Capitolo 41 - Gli occhi non mentono

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Spazio Autrice

Dopo "Ti amo in tutte le lingue del mondo", uscirà prossimamente al cinema "Insulto Wattpad in tutte le lingue del mondo"! Solo nelle migliori sale cinematografiche delle vostre città!

Scusatemi davvero, ma sono giorni che lancio insulti e malefici contro questo sito. Ora, sono finalmente riuscita a pubblicare questo benedettissimo capitolo! Buona lettura, amigos!

-Martina-

*************

La mattina seguente i Thompson, Leila, Aidan e Shu erano tutti riuniti nel corridoio dell'ospedale, fuori dalla stanza di Dylan. Era riuscita a trascinarlo fuori dall'edificio con la sua innata velocità, ma lui era svenuto poco dopo a causa delle ferite subite e della conseguente perdita di sangue. Non si era ancora svegliato. Quando erano arrivati, il medico aveva chiesto a Leila un campione di sangue. Nessuno ne capiva il motivo. La rossa era seduta per terra, dalla parte opposta del corridoio rispetto agli altri e con la schiena contro il muro. Continuava a giocherellare con il ciondolo che aveva sempre al collo, sia perché era nervosa per le condizioni di Dylan sia perché stare nello stesso edificio con Abner alimentava la sua sete di vendetta. Lo guardò con disprezzo: l'uomo era immobile, con lo sguardo puntato a terra. Apatico, lo definì. Tanwir li raggiunse l'attimo dopo.

<<Venite tutti qui, anche tu, Leila>> disse, invitando la rossa con un cenno della mano.

<<Mi sono permesso di fare degli esami approfonditi e posso affermare con assoluta certezza che Leila e Dylan non sono più legati. Non so come abbiate fatto, ma siete riusciti a spezzare il legame>> raccontò contento. La ragazza si pietrificò, guardando Cloe, che la fissava a sua volta. Il legame si era interrotto? Com'era possibile? La bionda fu la prima a rompere il silenzio: <<Com'è successo, Leila?>>

<<Non lo so, non capisco>> balbettò lei.

<<Beh, pensaci: né tu né Dylan avete sentito che l'altro era in pericolo durante il ballo. Deve essere stato interrotto prima>> suggerì Aidan, concentrato. Tutti abbassarono lo sguardo alla ricerca di una risposta: chi con le mani nei capelli, chi passeggiando nervosamente.

<<Lo scintillio...>> mormorò Leila.

<<Cosa?>> le chiese Cloe.

<<Lo scintillio, ragazzi!>> esclamò l'altra <<quel giorno all'allenamento>> Leila deglutì. Ricordare come si era sentita quel giorno le faceva male all'anima. Il ricordo del tradimento e di tutte quelle scoperte la investirono nuovamente, facendola barcollare. Sotto lo sguardo preoccupato di tutti, si riprese.

<<Lo scintillio che ha lasciato i vostri petti, dico bene?>> intervenne all'improvviso Shu. La rossa annuì, ringraziandolo con lo sguardo per averla aiutata.

<<Sono confuso>> brontolò Aidan, facendo sghignazzare Cloe.

<<Mentre io e Dylan stavamo discutendo gli ho chiaramente detto che non mi fidavo più di lui. Ho interrotto io il legame>> sussurrò lei, ricostruendo gli eventi di quel giorno terribile. Tutti la guardarono, ma non la stavano accusando, erano semplicemente sconvolti.

<<Ovviamente è colpa tua. Lo è sempre>> sbottò Abner, facendo spostare l'attenzione di tutti su di lui.

<<Beh, se una certa persona non avesse fatto ciò che ha fatto, non sarei nemmeno venuta qui. Me ne sarei stata tranquillamente in Florida>> ringhiò la rossa adirata <<da quando sono qui, non ho avuto altro che problemi su problemi ed è solo colpa sua! Per inseguire uno stupido ideale di grandezza, un'utopia ha distrutto la vita di tutti i presenti!>> continuò senza curarsi del peso delle sue parole. Il suo unico pensiero era lasciare quella città al più presto.

<<Quindi noi non siamo stati altro che problemi per te?>> chiese Cloe, ferita e delusa.

<<È così, Cloe. Credevate davvero che una Maga delle Tenebre, per di più la figlia della Luna, potesse affezionarsi a dei poveracci come voi? Che ingenui!>> ghignò Leila. Non ne era consapevole, né lo faceva apposta per allontanarli: il potere la stava dominando senza che lei se ne accorgesse. Ayla arrivò in quell'istante, sentendo tutto. Affranta, si portò una mano alla bocca e pronunciò un incantesimo che la fece svenire.

Si svegliò tre ore dopo su un lettino dell'ospedale. Si guardò intorno: bianco, bianco ed ancora bianco. Non le erano mai piaciuti gli ospedali. L'infermiera la vide e le sorrise entusiasta, dicendole che avrebbe chiamato il dottore. Tanwir entrò pochi minuti dopo.

<<Ciao, Leila. Come ti senti?>>

<<Cos'è successo?>> domandò ancora tramortita.

<<Tua nonna ti ha fatta svenire con un incantesimo, ma nulla di grave>> Lei sbarrò gli occhi, ma la cosa che le premeva di più era sapere qualcosa su Dylan. Tanwir era sulla soglia e si voltò a guardarla. <<Dylan è nella stanza a fianco, la 308>>

Prima che lei potesse chiedere spiegazioni, lui le parlò: <<Il potere si sta diffondendo in te, ti sta logorando, ma ricorda cosa conta davvero. I tuoi occhi non mentono>>



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