Capitolo 37

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L'oscurità che avvolgeva Rachel sembrava senza fine. Il dolore, che fino a quel momento era stato un grido insopportabile, si era fatto distante, ovattato. Tutto intorno a lei era silenzio, come se il mondo avesse smesso di esistere. Ma poi, lentamente, qualcosa cominciò a cambiare. Un suono sottile, un mormorio. Voci lontane, confuse. E una sensazione di calore, come se qualcuno le stesse stringendo la mano.

Il suo corpo era pesante, ogni movimento sembrava impossibile, ma Rachel cercò di aggrapparsi a quella sensazione, cercò di risalire attraverso il buio.

Quando finalmente riaprì gli occhi, il mondo intorno a lei era sfocato. La prima cosa che vide fu un soffitto di legno grezzo, coperto di ragnatele. Respirava a fatica, ogni respiro sembrava un'impresa, e un dolore sordo le pulsava nel fianco, ma era viva. Era viva.

Accanto a lei, Rafe era seduto su una vecchia sedia, il volto segnato dalla fatica e dalla preoccupazione. I suoi occhi si aprirono appena vide che Rachel si era svegliata, e un'ondata di sollievo attraversò il suo viso.

"Rachel," sussurrò, la voce roca. Si chinò verso di lei, afferrandole la mano con delicatezza. "Grazie a Dio. Pensavo... pensavo di averti perso."

Rachel lo guardò, il cervello ancora annebbiato. "Cosa è successo?" riuscì a dire, la voce debole e spezzata. Sentiva la gola secca, come se non avesse parlato da giorni.

"Ti hanno sparato," disse Rafe, la sua voce tremante. "Non ti muovere troppo, ok? Sei stata fortunata. Se John B e JJ non fossero arrivati in tempo... non so cosa sarebbe successo."

La mente di Rachel cominciava a schiarirsi lentamente. Le immagini di ciò che era accaduto tornarono alla memoria: il colpo, il dolore, la caduta. L'ultima cosa che ricordava era il volto di Rafe, mentre cercava disperatamente di raggiungerla. Poi il buio.

"Come stai?" chiese, nonostante il suo stato. Guardava Rafe, cercando segni di ferite o altro. Lui era stato gravemente ferito prima che tutto accadesse, e non poteva permettersi di peggiorare.

Rafe sorrise debolmente, scuotendo la testa. "Non preoccuparti per me. Mi hanno medicato. È solo una ferita superficiale ora. Tu sei quella che ha rischiato di non farcela."

Rachel abbassò lo sguardo verso il proprio corpo. Si accorse che il suo fianco era avvolto in bende imbrattate di sangue. Il dolore era ancora lì, latente, ma si rese conto che le avevano salvato la vita.

Le lacrime le salirono agli occhi, non per la paura, ma per la consapevolezza di quanto fossero vicini alla fine. "Non... non so se posso continuare così," mormorò. La sua voce era carica di stanchezza, una stanchezza che andava oltre il fisico.

Rafe la guardò, gli occhi azzurri pieni di emozione. Si chinò di nuovo verso di lei, stringendole la mano con più forza. "Non devi farlo da sola, Rachel. Non più. Ci siamo dentro insieme. E non importa quanto sarà difficile... io sarò sempre qui. Ti prometto che non ti lascerò."

Le sue parole penetrarono attraverso la cortina di paura e dolore che la avvolgeva, dandole un piccolo barlume di speranza. Rachel si sforzò di sorridere, anche se il dolore le stringeva il petto. "Hai detto la stessa cosa quando mi hai chiesto di fidarmi di te la prima volta, ricordi?"

Rafe annuì, ridendo debolmente. "E mi hai mandato al diavolo."

"Già..." mormorò Rachel, chiudendo brevemente gli occhi. "Non ho mai smesso di fidarmi, sai?"

Prima che potessero dire altro, la porta del rifugio si aprì lentamente, e JJ entrò. Il suo volto era stanco, segnato dalla tensione, ma quando vide Rachel sveglia, un sorriso di sollievo si allargò sul suo viso. "Finalmente sei tornata tra noi."

Rachel lo guardò, riconoscente. "Grazie, JJ. Per tutto."

JJ si avvicinò, accennando un sorriso timido. "Non c'è bisogno di ringraziarmi. Siamo una famiglia. E non lasciamo nessuno indietro."

Mentre Rachel si sdraiava di nuovo, cercando di trovare una posizione comoda nonostante il dolore, sentì per la prima volta da giorni una strana sensazione di pace. Erano ancora nel caos, ancora in pericolo, ma erano insieme. E forse, solo forse, c'era ancora una via d'uscita.

Fuori, il crepitio delle foglie e il sussurro del vento ricordavano loro che il pericolo era sempre dietro l'angolo, ma per quel momento, dentro al rifugio, erano al sicuro.

Senza Preavviso. -RafeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora