Il suono dello sparo continuava a rimbombare nelle orecchie di Rachel mentre correva attraverso il bosco, i rami che le graffiavano le braccia e il viso. Il respiro era affannoso, il cuore martellava nel petto, ma non si fermava. Non poteva fermarsi. Era sola.
Avevano iniziato a sparare all’improvviso, e il caos era esploso attorno a loro come una bomba. Un attimo prima erano tutti insieme, il piano era chiaro, poi la confusione. Un colpo, poi un altro, e in pochi secondi il gruppo si era disperso. Rachel era stata spinta via da Rafe, che le aveva urlato di correre, di nascondersi. E ora era lì, completamente sola.
Le sue gambe erano pesanti, ma la paura la spingeva a non mollare. Ogni ombra sembrava una minaccia, ogni fruscio un segno di pericolo. Il buio del bosco la avvolgeva come una coperta soffocante, e per un momento si sentì sopraffatta. Non sapeva dove andare, non sapeva se i suoi amici erano vivi o morti. Sentiva solo il suono dei suoi passi e il battito accelerato del suo cuore.
Rachel scivolò su una radice sporgente, cadendo a terra con un tonfo. Il dolore si irradiò dal ginocchio, ma non osò urlare. Si fermò, ansimando, le mani che affondavano nel terreno umido. Il respiro si fece più corto e irregolare mentre sentiva il panico crescere dentro di lei. Per un istante, tutto il coraggio che aveva accumulato si sgretolò. Era davvero sola?
Si piegò su se stessa, le mani che tremavano. Per la prima volta da quando era iniziato tutto, si lasciò andare. Le lacrime iniziarono a scendere, silenziose ma incontenibili. Piangeva per il bambino che aveva perso, per il mondo che le era crollato addosso, per il futuro che sembrava così incerto. Era stanca di combattere.
Ma mentre le lacrime le rigavano il volto, sentì qualcosa cambiare dentro di sé. Un pensiero che si insinuava tra la disperazione: non poteva arrendersi. Non poteva permettersi di crollare adesso, non quando tutti contavano su di lei, non quando c'era ancora una speranza che i suoi amici fossero vivi. Aveva già perso troppo, ma non avrebbe perso anche se stessa.
Rachel si sollevò lentamente, pulendosi il viso con il dorso della mano. Si costrinse a riprendere il controllo, respirando profondamente. Il dolore al ginocchio era acuto, ma non era niente in confronto a quello che aveva già sopportato. Se c’era una cosa che aveva imparato da tutta quella follia, era che il dolore non l’avrebbe fermata. Non più.
Osservò il bosco intorno a lei, cercando un segno, un percorso da seguire. Non aveva una direzione precisa, ma doveva muoversi, doveva trovare Rafe, JJ, John B... qualcuno. La solitudine l'aveva sempre spaventata, ma in quel momento la fece sentire più forte. Era viva, era in piedi, e aveva una possibilità di salvarsi.
Riprese a correre, questa volta con una determinazione diversa. Ogni passo era deciso, ogni respiro controllato. Sentiva ancora il pericolo intorno a lei, ma non la paralizzava più. C’era qualcosa di più grande, una forza interiore che stava emergendo. Aveva perso il bambino, aveva perso la sicurezza del suo mondo, ma non aveva perso se stessa. Non ancora.
Il bosco sembrava interminabile, ma la paura cominciava a lasciare spazio alla concentrazione. Doveva trovare un rifugio, un luogo sicuro dove riorganizzarsi e pensare a un piano. E mentre correva, tra le ombre degli alberi, Rachel capì che non stava solo scappando dai nemici. Stava correndo verso qualcosa. Forse verso la sua salvezza, forse verso una nuova possibilità.
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Senza Preavviso. -Rafe
RomanceRachel, cosa le accadrà ad Outer Banks? Beh la scelta migliore non è stata innamorarsi del "cattivo ragazzo" Rafe Cameron.