Capitolo 34

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Le mie mani tremavano mentre le tenevo poggiate sul palmo di Costanza che mi stava seduta di fronte, a gambe incrociate, nell'enorme stanzone dove mi esercitavo con la magia

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Le mie mani tremavano mentre le tenevo poggiate sul palmo di Costanza che mi stava seduta di fronte, a gambe incrociate, nell'enorme stanzone dove mi esercitavo con la magia.

Non riuscivo a tenere gli occhi chiusi perché ogni volta che lo facevo mi appariva il volto distorto di mia madre, generato da quell'orrendo mostro fatto di ombre.

Costanza carezzò il dorso della mia mano con i pollici, cercando di rassicurarmi seppur fosse impossibile. Le avevo raccontato tutto la mattina seguente e lei mi aveva ascoltata senza giudicarmi, con una nota di preoccupazione nello sguardo.

Avevo il viso contratto dalla paura e dal disgusto. Quella notte avevo rimesso più volte ed ero riuscita a dormire solo per lo sfinimento. Le occhiaie erano tornate ad appesantire il mio sguardo e un pallore cinereo rendeva chiaro a tutti come avessi passato la notte.

"Le maledizioni." Mormorai di punto in bianco, tenendo ancora gli occhi chiusi e le mani su quelle di Costanza. Del mio potere non c'era traccia, spento dalla paura. "Mi daranno la caccia per sempre?"

La voce era tremula mentre pronunciavo quella domanda e Costanza si abbandonò ad un sospiro. Allontanò delicatamente le mani dalle mie portandomi a riaprire gli occhi. La lezione pratica era momentaneamente sospesa.

"Non so risponderti purtroppo." La mia amica mi lanciò un'occhiata dispiaciuta, era sincera. "Temo che stanno approfittando del fatto che non sei ancora in grado di usare i tuoi poteri e di difenderti."

Aveva senso e questo giustificava anche perché la maledizione avesse preso l'aspetto di mia madre. Usavano i miei punti deboli, li conoscevano. Aggrottai le sopracciglia.

"Quello che non riesco a capire è perché si siano accaniti su di me..." guardai Costanza, come se sul suo viso potessi trovare le risposte che mi rendevano inquieta.

"Azaria, sei l'unica che è sopravvissuta a un sigillo che per tanti anni non ha mai fallito." Lei inarcò entrambe le sopracciglia e quella risposta aveva in sé, ancora una volta, tutte le verità che cercavo. "Potrebbero volerti uccidere o catturarti per capire cosa c'è di speciale in te."

"Non c'è niente di speciale in me." Dissi decisa, stringendomi nelle spalle mentre la frustrazione prendeva nuovamente il sopravvento sul mio umore. "Non riesco neanche a smettere di far tremare le mani, cosa potrei mai avere di speciale."

Abbassai lo sguardo proprio sulle mani che distesi tra me e lei, dimostrandole che avevo ragione. Lei le strinse con decisione, cercando di intercettare il mio sguardo con il suo infuocato da una rabbia cieca e dalla determinazione.

"Non voglio sentirti parlare così! È solo una giornata negativa e, dopo quello che è successo, è del tutto normale. Quindi, smettila di fare la ragazzina." fu brusca e sapevo che aveva ragione. "Almeno con te c'era Brando."

Il mio cuore sussultò nel sentire quel nome e per alcuni attimi i ricordi di quel mostro furono cancellati dal bacio rovente che l'Orso mi aveva dato e da quel paesaggio meraviglioso che mi aveva mostrato. Costanza dovette capirlo, forse il mio viso mi tradì, perché sorrise con una punta di malizia.

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