Capitolo 18

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Ormai era inutile tentare di riprendere nuovamente sonno

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Ormai era inutile tentare di riprendere nuovamente sonno. Dopo il confronto con Costanza, avevo deciso di preparami, vestirmi e organizzare il materiale che avevo per seguire la lezione supplementare di Arechi. Avevo deciso di saltare anche la colazione perché quel sogno mi aveva scosso nel profondo facendomi perdere l'appetito.

Mi abbandonai ad un sospiro angosciato per l'incontro imminente, afferrai la spazzola e iniziai a pettinare lentamente i capelli, raccogliendoli tutti su di un lato del viso mentre mi guardavo nel riflesso del piccolo specchio infisso alla parete. 

Mentre compivo quel rito mi resi conto che il mio aspetto era davvero migliorato da quando ero stata accolta nell'Accademia. Il sigillo era sotto controllo, non mi stava più consumando.

Quella constatazione mi causò una fitta nel petto. Per quanto le attività dell'Accademia mi tenessero impegnata, pensavo costantemente ai miei genitori. Le loro azioni, la loro paura, le loro parole, tornavano ad opprimermi e a farmi mancare l'aria. 

La manica dell'abito che indossavo scivolò lentamente verso il gomito, rivelando una serie di tagli in via di guarigione che mi ero procurata. Avevo trovato un modo meno rumoroso di infliggermi il dolore dopo essere stata scoperta da Costanza. Finché erano nascosti sotto gli strati dei vestiti nessuno avrebbe potuto vederli.

Mi riscossi da quei pensieri e abbandonai nuovamente la spazzola sulla scrivania per tirarmi su la manica fino al polso. I capelli sciolti mi ricadevano lungo la schiena e con un tocco leggero delle dita avevo sistemato anche la frangetta. Afferrai i tomi sulle erbe e sulle pozioni, insieme ad una serie di pergamene da utilizzare per la lezione, e mi avviai con passo spedito verso la porta.

Avanzavo decisa per i corridoi dell'Accademia, stando ben attenta a non incrociare gli sguardi altrui, detestavo attirare l'attenzione più del dovuto. Per mia fortuna, la distanza dal dormitorio femminile alla piccola aula dove avrei aspettato Arechi non era molta e trovai la porta già spalancata ma l'interno vuoto. Mi accomodai ugualmente su una delle sedie ed iniziai a ripetere l'utilizzo delle erbe che mi erano state assegnate.

Difficile dire quanto tempo fosse trascorso, assorta com'ero nello studio delle differenti erbe e dei preparati possibili. Eppure un improvviso senso di inquietudine mi pervase facendomi agitare sulla sedia. Qualcosa mi stava innervosendo e ne capii la causa solo quando mi voltai in direzione della porta.

Il Lupo era lì, appoggiato con la spalla contro lo stipite della porta con gli occhi verdi fissi su di me e la mascella serrata. Qualcosa sembrava divertirlo dal modo in cui teneva un angolo delle labbra sollevato verso l'alto ma dai suoi occhi traspariva solo giudizio, come sempre.

"Da quanto tempo sei lì?" sbottai seccata per non essermi accorta della sua presenza.

"Abbastanza dal rendermi conto che hai confuso la pianta di belladonna col biancospino."

Spalancai gli occhi e tornai a fissare gli appunti e, al contempo, la pagina del manuale che stavo studiando. Sfogliai un paio di pagine alla ricerca della rappresentazione del biancospino e mi resi effettivamente conto di quanto fossero diversi. Sospirai sconfitta. 

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