere intrisa di errore, e la lista dei miei fallimenti si allungava sempre di più, minacciando di soffocarmi nel sonno.

«Vuoi che si scopra tutto?»

«Non sono sicura, Gerard» accostai all'entrata del parcheggio del negozio di Kristen, ma il mio sguardo vagava altrove, perso nei meandri dei miei pensieri.
«Qualunque sia l'esito, finiremo tutti invischiati in qualche guaio, è solo una questione di come e quando. Se le cose rimangono così, continueremo a barcollare nel caos che ci circonda, quindi la differenza è minima» sollevai le spalle con un sospiro di frustrazione.

Mentre mi concentravo sul maledetto parcheggio a S, Gerard sussurrava a bassa voce i pro e i contro dell'essere scoperti, ma le sue parole non riuscivano ad arrivare alle mie orecchie. Avevo passato l'intera giornata a riflettere sulle possibili conseguenze, pesando ogni potenziale risultato. Immaginavo il crollo dell'impero di denaro e violenza di Maxwell Foster, ma per me non ci sarebbe stata redenzione. Non importava quante volte ci ripensassi, il destino sembrava scritto: sarei finita, senza possibilità di perdono.

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