Capitolo 21

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Non avevo idea di quanto tempo fosse trascorso, forse un'ora, forse due, ma nella mia mente sembrava trascorsa un'eternità

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Non avevo idea di quanto tempo fosse trascorso, forse un'ora, forse due, ma nella mia mente sembrava trascorsa un'eternità. Non avevo mai sofferto quegli allenamenti come in quel preciso istante, neanche quando mi ero trovata ad eseguirli per la prima volta. La differenza sostanziale erano i due occhi verdi che mi squadravano dal fondo del tappeto, senza abbandonarmi per un solo istante.

Avevo cercato in ogni modo di non intercettare il suo sguardo per non lasciarmi suggestionare da un suo eventuale giudizio. Per di più, il rossore per lo sforzo fisico camuffava perfettamente l'imbarazzo che provavo nel profondo. Era la prima volta che qualcuno, oltre ad Hermelinda, osservava i miei allenamenti. E, come se non bastasse, avevo la camicia completamente sudata che aderiva alle mie forme in maniera decisamente sconveniente.

Distesa di schiena sul tappeto stavo eseguendo una lunga serie di addominali. Le braccia dietro alla nuca accompagnavano il movimento del busto che si sollevava, piegandosi leggermente in avanti, per poi riappoggiarsi delicatamente a terra. Il dolore ai muscoli dell'addome si mostrava come un bruciore insostenibile, soprattutto nel momento in cui mi stavo avvicinando alla fine della serie.

Hermelinda, inginocchiata al mio lato sinistro, batteva la mano sul tappeto cadenzando tempo e ritmo e limitandosi a contare mentalmente il numero di addominali fatti.

"Ne mancano ancora dieci." Disse, questa volta senza riprendermi su eventuali errori commessi.

Avevo la frangetta completamente appiccicata alla fronte madida di sudore e diverse goccioline mi colavano ai lati delle tempie, seguendo la ripida discesa fino al collo. Il dolore era insopportabile ma non avevo intenzione di mollare, soprattutto adesso che avevo gli occhi di Arechi addosso. Non gli avrei permesso di prendersi gioco di me.

Cinque. Quattro. Tre. Due. Uno.

Hermelinda sbatté più forte la mano sul pavimento segnalando che la serie era ormai terminata e potevo riposare. Mi abbandonai, esausta, sul tappeto. Boccheggiavo e cercavo di inalare quanta più aria possibile nei polmoni mentre il petto si sollevava ed abbassava ritmicamente. Il cuore batteva all'impazzata e mi rimbombava nelle orecchie a causa dello sforzo appena compiuto.

"Benissimo, Azaria. Sono molto colpita dalla determinazione che metti in questi allenamenti." Hermelinda sorrise e, prima di rimettersi in piedi, aggiunse: "Voglio che ti impegni sempre così."

Arechi sbucò nel mio campo visivo all'improvviso, rivolgendosi direttamente ad Hermelinda che lo ascoltò senza lamentarsi del suo intervento.

"Ha le braccia troppo deboli, fa fatica a fare i piegamenti, e sappiamo entrambi che sono un'arma utile per difendersi finché non avrà accesso ai suoi poteri." Il ragazzo continuò a parlare senza mai rivolgermi uno sguardo.

"Ti ricordo che Azaria non aveva mai fatto un allenamento. Non potevo inserirle troppi esercizi senza essere certa che sarebbe riuscita a svolgerli tutti." La donna rispose con assoluta tranquillità, incrociando le braccia sul petto con aria pensierosa.

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