Capitolo 38

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Il sole calò

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Il sole calò. La mia calma era andata scemando nel corso dell'intera giornata.

Riuscimmo a completare l'unguento solo nel tardo pomeriggio e ognuna di noi lo custodiva in un barattolino di latta di forma circolare. L'idea di doverlo usare non mi convinceva per niente, ma avrei dovuto fare un atto di fede. In fin dei conti la mia amica era ancora lì, accanto a me, quindi non era uno strumento mortale come le erbe che conteneva.

Il resto delle ore successive furono dedicate alla meditazione. Doveva essere un momento per distendere la tensione del corpo e quella della mente, ma nessuna di noi riuscì a farla serenamente.

Avevo cambiato posizione una decina di volte. Non solo ero agitata, ma avevo anche i dolori degli allenamenti dei giorni precedenti.

Anche Costanza era tesa, ma cercava di mostrarsi sorridente e allegra, soprattutto per tirare su il morale della povera Silvia che continuava a sudare senza sosta.

Il tempo trascorse troppo velocemente. Nella stanza si materializzarono le altre professoresse, compresa la preside Aurona. I loro volti erano sorridenti e ci guardavano con un certo orgoglio. Molte di noi, una volta compiuto il rituale, avrebbero riempito le fila della prima linea contro le maledizioni, probabilmente ne sentivano un estremo bisogno.

"Tutto è pronto." Comunicò Aurona, rivolgendosi prima ad Hermelinda e poi a noi tutte. "Le difese sono state collocate, nessuno si accorgerà del nostro rituale. Ognuna di noi vi trasporterà al luogo prestabilito."

Notai che scelse appositamente di non nominare il luogo di incontro né diede ulteriori dettagli su ciò che avremmo dovuto fare. Sospirai e cercai di farmi coraggio mentre osservavo le prime ragazze che venivano smaterializzate.

Mi affiancai disperatamente a Costanza: "Dimmi che andrà tutto bene." Sussurrai sperando che nessuna delle streghe potesse sentirmi.

"Andrà tutto bene." Rispose lei, sulle labbra un mezzo sorriso. Era una mezza verità. Le augurai mentalmente di trovare il legame che tanto desiderava.

Lasciai passare avanti il maggior numero di ragazze possibili e questo fu notato da Hermelinda che mi si avvicinò. Sul suo viso intravidi un'espressione divertita, nascosta sotto quella inquisitoria.

"Stai rimandando perché hai paura di rigettare dopo la smaterializzazione o per quello che ti aspetta dall'altra parte?" fu un commento pungente quanto ironico.

"Entrambe le opzioni sono giuste." Scherzai io con un mezzo sorriso.

"Cercherò di trasportarti con gentilezza." Le sue labbra si arricciarono in un ghigno mentre la mano afferrava il mio braccio per poi sussurrare: "transferre."

Divenni polvere, granelli portati via dal vento eppure legati a una forza che mi trascinava via con sé.

I nostri corpi si ricomposero in un'ampia radura e, per fortuna, non rigettai il pranzo. Ero troppo sconvolta e intenta a guardarmi intorno, e questo mi aiutò a distrarmi. Eravamo tutte lì, o quasi, mancavano ancora diverse compagne e anche la mia amica Costanza. C'era qualche piccola fiammella sospesa nell'aria a illuminare i nostri visi e a gettare un po' di colore attorno a noi. Era una notte nuvolosa e la luna piena faceva spesso capolino tra le nuvole ma, per lo più, si nascondeva alla vista. Questo rendeva tutto ciò che ci circondava, al di là delle fiammelle, sinistro e misterioso.

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