Luce 43

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Luce camminava a passi svelti, il cuore martellante nel petto, tirando a sé quel carabiniere. L'uomo, alto, impeccabile nella sua divisa, sembrava incredulo. I suoi occhi la seguivano, perplessi, ma non opponeva resistenza.

'Che cosa stava facendo? Perché sentiva il bisogno di allontanarlo da Kevin?' In fondo, non doveva importarle: Kevin era perfettamente in grado di badare a se stesso. Aveva la forza nelle braccia scolpite e una presenza che incuteva timore. Anche Alpacino si sarebbe sentito piccolo accanto a lui'

Aveva pensato Luce in un lampo di ironia

'Cosa poteva fare un carabiniere con una pistola se non aveva la stessa potenza fisica di Kevin?'

Senza dire una parola, Luce stringeva i fogli nell'altra mano, come se quei pezzi di carta potessero proteggerla o darle qualche risposta. Si sentiva stretta tra il bisogno di fuggire e quello di fare la cosa giusta, ma l'adrenalina non lasciava spazio ai dubbi. Doveva andare avanti, e l'unico modo era allontanare il carabiniere.

Intorno a loro, i passanti si muovevano Erano nel parco cittadino, uno di quei luoghi dove il verde rigoglioso e le panchine ben disposte offrivano riparo dalla calura estiva. Gli anziani si sedevano tranquilli a chiacchierare sotto le fronde degli alberi, mentre i giovani scivolavano sugli skateboard o si scrollavano di dosso la pigrizia con una corsa mattutina. L'aria era fresca, appena sporcata dal profumo di caffè che si levava dai piccoli bar nascosti lungo i viali.Intorno a loro, i passanti erano intenti a essere puntuali per le loro commissioni, affrettandosi verso le fermate degli autobus o verso il lavoro, alcuni con il cellulare all'orecchio, altri con il caffè in mano. I rumori dei mezzi di trasporto e le voci dei lavoratori delle pulizie che sistemavano i marciapiedi si mescolavano nell'aria. Le strade della Florida, in quell'ora del mattino, erano già vive. Le persone si muovevano a ritmo serrato, immerse nei loro pensieri, ignare di ciò che si stava consumando davanti a loro. Il sole ancora basso bagnava ogni cosa di una luce dorata, creando un'atmosfera che sembrava in netto contrasto con la tempesta che infuriava dentro di lei.

Camminavano senza parlare, e il carabiniere cominciava a mostrare segni di disagio. Non riusciva a capire cosa stesse succedendo, ma il suo addestramento lo spingeva a rimanere vigile. Ogni passo che facevano insieme lo lasciava sempre più perplesso. Chi era quella donna che lo trascinava con tanta urgenza, e perché sembrava così determinata?

Quando Luce alzò gli occhi, quasi stupita dal silenzio che si era creato attorno a loro, si accorse di essere arrivata davanti alla caserma. Era un edificio imponente, ma in quel momento sembrava soffocante, come un simbolo di tutto ciò da cui voleva scappare.

"Adesso basta"
gli disse il carabiniere, il tono di voce fermo ma non aggressivo.

"Perché mi hai presentato come un certo Dilan davanti a quel psicopatico? Se non l'ho portato in questura, è solo perché in quel momento non ho capito granché".

La porta della caserma era alta, incorniciata da una cornice marrone che sembrava usurata dal tempo. Il carabiniere la osservava con sguardo critico, cercando di cogliere ogni sfumatura del suo atteggiamento.

"Che guardi?" Rispose cercando di nascondere il nervosismo.
"Di qualcosa non dici nulla?"

Il carabiniere incrociò le braccia, sembrando riflettere per un attimo. "Hai bisogno di qualcosa? Ti ha fatto qualcosa?"
La preoccupazione era palpabile nella sua voce.

Il carabiniere si guardò attorno, la mente ancora in subbuglio.
Il silenzio carico di tensione. Le sue mani tremavano leggermente, tradendo la sua paura.

"Va tutto bene"mormorò finalmente.

Il carabiniere annuì lentamente, il suo sguardo si fece più attento. "Parliamo dentro," disse, aprendo la porta della caserma.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 30 ⏰

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