53- Lostalgia.

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Lostalgia: (n.) A longing for knowledge or understanding that once was, but has now been forgotten.

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Julian.

«Lilith».

«Julian».

«Stai bene?»

«Sto bene».

«Stavi piangendo?»

«No».

«Perché te ne stai rannicchiata qui dietro, allora?»

«Mi andava».

«Vieni sempre in questo angolo del giardino quando non vuoi parlare con tuo padre, proprio sotto quest'albero» feci notare, alzando gli occhi sui rami. «Posso stare con te o preferisci rimanere da sola?»

«Resta» sussurrò. «Non riesco a sopportare la solitudine».

«Se siamo insieme, non sei sola».

«Sì, hai ragione» posò la testa contro la mia spalla appena mi chinai per sedermi al suo fianco, premendo la schiena contro la corteccia. «Tra un mese esatto è il tuo compleanno».

Quel quattordici luglio segnava una linea temporale che, all'epoca, non potevo capire.

A meno di un mese dal mio quattordicesimo compleanno, la mia vita scorreva ignara del caos che l'avrebbe investita. Lilith, con la sua presenza rassicurante e misteriosa, sarebbe sparita pochi mesi dopo, e io non avevo idea che quella separazione fosse già scritta.

«Lilith» dissi con un certo allarmismo nella voce, perché i miei occhi caddero sulla parte delle sue clavicole scoperte dal vestitino. «Cos'è quello?»

«Eh?»

Mi drizzai e fissai quel punto con insistenza, mentre Lilith rimetteva nella custodia gli occhiali da vista per la lettura, e adagiava a suo lato un mucchio di spartiti e un pennarello nero.

«Quello è un livido, Lilith?»

«Forse dovresti alzarti, i tuoi pantaloni bianchi si sporcano di erba» provò a cambiare discorso, ma quando incontrò il mio sguardo preoccupato rinunciò nell'immediato. «Sono caduta».

«Sei caduta o ti hanno fatto qualcosa?»

«Ti pare?» sbuffò. «So difendermi».

Ah, certo.

Immaginavo come riuscisse a difendersi una ragazzina di dodici anni e mezzo, con i polsi piccoli e la forza di un criceto.

Sospirai e allungai la mano verso di lei, scostando i capelli per osservare meglio la zona. Lilith rabbrividì al mio tocco, e io dovetti mordermi l'interno della guancia per il nervosismo.

La macchia era chiara, non troppo grande, ma sulla pelle pallida di Lilith sembrava più evidente, e il vestitino bianco che indossava non faceva altro che esaltare quei toni giallastri.

Le credetti subito, perché sapevo che se fosse stata colpita, l'ombra sul suo corpo sarebbe stata ben più scura e netta.

«Dov'è che sei caduta?»

«Vuoi diventare un investigatore? Fai troppe domande» ridacchiò e si allontanò dal mio tocco, afferrando la mano per stringerla nella sua.

«Può darsi» scrollai le spalle. «Così saprò sempre dove trovare chi ti fa del male».

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