Luce 19

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Facendo finta di ricevere una telefonata prese il telefono dalla borsetta che aveva attaccato al bordo della sedia e alzandosi andò fuori dal balcone...

Rientrò dopo dieci minuti confusa, dopo essere stata con il telefono tra le mani facendo finta di scrivere un messaggio.

"Io...andrei si è fatto tardi"aveva detto dopo aver mangiato il dolce.

La signora Mary,la sorrise affettuosamente e dopo aver salutato Nathan e Lorenzo,la strinse forte e si scambiarono i numeri ripromettendosi che si sarebbero rivisti presto...

"Anch'io vado,ci rivediamo presto ragazzino".

"Mi saluti così?... Ormai non ti liberi di me facilmente... "

Kevin lo prese in braccio e lo strinse fortissimo.

All'unisono tutti insieme si salutarono un'ultima volta e uscirono dal vialetto della casa.

Senza sapere ne come ne perché i loro corpi si ritrovarono a camminare vicini,troppo vicini.

I passi di Luce divennero sempre più agitati e nervosi così decise di rompere l'imbarazzo pensando più del dovuto a qualcosa da dire per non sembrare sciocca e insensata... fiumi di parole che avrebbe voluto dire vennero subito interrotti dalla sua voce...

"Cosa pensi bambina?"

Gli occhi di Luce si alzarono attenti a guardarlo.

"Non lo so'. Non so in questo momento quale direzione dei pensieri prendere".
Invece avrebbe voluto dirle talmente tante cose che non sapeva da dove iniziare.

"Ti è così difficile prendere quella che ti senti di prendere?"

"Io non mi sento in una situazione semplice,perdonami per questo.
Sapere che tu...!"

"S....ti prego non roviniamo tutto".

I passi di entrambi continuavano a sfiorarsi insieme,le mani stavano attenti come soldati a non sbagliare la mira su chi colpire,si distanziavano il più possibile quasi per difendersi,quasi per non farsi accendere da quel fuoco ardente che sentiva dentro di lei e non sapeva se dipendeva dal fatto di voler urlare e scappare come aveva sempre fatto in tutta la sua vita o dal fatto che scappare era un pensiero lontano.

"Ho ventinove anni e il lavoro è l'unica mia via di fuga da ogni cosa e se può importati ti dico questo perché mi aspetto che mi parli anche tu di te... mi piacerebbe parlare con te"

Luce lo guardò e apprezzò le sue parole.
"Sei più grande di me di cinque anni,voglio essere gentile dai...io ne ho ventiquattro,ora che ci penso...hai il nome dell'attore famoso quello del film della neve se non sbaglio..."

"Si,si proprio lui,immagino quanto hai pianto a quel film e'?"

"ma dai..."
Finse perché in realtà aveva pianto come una bambina che dovette andare in bagno
e lavarsi il viso.

"Se,se..."

Con una piccola risata che gli illuminò il viso continuo...

"Mia madre era pazza di lui e siccome mio padre aveva il cognome simile mi hanno chiamato così...capirai... neanche mi piace...

La strada quel sabato notte,era ancora sveglia come un animale notturno in cerca di qualcosa da mangiare.

"Posso darti un passaggio?"

"Grazie ma preferisco fare una passeggiata".

"Non ti tocco le gambe promesso".

"No. grazie... prima non potevo parlare ora posso ed è no!".

"Wei,wei,wei basta poco per farti innervosire bambina è?"

"Dai smettila... davvero io vado"

Fece per girare l'angolo e si sentì bloccare il braccio,si girò di scatto ritrovandosi ancora una volta in quegli occhi incantatori.

"Posso venire con te,per favore?"

"E dai,non ti farò nessun,male.."

"No,davvero non fa niente sono quasi arrivata"

"D'amici...si si d'amici...amici?"

Lei sorrise e si spostò i capelli d'un lato.
"E Va bene,amici.

"E la macchina?"

"Non fa' niente vengo a prenderla dopo".

"Contento tu".

Continuando a camminare si riuscì ad intravedere quel giardinetto dove avevano parlato la prima volta e senza neanche accorgersene arrivarono in due minuti e si ritrovarono seduti accanto proprio come quella loro prima discussione.

Da lontano si vedeva il balcone di quella piccola casa che aveva affittato e la guardò come se c'era sua madre ad aspettarla come faceva sempre,quanto tornava un po',più tardi...quella volta non c'era nessuno a cui dare una spiegazione,quella volta non c'era nessuno ad aspettarla,se non solo quella vigliacca ragione che stava gridando a squarciagola per impedirgli di stare lontano da chi non era lei.

Diede l'ultimo sguardo da quella direzione e gli diede le spalle.
Il braccio di Kevin cominciò ad avvicinarsi sempre di più come quelle scene di film visti e rivisti...
Poi gli mise il braccio intorno alla sua spalla con delicatezza quasi con paura di una sua eventuale reazione.
Lei restò ferma senza scostarsi.

"Da quant'è che lavori?"lo guardò alzando il viso da sotto il suo braccio.

"Ho sempre lavorato,avevo tredici anni quanto sono stato costretto a farlo"

"perché costretto?"

"perché...per vari problemi dovevo aiutare la mia famiglia, ora non più. vivo da solo e quindi..."

"da solo?"

"si da solo".

Voleva chiedergli della ragazza che aveva visto insieme a lui, ma... Quella volta non lo fece.

"Capisco...penso che qualsiasi cosa
passata serve per essere quello che si è oggi.

"Se il passato è davvero passato però"
gli aveva detto.

"E se non lo è cosa succede?chiese Luce".

"Cambiamo il presente".

Le stelle splendevano su nel cielo facendo da scenario ad una regia di personaggi in cui i protagonisti erano solo loro due e nient'altro.
Non esisteva nulla se non parlare e quasi scherzare a raccontarsi le proprie avventure più semplici, senza rovinare quel momento,come se a quel posto non erano concessi momenti tristi non era concesso nulla che poteva togliere quei sorrisi appena accennati quella nuvola di leggerezza e spensieratezza. Un accenno di felicità era andata a far visita all'anima di Luce.

Senza badare all'ora,ne a qualsiasi catastrofe poteva succedere davanti ai loro occhi,per Luce esistevano solo quegli occhi così neri.
Avrebbe soltanto voluto abbassare la sua maschera lentamente...
Solo una cosa aveva capito quella sera per la prima volta...

Le sue gambe erano ben salde,avevano gettato le redini e non volevano scappare via...

Tho Hope Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora