All'entrata di quella casa c'era un uomo, che con una mano tesa gli porse la sua mano per farla entrare.
Lei varcò la porta e salutò educatamente."buona sera signorina Luce... Mi segua... è davvero un piacere averla qui".
"grazie ". Gli aveva risposto.
L'ingresso era illuminato da una soffusa luce in cui sotto risaltava il pavimento brillante e pulito color ghiaccio,un tappeto rotondo all'angolo dell'ingresso con sopra un vaso pieno di fiori colorati che erano in tema all'armonia che percepiva in quel posto mai visto.
Una piccola mensola con sopra tante fotografie davano vita a quel l'arredamento color ciliegio.
Sorrisi imprigionati in pezzetti di carta plastificata che segnavano ricordi.
Attimi rubati dal tempo,pezzetti di felicità che erano stati immortalati per essere ricordati,per essere ammirati.
Immaginò quel signore che si fermava davanti a quelle fotografie...
C'era un bambino a sinistra in grande sulla mensola.
Era Nathan.Quel bambino ora era cresciuto,non era più lo stesso.
Paragonò tutto questo ai suoi occhi,gli occhi di Luce appena nata,occhi di Luce bambina,occhi di Luce ragazza spensierata, forse in un angolo dei suoi ricordi anche lei era stata ragazza spensierata.
Corse in quei campi a piedi nudi senza badare a sua madre che gli gridava a squarciagola di rientrare a lavarsi
Erano stati belli quei tempi...in cui piangeva solo per essere caduta dall'albero della nonna per nascondersi mentre giocava a nascondino con un amichetto conosciuto appena.
O quanto nei compiti di scuola faceva finta di aver perso una gomma verde per copiare meglio e portare un bel voto alla mamma.
In qualche parte racchiusa in quella scatola della sua memoria più impolverata esistevano quei suoi frammenti,quella stessa ragazza ora era una donna.
Una donna arrabbiata con la vita,con quel padre acquisito che l'aveva imprigionata in un odio gratuito ad ogni suo passo.
I suoi dubbi erano diventati disprezzo,e dolore.
Le pareti erano color crema,un mobile con i piedi bombati color oro facevano da sostegno ad un'enorme specchio,in cui per un attimo passò la sua immagine riflessa.
Mentre camminava dietro l'uomo che l'aveva accolta si guardava il più possibile in giro per avere più elementi da valutare dentro di se su chi la circondava in quella circostanza,l'opinione di avere persone sconosciute pronte ad accoglierla per lei era qualcosa di nuovo.
Se era li quella sera era perché non era stata ferma a guardare quel ragazzino morire davanti ai suoi occhi.Si spostò una ciocca di capelli davanti agli occhi e notò come con un immensa gentilezza e gratitudine il signore Lorenzo Bestill davanti a lei si comportava...gentile come se un anziano a corto con la vita avesse ritrovato il suo unico vecchio video in cui ritraevano i suoi momenti più felici.
Esteticamente invece aveva i capelli mandati all'indietro,il viso liscio con neppure un segno di barba,i suoi zigomi erano alti,e occhi verdi che gli risaltavano il viso.
Era il padre di quel ragazzo,il signor Lorenzo Bestill.
Lo capì dal tono della sua voce che ne ricordava per la telefonata avuta.Indossava un pantalone gessato con sopra una camicia rossa. Aveva trentotto anni portati bene.
Delle altri voci riecheggiavano nel corridoio fin a farsi sentire più sicure e spiegate,ma una più di tutte fece eco nella sua testa espandendosi in tutto il resto di quel corpo gentile e curato.
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Tho Hope
RomanceQuando smetti di credere ad ogni cosa e tutto va come non vorresti,senza volerlo,senza averlo cercato,le cose stanno davvero per iniziare. Un passato fatto di dolore e paure, un presente in continuo duello con emozioni mai provate e sensazioni che l...