Capitolo 47 - Resti con me?

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<<Dylan>>

Il ragazzo si scaraventò addosso all'altro con forza e violenza, facendogli perdere l'equilibrio. Questo cadde, ma, con velocità disumana, si alzò ed atterrò Dylan. Leila urlò il suo nome, mentre cercava di tirare l'altro giovane per le spalle. Lui tirò un pugno sullo zigomo al ragazzo dagli occhi smeraldo e tornò in posizione eretta, guardandola. In un attimo, si ritrovò con le spalle al muro con la figura imponente dell'assalitore che le faceva ombra. Le bloccò ogni via di fuga. Alla loro sinistra, Dylan emise un lamento cercando di alzarsi.

"Pensa, pensa, pensa" continuava a ripetersi. Deglutì per l'idea che le era balenata per la testa: era molto rischiosa, ma doveva farlo. Con un movimento repentino si strappò il ciondolo dal collo e, mentre glielo lanciava, urlò a Dylan di afferrarlo. Lui lo prese, anche se non gli piacque affatto la scintilla che si era accesa negli occhi di Leila, che subito gli chiese scusa con lo sguardo. Il ragazzo davanti a lei ghignò.

<<Che intenzioni hai? Dare qualcosa che gli ricordi tutto il tuo amore, una volta che ti avrò ucciso?>> Ma si zittì non appena vide le iridi scure della giovane che lo scrutavano piene di odio e vendetta.

<<Vedo che hai deciso di chiudere quella boccaccia che ti ritrovi>> scherzò Leila, prima di spingerlo ad una distanza sufficiente da sé per aprire le braccia. Due piccoli vortici di tenebra si liberarono dalle sue mani, espandendosi man mano per tutto il suo corpo. Quando anche il volto fu coperto, Leila potè comunque sentire chiaramente la voce di Dylan, che la pregava di fermarsi. Ma era troppo tardi. L'energia accumulata venne sprigionata in un lampo, producendo un effetto a catena, simile a quello di un ordigno. La coltre nera che la copriva lasciò il suo corpo, dirigendosi verso il ragazzo nel vicolo con loro. Venne completamente intrappolato, mentre la nube lo stritolava, finché scomparve con un'esplosione. I due edifici circostanti vennero danneggiati notevolmente, così come la strada che si estendeva davanti a loro. Leila lanciò un'occhiata a Dylan, che, grazie al ciondolo, era rimasto illeso. Tirò un sospiro di sollievo, mentre la sua vista si appannava. Sentì due braccia cingerle la vita per non farla cadere, poi buio.

Leila si svegliò di soprassalto, urlando: il vicolo, il ragazzo, la nube, l'esplosione. Tutto le vorticava insistentemente nella testa, ma si rilassò leggermente vedendo che si trovava nella sua stanza. Sentì dei passi pesanti, ma veloci sulle scale e, allarmata, si nascose dietro la porta con la prima cosa che riuscì ad afferrare. Essa si spalancò, rivelando una figura imponente.

<<Esci da casa mia!>> urlò lei, saltandogli sulle spalle e colpendolo con l'oggetto. Sentì una risata familiare proveniente dal ragazzo.

<<Davvero vorresti farmi fuori con un cuscino, rossa?>> ridacchiò, togliendole il guanciale dalle mani <<Non ti ingaggerò di certo, nel caso volessi uccidere qualcuno>> Il giovane si mise di spalle al letto e con una mossa veloce la fece cadere su di esso. Leila rimbalzò sul materasso finendo contro il muro.

<<Sempre delicato tu>> sbuffò lei, alzando gli occhi al cielo. Mise a posto il cuscino, poi un dubbio sorse nella sua mente: <<Dylan, una domanda: come diavolo sai il mio indirizzo?>>

<<Ma come? Me lo hai detto tu>> ribattè nervoso.

<<Non è così! Come sai il mio indirizzo? Lo voglio sapere ora>>

Lui sospirò. <<Ti spiavo>> disse, alzandosi e fissando il giardino che si vedeva dalla finestra, anche se la visuale era limitata a causa del buio. Leila balbettò: <<Da quanto?>>

<<Da sei anni>> fece una pausa <<non sopportavo l'idea di non poterti vedere o proteggere e, una volta trovato il tuo nuovo indirizzo, mi sono trasferito>>

Leila non sapeva che dire. Da un lato, pensava che fosse stato un folle a farlo, dall'altro, lo riteneva un gesto molto dolce.

<<Perchè, Dylan?>> mormorò.

<<Te l'ho appena detto>> rispose lui ovvio.

<<No, perché la sorte ci è stata avversa>>

<<Possiamo ancora cambiarla. Che ne dici?>> domandò lui avvicinandosi.

<<E me lo chiedi anche? Certo che possiamo cambiarla. Possiamo fare tutto finché stiamo insieme>> affermò accarezzandogli la guancia. Lui la abbracciò e mormorò: <<Ora devo tornare a casa>> Le baciò la fronte, ma, arrivato sulla soglia, lei lo raggiunse.

<<Resti con me stanotte?>> Lui la guardò incredulo, ma poi la sua espressione si addolcì e sorrise.

<<Molto volentieri, rossa>>


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