39- Kärsiä.

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Kärsiä: (v.) to suffer from, endure, suffer, experience, undergo (something negative).

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Julian.

«Non lo farò».

«In cinque anni non hai mai rifiutato un caso, nemmeno quando eri alle primissime armi e commettevi errori».

«C'è sempre una prima volta».

«Non prendermi in giro».

«Non ti sto prendendo in giro, Ethan».

«Persino il comandante mi ha pregato di convincerti ad accettare».

«Vuoi che te lo ripeta in spagnolo? In svedese? Magari anche in giapponese?»

«Un momento... Da quando sai parlare giapponese?»

«Ethan» lo richiamai. «È una meravigliosa giornata di sole e io ho la mattinata libera, che ne dici di tornare al tuo lavoro?»

«Ma io sto lavorando» lamentò, erano già passati cinque abbondanti minuti da quando mi aveva telefonato per chiedermi di partecipare alle indagini di una sparatoria avvenuta tre giorni prima, e proprio non voleva mollare l'osso. «Ti giuro, Julian, che questo tizio proprio non vuole saperne di parlare».

«E io cosa sarei? La vostra salvezza? Non faccio mica miracoli e, sicuramente, non lo prenderò a sprangate sulle gengive per farlo parlare» sospirai e mi misi seduto sul davanzale della finestra in cucina, osservando da lontano la bionda e la rossa sul divano.

«Ma tu riesci sempre a far parlare i nostri sospettati, testimoni o indagati» ricordò. «Se non vuoi interrogarlo di persona, almeno consigliami cosa fare».

«Hai più esperienza di me, ti stai sottovalutando».

«No, Julian» disse con fermezza. «Sto riconoscendo la tua superiorità quando si tratta di furbizia e astuzia. Sei un ispettore detective, io un semplice agente di polizia».

I suoi complimenti erano sinceri e li avevo sentiti più volte, ma in quel momento mi sembrarono dettati dalla disperazione. Così, con un sospiro pesante, lanciai un'occhiata veloce alle ragazze per assicurarmi che non stessero ascoltando, socchiusi la porta della cucina e tornai alla finestra.

Le due stavano chiacchierando animatamente e, sebbene non ci fosse nulla da nascondere, volevo mantenere un minimo di decoro professionale e tenere segreto ciò che doveva rimanere sconosciuto, almeno inizialmente.

«Spiegami per filo e per segno cos'è successo».

«Tre giorni fa c'è stata una sparatoria in uno dei locali più lussuosi e conosciuti di Londra, nei pressi di Soho. Il locale ha riaperto da poco e-».

«Queste sono cose che so già» lo fermai. «Voglio sapere cosa avete visto quando siete arrivati, il numero delle vittime, i feriti, i filmati delle telecamere e perché diavolo avete aspettato così tanto per mettervi in contatto con me».

«Perché al dipartimento odiano il detective Madd» rispose con ovvietà, e roteai gli occhi al cielo rassegnato.

«Quindi?»

«Due camerieri sono stati feriti e sono in prognosi riservata, un altro cameriere è morto, altri tre sono stati rilasciati sotto cauzione» spiegò, e cercai di incanalare nel mio cervello tutto ciò che pronunciava. «Cinque uomini sono morti: tre erano russi, i loro documenti lo hanno confermato».

«Erano documenti veri?»

«Sì, almeno la patente».

«Gli altri? Inglesi?»

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