Capitolo 1 - Nuova scuola

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Era un tipico mattino autunnale. Le foglie, trasportate dal vento, cadevano leggere dagli alberi per poi depositarsi a terra ed essere calpestate dai lavoratori e dagli studenti, che frettolosi si dirigevano rispettivamente sul posto di lavoro e a scuola. Leila era già sveglia. L'ennesimo incubo. L'ennesima notte insonne. La giovane osservava annoiata la gente dalla sua stanza, al primo piano di una graziosa villetta. Per lei, sarebbe stato il primo giorno di scuola in quella nuova città, ma, a differenza di come si possa pensare, non era agitata né nervosa né tantomeno preoccupata per la novità; non conosceva quelle emozioni. Non si capacitava del fatto che le persone, in modo particolare i ragazzi della sua età, avessero paura di quello che la vita sottoponeva loro: era insensato. Sua nonna, con cui viveva ormai da una decina d'anni, la chiamò dal piano inferiore, invitandola a fare colazione e a prepararsi. Scese con estrema lentezza le scale e si diresse verso la cucina, dove ad attenderla c'era la donna.

<<Buongiorno, tesoro!>> la salutò lei, prima di darle un bacio sulla guancia.

<<Ciao nonna>> le sorrise e la abbracciò allegramente.

<<Sei pronta per la scuola?>> le domandò con gentilezza, mentre le porgeva un bicchiere di spremuta e il barattolo dei biscotti.

<<Certamente>> le rispose, osservandola. Sua nonna Ayla, nonostante i suoi 75 anni, si manteneva in forma. Nessuno credeva mai alla sua vera età quando la rivelava, anche se dei fili argentati sui suoi capelli biondi erano ben visibili. Era l'unica persona che faceva sentire Leila a suo agio e che la rendeva affettuosa. D'altro canto, Leila non era una cattiva ragazza, sebbene il suo carattere non le permettesse di stringere amicizie di lunga durata.

<<Leila, mi stai ascoltando?>> la nonna la riportò alla realtà.

<<No, scusami. Cosa stavi dicendo?>>

<<Oh, nulla. Ti ho solo chiesto se eri agitata. Stai bene?>>

<<Sì, tranquilla. Comunque no, non sono agitata>> affermò, bevendo l'ultimo sorso della spremuta e precipitandosi in camera sua per vestirsi. Afferrò un paio di jeans neri ed una maglia dello stesso colore, per poi infilarsi delle scarpe da ginnastica grigie. Si precipitò poi nel bagno, dove si truccò con fondotinta e una spessa linea di eyeliner, in netto contrasto col azzurro cielo dei suoi occhi. Legò poi i capelli scarlatti in una treccia morbida che ricadeva sulla spalla sinistra. Ridiscese le scale, salutò la nonna e si incamminò verso la scuola. Dopo una quindicina di minuti, arrivò di fronte all'edificio. Doveva ammetterlo: la struttura non era delle migliori. Le pareti, di un giallo pallido, erano scrostate e a tratti piene di graffiti. Il cortile, semivuoto a causa del freddo di quella mattina, era adornato, se così si può dire, da tre cespugli e un paio di panchine. Tutto ciò era leggermente vivacizzato dai caldi colori autunnali delle foglie, che Leila non si stancava mai di osservare. Con passo sicuro e spedito, la ragazza salì i gradini all'entrata principale e si diresse in segreteria per ritirare il suo orario e scoprire in che classe sarebbe finita. La segretaria le sorrise, più per cortesia che per allegria, e le indicò il percorso per raggiungere la sua classe. La quarta H si trovava al piano terra, fortunatamente, e le bastò seguire alla lettera le istruzioni precedentemente apprese. Prima di raggiungere la classe andò a sbattere contro qualcuno. <<Oh, scusa, non ti avevo vista. Comunque sono Aidan>> si presentò, porgendole la mano.

<<Te l'ha chiesto qualcuno, per caso?>> ribattè lei, con lo sguardo fisso negli occhi del ragazzo. Lui rimase abbastanza sorpreso da quella risposta distaccata e preferì non continuare.

<<Ci si vede eh>> le urlò.

<<Contaci>>

La porta della classe era chiusa, segno che il professore/professoressa fosse già arrivato/a. Bussò energicamente e, non appena sentì urlare un "Avanti", entrò. L'uomo seduto alla cattedra la stava squadrando con disprezzo.

<<Bene, tu saresti?>> sbottò lui. Leila non si aspettava certo che il professore la abbracciasse, dicendole che era felice di incontrarla, ma quella freddezza la prese leggermente in contro piede. Ovviamente non lo diede a vedere.

<<Sono Leila Stewart. Sono una nuova alunna>> spiegò con sguardo glaciale, che costrinse il professore a distogliere lo sguardo. Intanto, un leggero brusìo si era creato all'intero della classe.

<<Guarda la tipa nuova>>, <<Com'è tetra>>, <<Che capelli orribili>> ed altre stupidaggini che Leila fece finta di non sentire. Dopo un invito appena accennato dell'insegnante, la fanciulla si sedette accanto ad un ragazzo, che tentò un accenno di dialogo, fallendo miseramente. La lezione continuò noiosamente. Finalmente cominciò la ricreazione. Si diresse verso il suo armadietto per depositarvi i libri, ma qualcosa, o meglio qualcuno, le si parò sulla destra. Leila guardò i due di sfuggita: lui alto, muscoloso, capelli castani e occhi verde smeraldo. Il classico bel ragazzo, diciamo. Lei la classica troia (scusate il linguaggio): trucco esagerato e vestiti succinti. Le si rivolsero con prepotenza: <<Levati, ragazzina. Dobbiamo passare>>

Lei alzò lo sguardo, per nulla intimorita. <<Se non l'aveste notato, c'è l'intero corridoio in cui potete passare. Non rompete i coglioni a me>>

Lui assunse un'espressione furiosa, ma, guardando la ragazza a fianco a sè, decise che avrebbe pensato più tardi alla vendetta contro quella mocciosa impertinente.

Spazio Autrice

Ciao a tutti! Questo è il primo capitolo della mia storia e spero con tutto il cuore che vi piaccia. So di non essere bravissima, ma mi sono impegnata a fondo. Comunque, se ci sono errori, ditemelo senza peli sulla lingua e provvederò a correggerli.

Qui ho riportato i significati dei nomi dei personaggi presenti in questo capitolo (poi li capirete):

Leila = scura come la notte

Ayla = luce della luna

Aidan = fiamma

-Martina-

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