Capitolo 13

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Quanto tempo era trascorso da quando ero stata accolta nelle profondità dell'Accademia? Forse poco più di una settimana ed ancora faticavo ad abituare il corpo a non percepire i cambiamenti del giorno e della notte

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Quanto tempo era trascorso da quando ero stata accolta nelle profondità dell'Accademia? Forse poco più di una settimana ed ancora faticavo ad abituare il corpo a non percepire i cambiamenti del giorno e della notte. Non riuscire a vedere la luce mi destabilizzava completamente e mi rendeva impossibile seguire gli orari interni dell'Accademia.

Avevo trascorso talmente tanti mesi rintanata nel letto della mia stanza che la mia unica occupazione era stata quella di ammirare i cambiamenti di luce dalla finestra nel corso delle diverse giornate. Alba, giorno, tramonto, notte, e poi l'aria fresca del mattino o il cielo stellato, che riuscivo ad ammirare da quella piccola apertura, mi avevano intrattenuta e fatta sognare. Non avevo altro.

Quel mondo sotterraneo in cui ero finita mi aveva costretto a rinunciare a tutto questo, circondandomi solo di pareti immense e dal colorito giallognolo. L'aria fresca del mattino sostituita da quella pesante e opprimente del tufo.

Nonostante i richiami di Costanza, insistenti e tamburellanti, dall'esterno della porta, non riuscii in alcun modo a risvegliarmi dallo stato di torpore in cui mi trovavo.

Furono i brontolii acuti e insistenti del mio stomaco che bramava cibo a svegliarmi definitivamente. Quel richiamo era stato più che sufficiente a farmi riscuotere, lavare e indossare uno degli abiti che mi era stato donato e posizionato all'interno del baule. Non ebbi mai modo di capire come fossero riusciti a carpire le mie misure ma gli abiti che trovavo al suo interno erano sempre della giusta misura, anche adesso che il mio corpo era deperito e magro.

Il vestito, di un nocciola scuro, aderiva perfettamente alla vita sottile per poi proseguire morbido lungo i fianchi e le gambe, era stretto appena sotto il seno dove diversi lacci incrociati si intrecciavano e mettevano in risalto lo scollo. Avevo sistemato i lunghi capelli castani in una treccia morbida che mi carezzava un lato del viso e la frangetta era leggermente aperta su un lato.

Mi osservavo allo specchio quadrato, posizionato sulla parete accanto alla porta, cercando segni di miglioramento sul mio volto ma le occhiaie ed il pallore erano ancora lì, sottolineando la mia continua lotta con quello che si annidava dentro di me.

Mi lasciai andare ad un sospiro tetro e preferii rivolgere la mia attenzione alla piccola scrivania da cui iniziai a raccogliere materiali per la lezione sulle pozioni, l'unica che in quel momento mi era davvero utile seguire non avendo accesso alla magia. Raccolsi un paio di fogli bianchi e altri su cui avevo già appuntato un paio di nozioni, insieme al libro di pozioni preso in prestito dalla biblioteca.

Speravo ancora di riuscire a fare un salto in mensa per rubare qualcosa di dolce da mangiare lungo il tragitto e per questo mi precipitai immediatamente verso la porta, chiudendola subito alle mie spalle.

Grazie alla guida e all'aiuto di Costanza ero riuscita ad imparare i percorsi più importanti ed ero in grado di raggiungere la mensa e l'aula della lezione in perfetta autonomia. Ma vi erano ancora così tanti cunicoli e gallerie da esplorare lì sotto che mi avrebbero sicuramente portata alla follia.

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