51- Metanoia.

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Metanoia: (n.) the journey of changing one's mind, heart, self, or way of life.

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Lilith.

«Oddio, ma quanto manca?» si lamentò Nick per la cinquantesima volta, abbandonandosi contro la spalla di Lauren.

«Levati di dosso, si muore di caldo» lo riprese lei.

«Devo andare in bagno» borbottò ancora Nick, senza staccarsi dal corpo della bionda.

«Porca miseria, soffrirai mica di incontinenza?» intervenì Trevor. «Ci sei letteralmente andato un'ora fa, quando ci siamo fermati all'ultima stazione di servizio».

«Io l'avevo detto che doveva portarsi un pannolino» esordì Lauren, facendo ridere Trevor sotto i baffi.

«Ecco che parla la bionda ossigenata delle mie palle».

«Come mi hai chiamato? Vuoi vedere come te le stacco, le palle?»

«Sono sempre così?» domandò Julian al mio fianco, riferendosi ai tre che continuavano a battibeccare dietro di noi.

«Solitamente sono anche peggio» mi lasciai sfuggire, ma il biondo si mise a ridere e lanciò un'occhiata ai miei amici.

Loro tre erano in macchina con noi, e nel cofano avevamo sistemato le valigie più piccole.

Nell'auto di Andrew e Kris, invece, c'erano Rose, Blair e Gerard; il cofano della macchina di Andrew era decisamente più capiente, riuscendo a contenere i bagagli più grandi.

Il loro viaggio proseguiva sicuramente in modo più tranquillo, dato che il trio più caotico di Londra era comodamente seduto sui sedili posteriori del veicolo di Julian Madd.

Julian abbassò il volume della musica proveniente dalle casse e si rivolse a Nick, che era troppo concentrato a prendere in giro i capelli decolorati della nostra amica.

Lei lo avrebbe volentieri buttato fuori dall'auto, spalancando la portiera e lanciandolo in autostrada.
Trevor, invece, non riusciva a smettere di ridere.

«Mancano venticinque minuti, non c'è molto traffico» lo informò. «Non ci sono stazioni di servizio in questa zona, non che io sappia». 

«Lascialo perdere, Julian» rispose Lauren al suo posto. «Non starlo a sentire, è solo melodrammatico».

«Io melodrammatico, da che polpo la predica!» esclamò, portandosi una sul cuore.

«Si dice pulpito, non polpo» lo corresse Trevor con tono e sguardo gentile.

«Ah, vero» ridacchiò Nick imbarazzato. «Vuoi che ti dia il cambio, Julian?»

«No, non manca tantissimo».

«Senti un po', detective...» Trevor proferì parola, allungandosi appena verso il ragazzo al mio fianco. «Ho fatto qualche ricerca sull'hotel in cui hai prenotato le nostre stanze, e qualcosa non mi quadra».

«Cioè?»

«È un hotel di lusso e solitamente molto pieno. Sul sito c'è scritto che bisogna prenotare con largo anticipo» spiegò con calma, anche se percepivo nel suo tono qualcosa di provocatorio che mi fece alzare gli occhi al cielo.
«Tu sei riuscito a risolvere tutto in poco tempo, e i soldi che abbiamo trasferito sul tuo conto sono la metà di quanto avremmo dovuto pagare in realtà. Cos'è? Carità?»

«Conosco il proprietario dell'albergo» ridacchiò Julian, scuotendo il capo e guardando Trevor dallo specchietto, mentre teneva una mano sulla mia coscia nuda e l'altra sul volante. «Il proprietario conosce i miei genitori e si ricorda di me, ci ha solo fatto un piccolo sconto».

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