Luce 31

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Il cuore cominciò a smettere di essere normale,i suoi occhi non riuscivano a non guardare le sue labbra,i suoi occhi,il suo corpo.
Tutto dentro di lei andava in maniera impazzita,perfino la bocca era prosciugata e si ripeteva nella mente di mantenere l'armatura intatta creata negli anni.
Quella sera era spettinato e un po' arrossato in viso,aveva un pantalone di cotone nero che da lontano non era riuscita a vederlo come lo vedeva ora,gli avvolgeva in maniera straordinaria le gambe e l'intimità.
Era la prima volta in vita sua che pensava alla bellezza come qualcosa di confusionale.
La bellezza era sempre stata per lei una facciata,un modo per soffermarsi solo al bell'aspetto,un modo per non far vedere alla gente ciò che aveva dentro, un modo per non spiegare a nessuno i suoi perché, le sue insicurezze, i suoi dolori più inconfessabili.
Invece se vedeva una donna con le occhiaie, con i capelli spettinati, con le unghia mangiate, la maschera era davvero calata,dietro la tenda del palcoscenico non c'erano attori, non c'erano prove di trucco e parrucco. C'era un cuore, smarrito.
Senza protezione, senza lucchetto, senza finzione.
Tutti avrebbero notato che c'era qualcosa che non andava.
Tutti sapevano che quella donna aveva qualcosa di brutto dietro di se è allora l'armatura non esisteva.

La bellezza che possedeva quel ragazzo così complicato capitato nella sua vita, era disarmante non solo dal bel taglio di occhi, o dalle mani, o dal modo in cui in alava la sua sigaretta.
La travolgente sicurezza che faceva trasparire le dava il senso di confusione continua.
Una camicia gessata era arrotolata ai suoi polsi e le scarpe eleganti completavano quello che era per Luce una distrazione troppo grande.

Arrivò davanti a loro con l'affanno.

"Ciao"gli disse sia Luce che Nathan.

"Ciao,bambina"guardò solo lei.

Senza dire una parola si guardarono,fissi negli occhi, come non si racconta a chiunque, come se tramite gli occhi ci fosse tutto ciò che si dovrebbe dire,ma che non si dice.

"Iuuuuuu,ci sono anch'io"

"Ei ciao,ragazzino"

"Ciao e... allora che fine hai fatto?Il casco dov'è?"

"Io li mantengo le promesse ce l' ho in macchina dopo te lo do"

Nel frattempo continuava a guardare Luce...
Dalla testa ai piedi, senza farci caso allungò la mano e gli accarezzò il viso,poi i capelli,come se non aveva visto una ragazza prima d'allora.

Lei invece era come se fosse legata a quel sottile e sciocco imbarazzo che la faceva sentire come mai si era sentita e puntualmente davanti a lui tornava.

Esistevano solo loro,Nathan era come un pesce fuori l'acqua che non sapeva più quale parolaccia aveva sulla punta della lingua...

"Andiamo,è tardi... porca..."

"Nathaan..."aveva quasi gridato Luce guardandolo. Poi guardò il display del cellulare, segnavano quasi le ventidue e trenta.

"em...infatti hai ragione andiamo"
Abbassò lo sguardo fissando i suoi tacchi argentati.
Si avviarono e un silenzio confuso bucava l'aria di fine agosto.

"La macchina la rimani lì?"
Disse Nathan.

"Si".

"Ok,tanto siamo quasi arrivati".

La villa che illuminava il cortile era lussuosa e curata,un crema chiaro rispecchiava sulle pareti che facevano da contrasto al vialetto verde,le luci adornate all'esterno erano colorate e posizionate in modo perfetto.

Persone affollavano l'ingresso di tutte le età.
Era davvero una grandissima bella festa organizzata in ogni minimo dettaglio.

"Ecco siamo arrivati"
l'entusiasmo di Nathan fece eco tra la gente.

Tho Hope Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora