Capitolo 19

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"Le maledizioni possono essere di due tipologie: naturali o generate."

Costanza percorreva senza fretta il corridoio che dalla biblioteca conduceva all'ambiente centrale dell'Accademia. Io ero al suo fianco e ascoltavo con attenzione ogni sua parola. L'avevo raggiunta per continuare lo studio delle erbe in sua compagnia e ne avevo approfittato per chiederle di quanto avevo sentito dire ai due Lupi, prima che scomparissero dall'aula.

"Sicuramente nella tua quotidianità avrai sentito far riferimento a luoghi, oggetti, gesti o persone che portano sfortuna." Costanza mi guardò per alcuni attimi senza interrompere il passo. "Questo si può verificare quando l'uomo vi associa ripetutamente un sentimento negativo, forte e radicato. Queste maledizioni possono essere sciolte. A volte, interveniamo su richiesta, altre volte lo facciamo perché la maledizione sta diventando un problema serio per la comunità. Per lo più questi incarichi sono all'ordine del giorno per noi."

"Non so cosa immaginare..." ammisi, senza nascondere una punta di imbarazzo.

"Pensa a tutti quei posti esistenti a Napoli che dicono portino sfortuna." Costanza si interruppe per alcuni istanti, corrugando la fronte con aria meditativa. "Palazzo Donn'Anna, per esempio, è considerato un luogo sfortunato e questo perché sono avvenute lì morti e sparizioni misteriosi, gelosie tra amanti, e tutti questi sentimenti negativi hanno generato una maledizione che è stata difficile da sciogliere."

"Quindi è pericoloso occuparsi di questa tipologia di maledizioni?"

"Nella maggior parte dei casi no. Ci sono rituali ed incantesimi che ci aiutano e di loro non resta che la credenza popolare." Costanza si voltò a cercare il mio sguardo. "Un discorso diverso va fatto per l'altra tipologia di maledizione..."

Strinsi maggiormente a me i libri che tenevo tra le braccia mentre ricambiavo il suo sguardo serio. Attendevo in silenzio, tesa e corrucciata, ma lei non sembrò intenzionata a proseguire il discorso.

"Di cosa si tratta?" incalzai, quindi, attirandomi una sua occhiata sospetta.

"Posso capire perché mi stai domandando delle maledizioni? Non sai ancora usare la magia e già ti interessi di un argomento così oscuro?"

"Manfrit ha interrotto la lezione che stavo facendo con Arechi perché dovevano intervenire su una maledizione." le risposi tranquillamente e sorrisi divertita nel vedere la reazione che ero certa avrei scatenato in lei nel nominare la persona per cui aveva una cotta. "Ora me lo spiegherai?"

Nonostante il rossore sulle guance, Costanza mi rifilò un'altra occhiata torva ma, questa volta, acconsentì.

"Si tratta di magia oscura."

Continuavamo a proseguire lungo il corridoio, approfittando dell'assenza di altri compagni ad affollarlo.

"Non tutti coloro che praticano la magia lo fanno per il bene, come avrai potuto immaginare. Molte streghe o stregoni creano delle maledizioni a pagamento." Costanza fece una breve pausa, mordendosi nervosamente il labbro inferiore "Oppure..." sospirò e, alla fine, si decise ad aggiungere. "In alcuni casi sono maledizioni usate contro di noi dai fedeli del culto micaelico."

I nostri sguardi si incrociarono e calò il silenzio per un breve istante. Nel sentir nominare i fedeli micaelici mi si contorse lo stomaco e cercai di nascondere la preoccupazione che mi attanagliava dopo che Arechi mi aveva spiegato il probabile significato di quel sogno con l'aquila.

Continuammo a camminare per diverso tempo mantenendo un silenzio carico di riflessioni, finché non raggiungemmo l'ampio ambiente di collegamento alle diverse aree dell'Accademia.

"Sei riuscita a parlare ad Arechi del tuo sogno?" domandò di punto in bianco Costanza, come se fosse riuscita a leggere i miei pensieri.

Mi limitai ad annuire col capo mentre imboccavamo un nuovo corridoio, illuminato dalle candele con le fiammelle immobili, e feci per parlare di quanto successo durante la lezione ma il suono concitato di passi, proveniente dalla direzione opposta alla nostra, attirò l'attenzione di entrambe.

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