Capitolo 14

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Dopo quell'incontro sgradito, la colazione, ovvero una fetta di pane con su un po' di marmellata di arance, mi era quasi andata di traverso

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Dopo quell'incontro sgradito, la colazione, ovvero una fetta di pane con su un po' di marmellata di arance, mi era quasi andata di traverso. Stavo raccontando a Costanza proprio della conversazione avuta con Arechi Landolfo e, nel farlo, continuavo ad agitarmi e ad infuriarmi. Poco mi importava di eventuali orecchie indiscrete. Lei mi sorrideva divertita e non provò ad interrompermi finché non terminai tutti gli aggettivi negativi che mi sembravano calzare perfettamente su Arechi.

Così, seguitammo a chiacchierare anche mentre ci dirigevamo verso l'aula in cui si sarebbe tenuta la lezione di pozioni. Ci lasciammo superare ben volentieri dagli altri studenti pur di continuare la discussione.

"Vedi, Arechi ha sempre avuto un carattere un po' particolare e non mi stupisce assolutamente che ti abbia tratta in questo modo. È sempre diffidente con chi non conosce, preferisce mettere gli altri alla prova e studiare i loro comportamenti prima di dare loro fiducia." Costanza sussurrò quelle parole e strinse con maggior vigore i volumi che trasportava tra le braccia.

"Posso anche capire la diffidenza ma tu non hai visto come mi ha guardata. Sembrava odiarmi ancor prima che aprissi bocca. È stato sgradevole!" sussurrai guardandomi intorno con circospezione. Dopotutto, Arechi mi aveva minacciata dicendomi che sarebbe stato la mia ombra.

"Devi tenere conto che appartiene a una delle famiglie più antiche in assoluto che praticano la magia e ha davvero tanto peso sulle spalle, più di quello che immagini." aggiunse e quelle parole attirarono la mia curiosità, motivo per cui la fissai con aria interrogativa sperando che potesse darmi altri dettagli. Costanza, invece, si limitò a sorridermi facendo un cenno col capo in direzione della porta spalancata davanti a noi.

Eravamo arrivate a destinazione. Sulla soglia ci attendeva a braccia conserte la professoressa di pozioni, Marianna Volturale. Sul viso un'espressione seccata che, per fortuna, non era rivolta direttamente a noi ma a tutti gli studenti che stavano sopraggiungendo in ritardo. Rassegnata, la donna fece cenno a tutti di entrare con un sospiro pesante.

Prima ancora di ricevere quel cenno dalla professoressa, i miei occhi erano già catapultati all'interno. Dalla soglia riuscivo a scorgere la piccola aula che era ben differente da quella in cui avevo seguito la lezione precedente.

Era un ambiente piccolo e rettangolare, lo spazio centrale era occupato da un enorme tavolo di legno, che poteva contenere una quindicina di persone, se non di più, con sedie tutte attorno. Le pareti erano prive di decorazioni, se non per una lunga libreria sulla parete di fronte all'entrata da cui traboccavano diversi tomi pesanti.

Sulla destra, invece, si apriva nella parete una porta ad arco da cui riuscivo ad intravedere diversi vasi con piante, strumenti per il giardinaggio, sacchi di terra fresca e tavoli da lavoro per realizzare le pozioni.

Ero appena entrata quando un'improvvisa sensazione di disagio mi colpì alla bocca dello stomaco e non faticai ad individuarne la causa. Due occhi verde scuro mi fulminarono all'istante.

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