Luce 39

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Mentre Luce si era messa la penna tra le mani, il signor Dilan aveva socchiuso gli occhi e si era tolto gli occhiali sporchi da vista per dargli una pulita, con il bordo sgualcito della camicia che portava.

Luce lo guardava senza parlare.
Il sandalo che sbatteva impaziente e i suoi occhi scrutandolo senza vero interesse.

"Niente domande.
Devi scrivere. Solo scrivere, ah... Dimenticavo, voglio che mi firmi qui... su questo foglio"

"cos'è?... qualche assegno?... M...tanti zeri mi raccomando!"
Aveva detto Luce con mezzo sorriso.

"È un accordo di riservatezza"

"cosa? un accordo di ché... "?

"in modo che non avrò problemi...ecco... "
e gli porse il foglio.

Era un semplice foglio bianco, con una riga scura al bordo laterale.
Senza altre parole scritte, solo un rigo dritto come una striscia pedonale per far passare persone ferme al semaforo.
Era lei davanti a quel semaforo, e le macchine ferme che aspettavano il suo rumore dei tacchi alti e nient'altro.
"non gli basta la mia parola vero?" disse seria.

La fissò diritta negli occhi, senza aggiungere nient'altro che un "no" secco.

Luce confusa prese il foglio quasi strappandolo e cominciò a scrivere distratta il suo nome e cognome.

«Luce Clein»non lo scrisse una volta, neppure due volte, ma riempì tutto quel foglio così bianco che diventò quasi uno scarabocchio .

Il vecchio abbassò il capo verso quel nome scritto tante volte come se riusciva a leggere veramente ciò che era impregnato sul foglio.
Aveva toccato con il pollice sporco la curva della l e della C.
Poi sorrise leggermente.

"em... sullo spazio, hai scritto il tuo nome e cognome vero?"

"no... guarda ho scritto la via del vicino " gli rispose sbuffando.

"vedo che è molto simpatica signorina!"

"il cognome mi sfugge... ".
Aveva detto.

"Clein... Mi chiamo Luce Clein"

Luce cominciò a sbattere il sandalo a terra impaziente.

"C... L... E... I... N. Allora iniziamo"... Aveva detto lentamente con un filo di voce.

"era ora".

*i miei diciotto anni furono gli anni più belli della mia vita.
La ragazza più bella che avessi mai visto un giorno era mano nella mano di un uomo di cui poco notai il volto.
Aveva un costume da mare coperto da un vestito trasparente, un paio di sandali marroni e un cappello sul Capo Marrone.
Il suo corpo sembrava morbido e liscio come il velluto, non che l'avessi toccato... ma onestamente l'ho desiderato dal primo momento che lo vidi.
Le sue gambe mi fecero tremare al solo pensiero di poterle sfiorare... così senza notare che tutto questo accadeva davanti agli occhi di tutti, ero rimasto a guardarla nonostante c'era quell'uomo al suo fianco.

Lui... Beh se ne accorse e cominciai a sentirmi il suo sguardo addosso,ma ignorandolo continuavo a fissare lei.
Lei.
Ancora e ancora.
I suoi occhi.
Le sue labbra.
I suoi movimenti".

Lo sguardo di Dilan sembrava assente, perso nei suoi ricordi come se non fossero solo ricordi:come se il tempo gli aveva concesso la magia di far andare la sua anima nelle parti più profonde del suo passato.

"la cenere della mia sigaretta era ormai caduta finendo sulla mia scarpa nera scamosciata,senza neppure averci fatto caso".

"se ero in lui ti avrei preso a pugni..."

Tho Hope Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora