Napoli, 1821. Nel ventre della città, sotto la superficie, si nasconde un'Accademia che forma streghe e guerrieri da sempre impegnati nella faida contro i seguaci del culto micaelico.
Azaria, una giovane di salute cagionevole, cresciuta in una famig...
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Io e Arechi ci separammo prendendo gallerie differenti. Lui avrebbe raggiunto il suo branco per riportare quanto successo in superficie, io avrei affrontato la mia prima lezione di magia.
Il cuore prese a battermi all'impazzata mentre percorrevo uno stretto cunicolo, scarsamente illuminato dalle candele eterne posizionate lungo il tragitto, che mi avrebbe condotto nei pressi dell'aula dove Aurona e Hermelinda mi stavano aspettando.
Quando arrivai alla fine, mi trovai in un ambiente vuoto, di forma quadrata e molto stretto, che altro non era che un disimpegno utile a raggiungere un secondo ambiente. Le voci delle due insegnanti mi raggiunsero e capii subito di essere in ritardo. A passi ampi e svelti percorsi la stretta stanza e feci la mia apparizione sulla soglia dell'aula.
Più che aula, avrei dovuto definirla come un grande stanzone di tufo. Quattro ampie pareti, ognuna illuminata da una miriade di candele, salivano verso l'alto assumendo una forma trapezoidale. Anche in questo caso la fine esatta del soffitto non riuscivo a distinguerla.
Quello che mi colpì era che l'aula era completamente spoglia. Non vi erano né sedie né scrivanie, alle pareti non vi erano quadri o librerie, il pavimento era la nuda pietra, grezza e ruvida. Al centro mi aspettavano le due streghe.
Quando mi videro sulla soglia, i discorsi che stavano facendo finirono all'istante e non perché non potessi udirli, ma perché entrambe stavano studiando il mio nuovo aspetto. Notai lo stesso stupore che avevo visto sul viso di molti e non sapevo se la reazione fosse legata al taglio di capelli sbarazzino o alla mia tenuta in pelle. Aurona sembrò soffermarsi sulla prima a lungo e poi sul resto, invece Hermelinda ammirò con piacere la mia tenuta da battaglia e mi sorrise.
"Scommetto che questi vestiti te li ha dati Giulia."
"Le avevo chiesto un paio di pantaloni, invece mi ha regalato un guardaroba intero... tutto in pelle e molto aggressivo." Arrossii di nuovo, ma le sorrisi ugualmente.
"Quindi hai abbandonato definitivamente gli abiti femminili?" la domanda veniva da Aurona che alternava lo sguardo dai miei abiti a quelli molti simili della professoressa, con una nota di disappunto.
In effetti, non avevo mai visto la preside con tenute maschili. Aveva sempre vestiti o gonne con corsetti, e ci teneva ad apparire sempre perfetta, con quei suoi capelli ricci meravigliosi.
"Non credo di riuscire ad abbandonarli del tutto, ma, al momento, Giulia mi ha tolto dal baule ogni gonna in mio possesso, quindi..." mi strinsi nelle spalle e la professoressa scoppiò a ridere.
"Mi piace che stai cercando la tua identità, intendevo questo quando ti dissi tempo fa che qui, con noi, saresti stata libera di decidere chi diventare." Aurona distese i suoi lineamenti e mi sorrise. Anche io, per quanto agitata, mi lasciai andare e ricambiai quel gesto.
Solo dopo mi decisi a entrare nell'enorme aula, lanciando ancora qualche occhiata sbieca alle pareti disadorne attorno a me.
"Sì, non è esattamente come le altre aule dove sei solita seguire le lezioni." Hermelinda indicò le pareti attorno a noi. "È stato lasciato tutto appositamente grezzo per permettere agli studenti di esercitarsi con i loro poteri senza temere di distruggere qualcosa."