56- Akrasia.

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Akrasia: (n.) lack of self-control.

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Lilith.

«Lilith, posso farti una domanda?»

«Sì, certo».

«Tu e Julian siete fidanzati da molto tempo?»

«Vera, non si chiedono certe cose!» rimproverò Ludmilla, mentre osservava il riflesso della figlia allo specchio. «Perché ti vengono in mente queste domande?»

«Perché sono arrivati tenendosi per mano e io ero curiosa!» si difese la bambina, fece una smorfia quando la madre le tirò meglio i capelli per raccoglierli in una coda. «Queste sono cose da fidanzati».

«Scusala, Lilith» sospirò la donna, ma io sorrisi e continuai a dare un'occhiata al libro di musica.

«Non c'è problema» scossi il capo. «Però, non è detto che due persone che si tengono per mano siano fidanzate. Anche tu e Mathias vi tenete per mano, significa che siete una coppia?»

Vera arrossì e scosse velocemente la testa in segno di dissenso, rovinando parte dell'acconciatura che sua madre dovette sistemare di nuovo.

Ludmilla quel giorno non lavorava, ma mi aveva comunque chiamata per tenere compagnia a sua figlia mentre lei andava dal medico per una visita importante.

Capì che la visita fosse ginecologica, e che Ludmilla potesse essere incinta, dal nervosismo dipinto sul suo volto, dalla confezione del test di gravidanza nascosta in uno scompartimento del mobiletto del bagno, e dal fatto che era corsa in bagno con me a vomitare quando Julian e suo marito avevano bevuto del caffè.

Mi aveva chiesto di non dire nulla a Vera o a Jake, voleva esserne completamente sicura prima di parlarne. Per questo aveva prenotato un controllo. Mi ero offerta persino di accompagnarla, ma lei mi rassicurò dicendo che ci avrebbe pensato sua sorella.

«Ecco fatto» dichiarò Ludmilla, ammirando lo chignon ordinato e ben tirato che aveva appena realizzato. «Corro a prendere la mia borsa, devo sbrigarmi. Lilith, continui tu?»

«Sì, va' pure».

Salutò Vera con un bacio sulla guancia e mi fece un cenno col capo. Le sorrisi dolcemente e, non appena fu fuori dalla cameretta della bambina, mi avvicinai all'armadio per aiutare Vera a scegliere qualcosa da indossare.

Era già piena di energia e voglia di fare, nonostante fossero solo le nove del mattino. L'estate era decisamente la sua stagione preferita: adorava sentire i raggi del sole scaldarle la pelle e, con la scuola finalmente finita, sembrava essere ancora più allegra e luminosa del solito.

Aveva già organizzato la sua giornata nei minimi dettagli: dopo essersi preparata, voleva suonare con me per un'oretta, poi mi avrebbe chiesto di aiutarla a migliorare le sue tecniche di gioco negli scacchi e, infine, avremmo cucinato il pranzo insieme.

«Ora che la mamma non c'è, puoi dirmi se Julian è il tuo fidanzato, con me non devi vergognarti» domandò, avvicinandosi a me e scrutando i vestiti che avevo in mano.

Trattenni una risata e scrollai le spalle. Le porsi il vestito a fiori che stava osservando con interesse da un po', aspettando pazientemente che si togliesse il pigiama. Quando fu pronta, la aiutai a infilare l'abito e chiusi con cura la cerniera sulla sua schiena.

«Da quando sei così curiosa?»

«Quando mi avete portata a pranzo fuori il mese scorso non vi tenevate per mano» fece notare con un sorrisino innocente. «Per me sì, state insieme. Siete belli, sembrate una coppia delle favole».

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