Mi ero seduta con le ginocchia sul tappeto del soggiorno e guardai l'orologio.
Erano le ventitré.
Le bambine le avevo messe a letto,sentivo il bisogno di alzarmi e andare nella loro stanza, restai sul ciglio della porta,a guardarle per svariati minuti.
Avevo pensato, che Leonora quella sera avrebbe fatto come al solito tardi.
In compenso quella giornata era quasi finita.Sentivo vicino l'ingresso dei passi.
Qualcuno stava venendo verso la porta d'entrata.Non poteva essere Leonora.
Pensai.
Così ero corsa giù e girai la chiave istintivamente a doppia mandata.
Avevo guardato dalla finestra, ma c'era solo e unicamente buio,ad eccezione di tre lampioni che facevano luce a quell'asfalto scocciato e usato da lussuosi e ridicoli ai miei occhi veicoli.Chiamai Leonora,con un sottile filo di agitazione, digitando il suo numero. Non mi aveva risposto, così decisi di chiamare Leandra .
"ei... sono io fate tardi?"
"stiamo per venire".
mi aveva detto Leandra."okay...Va bene, le bimbe dormono... Vi aspetto " gli avevo detto continuando a puntare i miei occhi fuori la finestra.
Avevo la sensazione che qualcuno mi stava osservando, ma subito mi ero convinta che la stanchezza stava avendo la meglio.
Avevo preso subito di nuovo in mano il telefono e cominciai a girovagare su internet per altri giocattoli per le bambine...
Mi ero seduta sul divano appoggiando la testa di lato al mio braccio stanco.
Nella carrellata delle immagini di giocattoli apparve una donna:non tanto grande, teneva in braccio sua figlia o chissà chi era, gli stringeva la mano piccola, insieme al giocattolo non troppo grande, al petto.
Un piccolo aeroplanino di legno, color miele.
E boom... come al solito, come un ago nel petto pensai ancora a mia madre.
Capiva sempre più spesso.
Sempre di più negli ultimi giorni."Maledetto google, maledette immagini" pensai chiudendo il telefono con rabbia.
Era l'unica persona che mi mancava veramente e inoltre non la vedevo da ormai quattro,mesi.I miei pensieri furono interrotti velocemente dal campanello che mi fece sobbalzare.
Mi alzai con un leggero giramento di testa.
Andai ad aprire la porta,e con un sorriso Leandra e Leonora mi salutarono."Ei ...."
"tesoro... è stata una serata lunga e pesante".
aveva detto Leandra poggiando la borsa e le chiavi sulla mensola del soggiorno.
Leonora invece restava in silenzio,prima che lo notai con un tenero bacio mi si avvicinò e mi disse un grazie stanco,e vero.Restai in silenzio. Non dissi nulla.
Avrei voluto dirgli grazie a loro per esserci nella mia vita, ma con un:"Io vado"non avevo aggiunto più niente.
Salutando tutte e due, mi presi le mie cose e mi ero avviata verso casa...La strada era affollata di odiose macchine,le stesse che avevo visto prima dalla finestra. Seguivano la notte dirigendosi chissà dove.
Io cercavo di guardare altrove con lo sguardo perso, fingendo di non sentire la lurida, bastarda, paura che mi marcava il territorio come un gatto randagio.Passo dopo passo insieme ai miei tacchi senza neanche dare tempo alla testa di pensare più ad altro ero a casa già spogliata,con addosso solo la biancheria intima nel mio letto...
***
Tremavo.
Piangevo.
Il cuscino era stretto alle mie braccia senza scampo.
Il cuore pulsava allarmato.
Alcool,pianti e tante persone sconosciute, mi avevano bloccato il respiro fino alle quattro e trentaquattro del mattino.La Florida, confusa e arrabbiata,mi dava l'impressione di me stessa quella notte e l'avevo odiata anche quella volta.
Aver affittato un monolocale vicino tutta quella confusione,non fu per niente una buona idea.
Nonostante gli attacchi di insonnia misti agli incubi continuavano e la confusione dei locali e della gente non aiutava, ormai ahimè... amavo quella piccola casa.
L'amavo.
Amavo il suono del timer della mia piccola caffettiera che mi svegliava al mattino, amavo le lenzuola fresche che mi avvolgevano dentro il mio letto, amavo la libertà che mi aveva donato.
L'amavo per il riferimento di pace che non avevo mai avuto e mi aveva dato.Mi ero alzata dalla disperazione dal letto e mi ero preparata una tazza di the.
Avevo acceso la TV passando diecimila canali uno dietro l'altro fin quando mi ero soffermata a vecchi cartoni animati.
Non erano con alta risoluzione, non erano fatti perfetti come quando vedi un film in full HD,era un semplice cartone animato con una vecchia pellicola.
Era semplice.
Era come piace a me.
Senza volerlo stavo ridendo come una bambina.
"Non che non lo sono "
Pensai.
Quante volte avevo chiuso gli occhi sognando ad occhi aperti di essere come peter pan:rimanere sempre bambino, vivere su quella famosa isola che non c'è,sconfiggere capitano uncino e trionfare sempre.poi... per un motivo o per altro il mio sogno veniva sempre interrotto.
I cartoni finirono.
Mi alzai e andai di nuovo alla finestra.
Avevo le braccia intorno al mio corpo freddo.I miei occhi assonnati e stanchi si fermarono nel vedere una coppia di due ragazzi che camminavano per andare dall'altra parte della strada.
Lui era alto e bruno, era di schiena non lo avevo visto in faccia, teneva la mano della sua ragazza quasi stanco,non stretta come piace a me. Che sciocca.
avevo pensato...
Lei... invece era molto minuta, bruna ed esile... Il suo volto si girò per vedere una lussuosa macchina bianca,la vidi ancora meglio quando il faro della macchina gli illuminò il suo viso.
sorrideva.Quasi tremava nelle sue mani e continuai a fissarli, fissarli e fissarli ancora fin quando i loro passi diventavano sempre più sfocati.
Non avrei voluto vederli andar via, perché in quel momento era come vedere la rappresentazione della mia vita.
Tutto andava via.
Io andavo via.
Mio padre era andato via.
Ogni cosa che sembrava motivo per attirare la mia attenzione andava via e quello che mi faceva più male restava perché?avevo pensato.Era una di quelle domande che in nessun romanzo che avevo letto avevo mai trovato.
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Tho Hope
RomanceQuando smetti di credere ad ogni cosa e tutto va come non vorresti,senza volerlo,senza averlo cercato,le cose stanno davvero per iniziare. Un passato fatto di dolore e paure, un presente in continuo duello con emozioni mai provate e sensazioni che l...