3- Whelve.

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Whelve: (v.) to bury something deep; to hide.

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Julian.

Guidai verso casa con calma, notando che le strade di Londra erano stranamente meno affollate per essere venerdì.

Avevo appena finito di lavorare; quella mattina avevo assistito a un'udienza e nel pomeriggio delle indagini mi avevano tenuto occupato per molte ore.
Ero stato chiamato da conoscenti del dipartimento di polizia per un caso di furto avvenuto nel quartiere di Brixton. Chiamarmi era stata sicuramente una scelta difficile, considerando che la polizia aveva spesso da ridire sui miei metodi e mostrava raramente tolleranza nei miei confronti.

Non era una novità che in quel quartiere ci fossero furti, violenze o addirittura omicidi e sparizioni: Brixton era uno dei quartieri più pericolosi del distretto di Lambeth. Molte volte si faticava a pensare che lo squallore di quelle case e strade facesse parte di Londra, rappresentando l'altra faccia della medaglia, quella sporca e rovinata.

Da qualche giorno aveva smesso di nevicare, ma il bianco sull'asfalto era rimasto e le temperature erano basse. Il cielo era cupo e solo nelle prime ore del mattino si poteva scorgere qualche raggio di sole, che spariva poco dopo le undici.

Attesi che il semaforo diventasse verde e osservai i negozi addobbati; le luci natalizie erano già in bella vista e fuori alcune attività c'erano persone travestite da Babbo Natale che distribuivano volantini.

Mancavano ancora due settimane a Natale e, come ogni anno da tre anni a questa parte, mi sarei dedicato al lavoro e avrei pranzato con Kristen e Andrew, almeno per il 25.

Finalmente, Andrew e Kristen avevano chiarito. Due giorni prima, Andrew mi inviò una serie di messaggi, annunciandomi che Kristen lo aveva perdonato e si era scusata. Mi invitarono a bere qualcosa al Guys' Night.

Cercai di rifiutare, spiegando che ero sommerso dal lavoro, con troppi colloqui e faccende da sistemare, e che non avevo voglia di bere in un locale come un ragazzino.
Tuttavia, Kristen insistette, dicendomi che il venerdì sera il locale non era affollato, che non era frequentato da ragazzini e che avevo bisogno di un drink per alleggerire la pressione del lavoro che mi stava rendendo cinico e antiquato. Andrew concordò con lei.

Alla fine, accettai; sapevo che con quei due biondini non avevo molte possibilità di resistere.

Kristen mi voleva bene come un fratello minore, nonostante fosse nata solo due mesi prima di me e ci teneva molto a quel rapporto di profonda amicizia che legava me e Andrew.

Comunque vada, non aveva mica tutti i torti: immergermi nel lavoro che tanto amavo era la mia via di fuga dalla vita quotidiana, dai miei pensieri e dai miei sentimenti.
Nonostante risultasse pesante e faticoso, avrei scelto quel lavoro mille volte e avrei sopportato l'antipatia che il dipartimento di polizia riservava nei miei confronti. A pensarci, mi faceva sempre ridere il modo in cui storcevano il naso o mi guardavano male quando i loro superiori accettavano le mie proposte e i miei metodi d'indagine

Parcheggiai la mia auto al suo posto, la lasciai fuori dal garage perché sarei dovuto passare a prendere Andrew e Kristen. Entrai in casa, accesi le luci e andrai dritto al piano di sopra per farmi una doccia bollente nella speranza che sciogliesse la tensione dei miei muscoli.

Vivevo nel quartiere di Norbury, a circa quaranta minuti dal centro di Londra. Nonostante i miei spostamenti quotidiani per lavoro, non avrei mai venduto quella casa per nessun motivo al mondo.
Non avrei lasciato la tranquillità del quartiere per trasferirmi in centro, e non avrei mai abbandonato la distesa di case a schiera, tutte affiancate e separate solo da giardini e marciapiedi. Il mio giardino, sebbene meno curato di quelli dei vicini, non stonava poi così tanto.

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