Napoli, 1821. Nel ventre della città, sotto la superficie, si nasconde un'Accademia che forma streghe e guerrieri da sempre impegnati nella faida contro i seguaci del culto micaelico.
Azaria, una giovane di salute cagionevole, cresciuta in una famig...
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Napoli, 1821
Ero di nuovo nel fitto della foresta. L'oscurità mi avvolgeva. I piedi nudi affondavano leggermente nella fanghiglia del terreno, inumidito da un recente temporale. Il cielo era totalmente occultato da nuvole scure e dense che rendevano l'aria rarefatta. Un improvviso soffio di vento gelido mi scompigliò i capelli e fece aderire al mio corpo magro la camicia da notte bianca. Ero certa di averla indossata la sera precedente quando mi ero addormentata nel mio letto. Come fossi arrivata lì mi era oscuro. Socchiusi leggermente gli occhi nel vano tentativo di difendermi da quel vento. Avevo la sensazione di aver già vissuto quel momento, forse più e più volte, ma cercare di ricordare era inutile. Nel rendermi conto di essere completamente sola e nel buio di una foresta, il terrore iniziò ad impossessarsi del mio corpo. La mia mente era come stordita e avevo la sensazione che la mia coscienza avesse dormito fino a quel momento e solo ora, in quel luogo oscuro e buio, si stesse lentamente risvegliando. Cercai disperatamente di scrutare con lo sguardo nel buio alla disperata ricerca di un qualche segno di vita, luci, case, qualcosa o qualcuno a cui potessi chiedere aiuto. Un improvviso rombo di tuono mi fece sobbalzare e a quello se ne aggiunse un altro, immediatamente alle mie spalle, come un pesante fruscio. Ero terrorizzata e il gelo si impossessò completamente del mio corpo. Ruotai su me stessa, cercando di non sollevare i piedi dal terreno nel tentativo di non generare alcun suono. Quando mi voltai, i miei occhi si spalancarono all'istante nel riconoscere quello che si celava alle mie spalle: un gigantesco serpente bicefalo. Le due bocche di quell'orrenda bestia erano aperte e le lingue saettavano nell'aria. Il mio cuore perse un battito e mi pietrificai per il terrore. Gli occhi del serpente, tutti e quattro, erano puntati su di me e a nulla era valso il mio tentativo di non fare rumore, quella creatura mi aveva già puntata. Come se mi avesse riconosciuto, entrambe le bocche si socchiusero all'istante producendo un sibilo che scosse l'aria rarefatta della foresta. Non avevo tempo per pensare né per chiedermi cosa stessi guardando né, tantomeno, per chiedermi come ero finita in un posto simile. La creatura, in un attimo, balzò in avanti cercando di dimezzare la distanza tra noi. La paura prese totalmente il controllo del mio corpo e le gambe si piegarono in automatico, ed ero pronta a scattare a mia volta in avanti in una corsa forsennata che mi costringeva ad immergermi nel buio che mi circondava. Ad ogni balzo sentivo la terra umida sprofondare sotto i miei piedi e sapevo che stavo correndo senza una meta perché non vi era un riparo in cui potessi trovare salvezza. Quella corsa forsennata e disperata mi impediva di ragionare. Sentivo il corpo dell'enorme serpente avanzare sempre più velocemente alle mie spalle, distruggendo qualsiasi ostacolo si trovasse lungo la strada. La mia unica certezza era che quella bestia immonda volesse divorarmi, se non fare completamente a brandelli il mio corpo. Il buio mi inghiottiva ad ogni passo che compivo in avanti e gli alberi sembrano non finire mai. Era chiaro che non avevo alcuna speranza di sopravvivere. Ero rassegnata all'idea di morire in quella foresta nel peggiore dei modi. Eppure, dinanzi a me, la coltre degli alberi si aprì improvvisamente lasciando spazio ad un'ampia radura al centro della quale svettava un enorme albero. Dal tronco, dai rami e dalle foglie veniva emanata una luce abbigliante e calda. Ne rimasi incantata ma soprattutto sorpresa perché non ero riuscita a scorgere alcuna luce mentre attraversavo correndo la foresta. Ma la mia corsa non si poteva interrompere solo per la vista di quello strano albero. Sentivo l'alito di morte del serpente lambirmi i capelli e le spalle, doveva essere ad un passo da me. Con le forze residue che mi rimanevano, tentai un gesto disperato. Feci un balzo più lungo di quelli precedenti cercando di aggiungere una nuova distanza tra me e quella bestia orrenda ma qualcosa non andò come l'avevo immaginata. Il piede con cui atterrai dopo quello scatto venne meno e precipitai pesantemente sulla terra umida e fangosa. L'albero luminoso non era abbastanza vicino per trovarvi salvezza. Qualcosa dentro di me mi diceva che anche solo il tocco del suo tronco mi avrebbe potuta salvare. La luce dell'albero sembrò farsi più forte, ferendomi gli occhi eppure, in un ultimo gesto disperato, feci per allungare una mano in sua direzione. Su di me sentii sopraggiungere il serpente bicefalo. Riuscivo a percepire la sua presenza che troneggiava sul mio corpo inerte. Nulla poteva salvarmi oramai. Feci per voltarmi a guardare quella creatura, tremando terrorizzata. Vidi solo le enormi bocche che si aprivano e poi la bestia fu su di me.