Napoli, 1821. Nel ventre della città, sotto la superficie, si nasconde un'Accademia che forma streghe e guerrieri da sempre impegnati nella faida contro i seguaci del culto micaelico.
Azaria, una giovane di salute cagionevole, cresciuta in una famig...
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"Allora sei pronta?"
La voce di Hermelinda dall'altro lato del paravento, approntato per l'occasione, mi fece trasalire.
Ero ancora intenta ad avvolgere alla meglio la fascia di pelle che faceva parte degli indumenti assegnatimi dalla professoressa e da utilizzare durante gli allenamenti. La donna era stata categorica: vietate gonne e pizzi.
Ero rossa per l'imbarazzo e la vergogna. Non solo ero stata costretta a prendere parte agli allenamenti, nonostante mi fossi più volte rifiutata, ma dovevo anche indossare una tipologia di vestiti che non faceva decisamente per me.
Uscii da dietro il paravento sfoggiando dinanzi alla donna i pantaloni marroni che mi aveva dato, leggermente larghi lungo la gamba per poi restringersi alla caviglia, così da entrare senza difficoltà all'interno degli stivali di cuoio; sopra indossavo una semplice casacca di lino bianca, con uno scollo impercettibile, e con la fascia di pelle che mi avvolgeva fianchi e vita.
Non facevo altro che tirare nervosamente la manica verso il basso per evitare il più possibile di mostrare un solo centimetro in più di pelle.
Ero immobile e con gli occhi fissi su Hermelinda in attesa del suo benestare. Anche lei era vestita in maniera simile, l'unica differenza stava nei pantaloni in pelle nera, incredibilmente aderenti. Gli occhi castani della donna mi analizzarono dalla punta dei piedi fino a quella dei capelli su cui si soffermò in modo particolare. Si sfilò dal polso una stoffa nera e me la porse.
"Legati i capelli, sono troppo lunghi, o fai una treccia, come la mia, se preferisci." Per il resto annuì mentre mi ripassava visivamente. "Questo è l'abbigliamento consono per combattere, almeno quando lo fai con me."
La ascoltavo mentre eseguivo l'ordine che mi aveva dato. Stavo realizzando una treccia morbida nel modo più rapido possibile, non volevo in alcun modo indispettire la donna che si era offerta di darmi lezioni personalmente. La professoressa, per quanto mi sembrasse affabile, generava in me un senso di timore, forse dettato dal motivo per cui mi trovavo lì.
"Questa sarà solo una lezione conoscitiva, Azaria. Non mi aspetto che tu sia già pronta per combattere sul tappeto."
La donna incrociò le braccia sotto i seni e mi osservò in viso. Sentivo il suo sguardo soffermarsi sulle occhiaie che ancora mi segnavano il volto.
"Ti vedo migliorata rispetto a quando sei arrivata qui ma ancora non ci siamo. Il tuo corpo emana fragilità e, se sei fragile, diventi un bersaglio facile." Le sopracciglia scure si aggrottarono leggermente. "Stai mangiando come si deve?"
"Sì, cerco di non saltare nessun pasto." Risposi, intanto concludevo con un fiocco la lunga treccia di capelli. "Ma ho difficoltà a riposare bene... tra incubi e pensieri..."
Lasciai cadere l'argomento e istintivamente tornai a tirare giù la manica della mia casacca. Hermelinda annuì e, dopo un breve sospiro, lasciò spaziare lo sguardo sulla sala in cui ci trovavamo. Anche io feci lo stesso, prendendomi tutto il tempo per osservare meglio la grande palestra sotterranea che l'Accademia era riuscita a realizzare.
Si trattava di un enorme spazio rettangolare diviso in più settori. L'area iniziale, dove ci trovavamo, era di riscaldamento: con tappeti, attrezzi per allenare la muscolatura, pesi. Nell'angolo, immediatamente accanto all'arco d'accesso, era stato realizzato un piccolo spazio dedicato alle donne, con un paravento per permetterci di cambiare d'abito. Hermelinda mi aveva spiegato che poche erano le streghe inclini a frequentare la palestra. La maggior parte preferiva fare affidamento sulla sola magia da difesa rispetto al corpo a corpo.
Superato questo settore, vi erano una serie di attrezzature per tonificare il corpo. Dall'enorme parete di tufo giallo pendevano una serie di corde per esercitarsi nell'arrampicata che poteva essere effettuata anche utilizzando fori quadrati appositamente praticati nella parete e che salivano su per almeno dieci metri.
Da una parete all'altra pendeva, invece, una rete per proseguire l'esercizio e rinforzare la resistenza delle spalle e dei polsi. A terra, in posizione centrale, vi era una pedana stretta quanto un piede, utilizzata per migliorare l'equilibrio e regolabile in altezza.
Le aree successive erano dedicate all'affinamento del combattimento. Vi erano diversi manichini, bersagli per il tiro con l'arco, una rastrelliera a muro con ogni tipologia d'arma, oltre ad un'enorme cassa che custodiva armi in legno per neofiti. Sul fondo della parete, riuscii a distinguere una piattaforma circondata da funi sui quattro lati, dove generalmente i guerrieri si allenavano tra loro nei combattimenti.
Nell'osservare tutte quelle tipologie di attrezzi custoditi nella palestra, constatai quanto fosse fragile il mio corpo. Probabilmente non sarei stata in grado di tenere in mano neanche il peso più leggero, figuriamoci una spada.
"Mi dispiace ma non credo di volerlo fare..." mi riferivo, ovviamente, all'allenamento e alla difesa personale ma non ebbi il tempo di terminare la frase che Hermelinda mi interruppe.
"Qual è il tuo timore principale quando pensi al combattimento corpo a corpo?" mi chiese, muovendo qualche passo verso di me per dimezzare la distanza tra noi.
"Credo... l'idea di non essere capace a difendermi, a colpire l'altra persona, intendo."
"Sicuramente tua madre ti ha cresciuta come una composta signorina e non come un guerriero." Hermelinda sorrise con fare accogliente. "Mio padre era un longobardo e mia madre una strega, entrambi hanno voluto che fossi capace a padroneggiare entrambe le arti. Non hai idea di quante volte il sapermi difendere mi ha salvata. Vorrei ne capissi l'importanza anche tu, Azaria."
La ascoltai ma le sue parole non mi aiutarono a dissipare il nervosismo che mi attanagliava lo stomaco.
"Per prima cosa, direi di iniziare con un programma di allenamento per irrobustire i muscoli." la strega sollevò un sopracciglio mentre allungava le braccia per tastarmi garbatamente gli arti superiori. "Se non iniziamo da queste riuscirai a stento a schiaffeggiare qualcuno."
Quelle parole mi strapparono un sorriso che mi morì quasi subito sulle labbra nel ricordare l'incontro con Arechi del giorno prima. Il Lupo era riuscito a bloccarmi il braccio senza alcuna difficoltà. Ero dannatamente goffa e fragile e il solo pensiero generò in me quel briciolo di orgoglio che mi serviva da stimolo per avvicinarmi ad un mondo che non mi apparteneva.
"Quante possibilità ho di diventare forte come un longobardo?" domandai con un pizzico di ironia.
"Nessuna!" la risposta arrivò secca e sincera, accompagnata da un sorriso. "Questi ragazzi crescono come guerrieri da quando sono piccoli... ma qualche allenamento con uno di loro potrebbe sicuramente esserti d'aiuto."
Una luce strana le illuminò lo sguardo e io mi sentii improvvisamente intimorita.
"Sta tranquilla, sicuramente non adesso o dovrei raccoglierti da terra con un cucchiaino!"
Hermelinda pronunciò quelle parole mentre si avvicinava al tappeto da allenamento e prese a selezionare i pesi più leggeri adatti a me.