Luce 18

12 1 0
                                    

Di sottofondo quella sera si sentiva la voce di Eros Ramazzotti.
Faceva compagnia a quel quartiere pieno di persone intendi a fare chissà cosa.

«Farò ciò che sento...
Oltre le distanze noi non siamo soli...»
Non sapeva chi aveva messo la musica tutta ad alto volume, ne tanto meno sapeva se c'era una festa o un evento, ma chiunque era stato, era stato capace di far catturare l'attenzione di Luce in quella serata di contrasti e di sensazioni rendendola ancora più bella.

Aspettava gli altri fissa alla finestra, intenta a guardare al di là del marciapiede, poi sentì provenire un rumore e così aveva scostato la tenda vellutata e si era seduta sul divano.

Da uno spiraglio della porta s'intravedeva la cucina dove era apparecchiata la tavola...
Non si ricordava neanche più quando era stata l'ultima volta ad una cena vera...

Un ricordo sbiadito era riaffiorato nella sua mente di anni prima...

Una giovane Luce ad un tavolo di un ristorante di fronte mare.

Gli Occhi erano più giovani.
Con Alessio era stata l'ultima volta.

Solo loro due, una storia pulita,un sentimento vero,sentito,cresciuto con i mesi,ma non cercato,non voluto non desiderato.

Per lei era l'unica persona che riusciva a tenerla un po' al sicuro da ciò che richiudeva una casa così piccola per cose grandi da occupare,cose costrette a portare ovunque volesse andare e forse le braccia di Alessio non erano abbastanza forti da portare tutti quei pesi insieme a lei,forse quelle braccia non erano forti da tenerla stretta al suo fianco per sempre,o forse quelle braccia non erano le braccia giuste da volere, come si vuole l'acqua per dissetarsi...

Una di tante sere era corsa tra le sue braccia piangendo, sussurrandogli un portami via smorzato dalle lacrime per l'ennesimo inferno accaduto in quella casa così piccola...

Era un angelo,era sincero,affettuoso, protettivo,riusciva a portarla ovunque voleva,in riva al mare,in montagna,sulle sponde di quel ruscello di cui non serviva imparare il nome a memoria.

Il suo corpo insieme al suo era evadere dalla realtà, era la sicurezza di avere un rifugio dove ripararsi dai temporali troppo potenti internamente.
L'interesse era cresciuto semplicemente...con le ore, con i giorni...
Si raccontavano storie,ridendo e passando i pomeriggi a correre sulla riva del mare senza pensare a niente.
Era una ragazza amata,desiderata,rispettata legata dal sentimento che forse era amore...

Eppure in fondo al suo cuore qualcosa non andava... Le litigate per sciocchezze come la gonna troppo corta o un saluto di troppo a quell'amico di scuola carino,facevano crescere il distacco. Quella gelosia che dovrebbe farti quasi piacere,non andava in quel posto che ti permetteva di fare tre passi indietro e dire...
«Sto sbagliando tutto».

L'unico problema era che quel l'incantesimo durava fino a quanto bastava per poi aprire gli occhi davvero e rendersi conto che le sue gambe,avevano forza solo per scappare,quasi indomabili per fare ciò che non avrebbero dovuto fare se quella storia la faceva sentire come avrebbe voluto.

E così senza un vero perché,senza una ragione vera senza una giustificazione da dare almeno a se stessa con lacrime che gli rigavano il viso per aver rotto quella speranza di un cuore che batteva per lei, era scappata in un giorno d'estate e non tornò mai più da quelle braccia che la tenevano stretta ad un posto che in realtà non gli apparteneva...

Anche quel rifugio era svanito come il puff fatto dallo scoppio di una bolla di sapone in quel flaconcino che era tra le mani di un bambino al supermercato.

"che razza di persona sono?"...
Aveva pensato.

Frase banale e sciocca,quasi un alibi stupido che usano quegli stessi stupidi a non darsi veramente una risposta.

Tho Hope Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora