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22 luglio 1997

Era mattina, e non volevo alzarmi, volevo che mamma venisse a farmi le coccole nel letto, augurandomi buon compleanno. Ma lo sapevo che mamma andava di fretta. Anche quel giorno. Lavorava tanto insieme a mio papà. Cacciai via le coperte, faceva caldo, ma senza coperte non riuscivo a dormire. Mi stroppicciai gli occhi e scesi in cucina, seguendo il rumore delle stoviglie. "Buongiorno amore della mamma, augurissimi" disse mia madre schioccandomi un bacio sulla guancia. Non mi interessava molto il mio compleanno, e nemmeno dei regali. Ho sempre pensato che fosse un qualcosa di inutile. Non so nemmeno perché. Compivo 8 anni. Sono sempre stata una bambina sorridente, e felice, che non si creava problemi riguardo i cambiamenti di vita, anzi, le piaceva cambiare. Cambiare colore dei vestiti, del fiocco di scuola, cambiare taglio di capelli e colorare il sole di rosso e non di giallo, cosa che, faceva sempre irritare le maestre perché i miei disegni erano sempre diversi da quelli imposti, ma io non lo facevo di proposito, coloravo e basta, e dopo mostravo il mio disegno sorridendo a tutti, orgogliosa di quel piccolo capolavoro.
Mi sedetti a tavola guardando mia madre prepararmi la colazione. Il solito latte e i soliti biscotti mentre lei sistemava alcune cose nel mobile della dispensa come era solita fare. "Se ti prepari, dopo puoi andare con Federico al parco. Sua madre ti ha invitata a pranzo, ti dispiace se passi il compleanno da lui? Magari stasera quando papà torna facciamo una bella festa con la nonna, gli zii e i tuoi cugini, no?" annuii subito e finii il latte in un sorso, "mamma dammi i vestiti, se no Fede si scoccia di aspettare!" dissi correndo per le scale per raggiungere la mia camera.

Un'ora dopo ero per le strade di Buccinasco, e mi dirigevo verso casa di Federico. Fede era il mio migliore amico. Lo avevo conosciuto al primo anno di asilo, quando lo avevano escluso perché era grasso. Io non lo vedevo grasso, lo vedevo bello. Aveva i capelli castani più scuri dei miei però, e gli occhi nocciola. Avevamo 3 anni ed io mi avvicinai a lui mentre mi guardava storto. Avevamo iniziato a giocare con le costruzioni e dopo due settimane ci cercavamo sempre, per andare a scuola, per colorare, per fare merenda e per andare al parco. Come quella mattina. Mi aveva chiamata Mare invece che con il mio nome, America, era un nome di un continente, così mi avevano detto i miei, ed ero fiera di averlo, ma, mi piaceva di più quando Fede mi chiamava Mare. Diceva che nei miei occhi c'era il mare e che ogni estate lui andava a farsi il bagno lì. Io ci andavo al mare. Ma non con lui. Ed ogni anno ci stavo male perché pensavo che il mare con lui fosse più bello. Avevo gli occhi di mio padre, azzurri come il cielo. Una volta ci ho litigato con Federico. Perché volevo che i miei occhi assomigliassero al cielo e non al mare, come diceva lui. Fede aveva un ideale tutto suo, e a me piaceva, anche se ci litigavo. Dopo un paio di isolati ero arrivata a casa sua. Buccinasco era un paese piccolo e calmo e noi bambini potevamo tranquillamente camminare, le macchine erano poche. Erano tutte in città, a Milano. Nel mio paese si giocava a calcio in mezzo alla strada, si correva, si saltava la corda. Ci si divertiva. Dopo aver bussato due volte, Tatiana mi venne ad aprire. Era una donna bellissima. Aveva i capelli biondi e gli occhi azzurri, completamente diversa da suo figlio, lui era come il papà. "Buongiorno Tatiana, Federico é in casa?" "Oh, buongiorno anche a te America, comunque sí, si sta vestendo. Augurissimi per il tuo compleanno, vuoi un biscotto mentre lo aspetti?" mi piaceva tantissimo la mamma del mio migliore amico. Mi trattava da grande. Diceva che ero una piccola grande donna, e che avrei fatto grandi cose. Mi sedetti in cucina sulla sedia che Federico riservava sempre per me quando mi trattenevo da loro per la cena. Tatiana mi diede i biscotti e iniziò a lavare delle tazze. "Mi spiace che tu debba aspettarlo... Ma dimmi a pranzo resti da noi?" "Si signora, la mamma mi ha dato il permesso, stasera faccio una festa, vengono i miei famigliari da Milano..." "QUALE FESTAAA??" disse all'improvviso Federico sbucando dalla sua stanza, "la mia! Tu te lo sei pure dimenticato il mio compleanno!" "Mare, si dice FA-MI-LI-A-RI, non famigliari!" "e tu che ne sai?!?" "ho cercato su internet, lì trovi tutto" "c'é pure una foto dell'America??" 'Sì e ora andiamo a giocare" disse pescando un biscotto e tirandomi verso di lui per uscire, Tatiana che ne frattempo si era goduta la nostra conversazione aveva raccomandato il figlio di tornare presto e poi si era avviata nel bagno.
"Ti sei dimenticato..." dissi io mentre lo seguivo per andare al parco, ormai delusa. Lui però non rispose. Ogni anno mi dava un regalo insieme a sua madre, ma quest'anno Tatiana si era limitata ad un "auguri" e invece lui nemmeno quello. Forse mi importava del mio compleanno. O forse ci ero solo rimasta male perché io il suo compleanno, lo ricordavo benissimo: il 15 ottobre.

Io tua, tu mio. •Fedez•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora