Capitolo 33

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Napoli non era mai stata così bella alla luce della luna e delle stelle che illuminavano il golfo addormentato

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Napoli non era mai stata così bella alla luce della luna e delle stelle che illuminavano il golfo addormentato. Il venticello fresco di quella sera sembrava quasi benefico sulla pelle dopo aver trascorso così tanto tempo nelle viscere della terra. Forse anche i miei capelli e il mio corpo avevano iniziato ad odorare di tufo, forse stavo diventando tutt'uno con la pietra gialla che fa da fondamenta alla città.

Brando stringeva la mia mano e mi guidava lungo la strada che costeggiava il mare. Ricordavo bene gli schiamazzi e la gente che la mattina, soprattutto durante le giornate di sole, si assiepava in questa parte della città. Era anche un ottimo momento per acquistare il pesce appena pescato. Ora, tutto taceva, a parte il suono del mare che si infrangeva contro gli scogli poco più in basso.

"Sei sicuro che sia stata una buona idea?" mormorai al mio accompagnatore.

"Non hai più l'obbligo di rimanere rintanata lì sotto e poi ci sono io con te." Parlò in modo deciso e non ebbi più nulla da obiettare.

Dopo la breve chiacchierata che avevamo avuto nell'aula, Brando mi aveva proposto quella fuga notturna in città. La gioia che mi si leggeva in viso in quel momento fu una risposta più che sufficiente.

Per uscire ero stata costretta a saccheggiare dal baule di Costanza uno dei vestiti, visto che i miei erano scomparsi dopo l'assalto di Giulia che aveva deciso di fare di me una guerriera senza via di ritorno. L'unico che riuscivo a riempire nei punti giusti, vista la mia attuale corporatura in via di guarigione, era un abito nero, stretto in vita e dalla gonna che cadeva dritta fino ai piedi. Non aveva nulla di particolare se non dei lacci che si intrecciavano sul petto e, comunque, era completamente occultato dal mantello nero che ero stata costretta ad indossare per il vento freddo. Il cappuccio mi ricadeva largo sulla testa, rendendomi anche difficoltoso individuare l'Orso che camminava accanto a me.

Anche Brando indossava gli abiti quotidiani tipici della superficie. Una giacca stretta in vita da cui intravedevo una semplice camicia bianca il cui colletto era ben stretto attorno alla gola e dei pantaloni neri. I capelli biondo cenere erano leggermente smossi dal vento dandogli un'aria più malinconica del solito. Lo osservavo di tanto in tanto mentre camminavamo, sapendo di essere ben camuffata dal cappuccio, ma il mio cuore mi tradiva e sussultava ogni volta. Cercai di non badare a quelle mie reazioni e indirizzai gli occhi altrove.

"Ci siamo quasi." Disse Brando dopo un po' che camminavamo.

Mi accompagnò lungo una scaletta in pietra che dalla strada conduceva ad un piccolo molo semicircolare che sarebbe apparso completamente buio se non ci fosse stata la luce della luna a illuminarlo parzialmente.

"Non è un posto un po' troppo defilato dove portare una ragazza?" scherzai ma, col favore delle tenebre del cappuccio, mi ritrovai ad aggrottare davvero le sopracciglia e a guardarmi intorno con aria circospetta.

"Dici che sto infrangendo un'altra regola del tuo prezioso galateo?!" commentò lui scendendo l'ultimo gradino per poi attendermi mentre percorrevo i miei. Un tenue sorriso gli illuminava il viso e, quando lo raggiunsi, mi abbassò il cappuccio dietro la schiena. "Eccoti qui."

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