Il giorno successivo, Costanza non tardò a bussare alla mia porta per ricordarmi della promessa che mi aveva fatto la sera precedente. Mi ero accorta subito di quanto fosse necessario avere una guida in un luogo come l'Accademia. Mi trovavo all'interno di un'enorme città sotterranea, fatta da un dedalo di cunicoli piccoli e grandi che conducevano davvero in ogni direzione e si dispiegavano sotto il centro di Napoli. Eppure, in superficie, i suoi abitanti continuavano a vivere serenamente la loro quotidianità, ignari di quanto accadeva sotto i loro piedi.
L'Accademia era fornita di ogni cosa cosicché chi la viveva quotidianamente non era costretto a risalire in superficie. Costanza mi aveva mostrato ogni angolo, dalle cucine, costantemente rifornite, ai bagni, divisi per sesso e con annesse vasche termali, utili per ristorare il corpo, all'infermeria, al cui interno aveva avuto modo di incontrare e salutare Matilde.
Diverse erano le sale comuni dove gli studenti erano liberi di trascorrere il tempo per dedicarsi allo studio o semplicemente socializzare. E, ovviamente la mensa, un ambiente rettangolare enorme, dove al centro erano collocati due lunghi tavoli di legno massiccio, con altrettante panche per lato. Le pareti erano decorate con pesanti arazzi che raccontavano alcuni particolari momenti di battaglie tra uomini oppure uomini contro bestie leggendarie o, ancora, figure demoniache. Non avevo osato chiedere approfondimenti alla mia eccezionale guida, timorosa che Costanza potesse iniziare un lungo racconto fatto di personaggi ed eventi a me sicuramente del tutto sconosciuti. Dal soffitto della mensa pendevano due enormi candelabri perennemente accesi, le cui fiammelle apparivano stranamente immobili.
Ogni ambiente dell'Accademia prevedeva un'illuminazione di questo tipo mentre nei corridoi si preferiva disseminare, lungo il tragitto, candele rinchiuse in piccoli fori quadrati praticati nel tufo.
Nell'Accademia c'era tutto, tranne le finestre a cui ero tanto abituata e legata. Non vi era un solo posto da cui fossi riuscita a scorgere anche un solo spiraglio di luce naturale proveniente dalla superficie. Come tutti loro riuscissero a vivere e respirare a così tanti metri di profondità restava per me un vero mistero.
All'esterno della mensa, vi era un ambiente di passaggio con poltroncine e divanetti, alle cui pareti vi erano diversi quadri con volti di uomini sconosciuti che osservavano i passanti o chi, come noi, indugiava maggiormente in quel piccolo ambiente di collegamento.
"Sono personaggi influenti che hanno fatto la storia della nostra Accademia." Mi spiegò Costanza, vedendo la mia espressione curiosa nello scrutare quei dipinti. "Se un giorno riusciremo a farci un nome potremmo avere anche noi il nostro quadro appeso su una di queste pareti!"
Scherzò ed entrambe sorridemmo divertite.
"Sicuramente tu hai più opportunità di me di essere ricordata, cara Azaria!" riprese Costanza prendendomi bonariamente in giro. "Potresti già passare alla storia come la sopravvissuta al sigillo!"
"Per il momento sono conosciuta solo come la marchiata!" le ricordai e, in effetti, nel corso della giornata mi ero sentita chiamare diverse volte in quel modo dai gruppi che casualmente incrociavamo nei corridoi o negli ambienti che visitavamo.
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FOEDUS
FantasíaNapoli, 1821. Nel ventre della città, sotto la superficie, si nasconde un'Accademia che forma streghe e guerrieri da sempre impegnati nella faida contro i seguaci del culto micaelico. Azaria, una giovane di salute cagionevole, cresciuta in una famig...