Capitolo 35

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Lasciai la palestra zoppicando

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Lasciai la palestra zoppicando. Avevo tentato in tutti i modi di avvicinarmi abbastanza ad Arechi per poterlo colpire, ma non riuscii neanche a sfiorarlo.

Ero delusa e arrabbiata. Tutti gli allenamenti fatti con Giulia mi sembravano inutili adesso che mi ero messa alla prova con il Lupo. Era come se avessi cancellato tutti i progressi per ricominciare da zero.

Giulia camminava al mio fianco. Da quando Arechi mi aveva fatta cadere di schiena la prima volta, la prima di tante, aveva un sorriso divertito a piegare le sue labbra delicate. Per lo meno non era piccata quanto me per aver reso praticamente inutili i nostri allenamenti mattutini.

Proseguimmo per diverso tempo in silenzio e io non riuscivo a trattenere ghigni di dolore ogni volta che un movimento troppo brusco mi causava dolore. Ero certa che le cadute mi avessero procurato lividi su tutto il corpo, ma non avevo tempo per passare in infermeria, dovevo raggiungere la preside e la professoressa Hermelinda per la lezione successiva.

"Si è preso gioco di me anche questa volta." borbottai di colpo, le parole di Arechi mi bruciavano ancora.

Il sorriso di Giulia si allargò maggiormente e capii che stava trattenendo l'ennesima risata.

"Ti prego non ridere anche tu di me!" sospirai e la pregai con lo sguardo.

"Scusami, Azaria!" cercò di trattenersi e prese fiato più volte per riprendere il controllo e non ridermi di nuovo in faccia. "È che non ho mai visto Arechi così sarcastico."

Inarcai un sopracciglio e continuai a guardarla con aria interrogativa mentre ci spostavamo. La galleria che avevamo percorso era appena terminata, conducendoci in uno degli ambienti quadrati di smistamento e collegamento agli altri cunicoli. Giulia aveva deciso di scortarmi fino all'aula di magia, visti i colpi che avevo preso.

"Lui si diverte solo a vedermi in difficoltà." Mi limitai a commentare. "Da quando gli ho detto, uno dei primi giorni, che mi fissava come un predatore, adora farmi sentire costantemente a disagio. Credo sia diventato il suo passatempo preferito."

Piegai le labbra in un mezzo sorriso e quello sforzo mi fece trasalire.

"Lo conosco da anni, oramai, e posso assicurarti che, se si sente libero di mostrarsi in questo modo, è perché hai conquistato la sua fiducia." Mi sorrise, ma le sue parole non mi avevano convinta del tutto. Inarcai un sopracciglio con aria scettica e lei, per tutta risposta, si strinse nelle spalle, volgendo lo sguardo dritto dinanzi a noi. "Non è sempre facile avere a che fare con lui, posso capirlo. Per fortuna, Manfrit riesce a fargli mantenere la calma quando è sul punto di perderla del tutto. Sono praticamente cresciuti insieme e invidio un po' la loro sintonia. Spesso non hanno bisogno neanche di parlare, basta uno sguardo e sanno immediatamente cosa l'altro sta pensando."

"Immagino che tu abbia assistito a diverse situazioni particolari, essendo tu legata a Manfrit." Inarcai le sopracciglia in tono allusivo. Per certi versi non la invidiavo minimamente, ma per altri ero incuriosita dalla vita del branco.

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