Capitolo 4

157 36 62
                                    

"La ragazza si è svegliata?"

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

"La ragazza si è svegliata?"

Una voce dura e possente irruppe improvvisamente nel mio sonno, risvegliando lentamente la mia coscienza. Ma non avevo la forza per aprire gli occhi né per muovere un solo muscolo. Rimasi lì, abbandonata sul comodo cuscino che mi accoglieva. Mi accorsi che qualcuno mi aveva avvolta in una calda coperta e quel tepore mi confortò.

"Ulfari." la voce sorpresa che gli rispose fu quella di Gisulf. "Ha perso nuovamente conoscenza."

Stavano parlando di me. Quelle parole mi arrivarono forti e chiare e, nonostante non avessi la forza di fare alcunché, tesi l'orecchio per poter seguire meglio la loro conversazione e capire con chi avevo a che fare e quali fossero le loro intenzioni.

"Non posso credere che vi siate avventati a fare una cosa tanto stupida senza chiedere il mio aiuto." La voce dell'altro uomo, quello che Gisulf aveva chiamato Ulfari, intervenne nuovamente, con tono basso ma minaccioso.

"Ulfari, capisco la tua preoccupazione ma non è questo il luogo per parlarne." Una voce femminile mi sorprese, sobbalzai appena sotto la coperta che mi proteggeva. "L'albero sacro mi è apparso in sogno per permettermi di aiutarla. Non potevamo perdere altro tempo. Le sue condizioni sono serie, la febbre la sta consumando..."

Trattenni il respiro e cercai di impedirmi di aprire gli occhi. Ero terribilmente curiosa di vedere i loro volti, forse questa volta sarei riuscita a metterli a fuoco. Il modo in cui quella voce femminile aveva parlato lasciava intendere seriamente quanto fosse preoccupata per le mie condizioni di salute e la cosa mi stupì.

"Ma non sappiamo cosa ha attivato il sigillo!" sbottò di nuovo l'uomo "Avremmo dovuto studiare la situazione con più attenzione. Se la ragazza fosse pericolosa?!"

Il silenzio assordante che ne seguì mi spinse ad aprire lentamente gli occhi. Fui costretta, anche questa volta, a sbattere più volte le palpebre per mettere a fuoco l'ambiente circostante ma ebbi nuovamente difficoltà. Un suono però attirò la mia attenzione. Qualcuno, al mio fianco, stava versando delicatamente dell'acqua in una tazzina di porcellana, almeno così mi sembrò dall'effetto che ne produsse. Con mia enorme sorpresa, riuscii a ruotare leggermente il capo sul cuscino e distinsi una figura femminile, a tratti annebbiata e a tratti nitida. La donna si accorse di me e mi offrì un sorriso gentile.

"Direi che siete riusciti a svegliarla!" la donna dinanzi a me pronunciò quelle semplici parole e, pur non vedendo il volto degli altri presenti, riuscii a percepire i loro sguardi su di me. "Comunque, giusto in tempo per prendere l'infuso."

Trovai la forza per scuotere il capo, non avevo alcuna intenzione di bere o mangiare nulla che fosse offerto da quegli estranei. Nessuno però sembrò curarsi del mio cenno del capo.

Cercai di stringere gli occhi, di frugare in quell'ambiente che riuscivo a tratti a intravedere per capire dove fossero le altre tre persone che stavano discutendo poco prima. Tre sagome, una accanto all'altra, erano posizionate ai piedi della poltrona su cui ero distesa. Mi sforzai per metterle a fuoco e ciò che notai fu il loro comune sguardo di preoccupazione rivolto su di me.

FOEDUSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora