Luce 7

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Era l'imbrunire della sera,le luci dal suo balcone cominciarono ad accendersi,riflettendo sull'asfalto.
I passanti si dimenavano ad andare di qua e di la',come mosche in fuga dal veleno.

Mangiò qualcosa con gli occhi sempre fissi sull'esterno che la circondava,distraendosi come se c'era una bella pubblicità di profumi.

Alla parte opposta della strada c'era un cortiletto verdeggiante con tanti fiori quasi tutti secchi per il caldo che stava facendo in quegli ultimi giorni.
C'era un tavolo al centro e quattro panchine di cemento,sulla quale da lontano non riuscì a vedere che scritte mai potevano esserci,alcuni ragazzi e gente più grande erano li riunite a sorseggiare bevande e mangiare qualche cosa,sembrava si stessero divertendo.
Diffondevano energia positiva l'uno con l'altro dandosi pacche a vicenda.
Un grande proiettore trasmetteva la partita di calcio di squadre che in quel mese significava qualcosa d'importante pensò...ma a lei non era mai importato.
Senza pensarci due volte si ritrovò vestita e una sigaretta gli illuminava la fine delle dita curate,dopo cinque minuti era giù,dopo dieci dall'altra parte della strada davanti al proiettore fingendo interesse.

Aveva addosso un paio di pantaloncini di Jens, una canotta e dei sandali di sughero che gli ricadevano fin sopra le caviglie,quando si piegò per allacciarsi un sandalo dimenticato slacciato udì passi che si avvicinarono a lei.
Senza girarsi continuò a guardare il grande schermo fingendo di non sentirsi gli occhi puntati addosso.

Quella presenza era così vicina che aveva provocato ancora più caldo del dovuto al corpo di Luce.

"Ciao..."
Era stata per lei come l'eco di una conchiglia.
Una voce decisa, senza esitazione, senza timidezza.
Una voce che con un semplice ciao accompagnato dallo sguardo diretto verso di lei l'aveva ammutolita anche nei pensieri.
Luce inevitabilmente si voltò e vide gli stessi occhi scuri che anche frà mille avrebbe ricordato dall'ultima volta.

"Ciao..."
rispose.

I suoi lineamenti gli diedero l'impressione che aveva qualche anno più di lei ora che lo guardava senza tanto sole in faccia.
I suoi occhi caddero come un tranello sulle sue mani scure,e sporche.
È fu strano per lei che le curava sempre.
Sporche e scure.
Mani sporche e scure.

Cosa faceva con quelle mani quell'uomo? Pensò d'istinto.
Il punto che gli fece sgranare gli occhi furono quelle mani...mani forti e grandi e macchie di terra marrone che era penetrata giù sotto pelle...

Come era possibile che ricordava dopo un istante questo particolare?
Confusa si era passata la mano tra i capelli inumiditi dal caldo.

"C'e questo calzone appena fatto e... la signora che li sta facendo si chiedeva se l'avessero avuti tutti e pensavo..."

"si grazie"rispose.
senza fargli finire la frase.
Prese il calzone e andò via a sedersi ad una di quelle panche.

Lui la seguì e gli chiese il permesso di sedersi al suo fianco,Luce fece cenno con il capo e si ritrovarono una di fianco all'altro...

"Vuoi ancora sapere qual'era il problema stamattina?"
gli disse lui.

"No..."
rispose lei con tono freddo.

"Meglio così non avevo nessuna intensione di dirtelo".

Lei si girò per guardarlo in faccia e senza rendersene conto scoppiarono a ridere...

"se io sarei al tuo posto morirei dalla voglia di sapere il nome della persona che e' seduta al tuo fianco,ma per questa volta tolgo tale disturbo...
io...Sono Kevin ".

si alzò di scatto e fece un inchino come in quei film antichi...

"Nome importante"disse Luce con voce ironica... Guardandolo negli occhi.
Dopo un po vide che quel ragazzo non faceva altro che fissarla restando immobile e studiare ogni suo singolo movimento.

Era imbarazzata e nervosa.
Nervosa e imbarazzata.
"Che hai ora? Perché continui a fissarmi dannazione!

Doveva dire qualsiasi cazzata purché rompere quel odioso silenzio.

"comunque un nome non cambia la vita..."

"Un nome non cambia la vita"
Non è possibile che ho detto questo.
Aveva pensato.

"beh...lo sapevo già, vedo che sei molto simpatica".
Si riguardarono in faccia e scoppiarono di nuovo a ridere...

"Quanti anni hai?"

"Anagrafici o mentali?"disse lui.

"Mentali..."rispose.

"Beh...abbastanza da badare a me stesso da solo senza l'aiuto di nessuno..."

"Allora sei su una buona strada per essere un brav'uomo.
La ragazza ho visto che ce l'hai.
Il lavoro pure,sei apposto...! "

Lui guardò gli occhi di Luce in un modo da scrutare fino in profondità,fin quando abbassarono entrambi lo sguardo e cambiarono atteggiamento come se aveva toccato un tasto che non doveva toccare...

Erano stati a parlare per neanche quindici minuti e nella testa di Luce c'era un po di aria diversa.
Era come se dentro di lei erano andate a trovarla tante persone regalandogli tutto ciò che più desiderava...

"Si è fatto tardi devo andare".disse
Alzandosi si accese un'altra sigaretta e andò via...
Senza neppure aspettare una risposta...

"oltre ad essere simpatica vedo che sei anche molto educata."

Lei continuò a camminare senza girarsi.

"potevi stare un altro po'.
Perché non resti? ".
quasi gridando gli aveva detto

Lei rallentò il passo, si girò portando con se solo uno spiraglio di rabbia...si passò una mano tra i suoi capelli biondi e gli disse:

"si è fatto tardi, devo andare, e... Ora che ci penso, se non c'eri tu forse stavo di più"

"Oh... Vedo che anche la gentilezza è il tuo forte"
Rispose.

Luce avrebbe voluto chiedergli scusa,ma non lo fece, buttò la sigaretta e sorridendo di spalle andò via.

Tho Hope Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora