Capitolo 43 - Partenza

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Spazio Autrice

No, non sono morta!! Infatti ecco qui un nuovo capitolo! Buona lettura,

-Martina-

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Leila stava preparando le valigie. Era letteralmente scappata da Dylan il giorno precedente. Non poteva sopportare l'idea che l'avrebbe potuto uccidere da un momento all'altro. Le sue preoccupazioni si stavano avverando e lei non era pronta ad affrontarne neanche una. Aveva disfatto la valigia per la terza volta: per ogni motivo che aveva per andarsene, ne aveva uno per restare. E ruotavano tutti attorno ai Thompson, in particolare un componente. Si sedette sul letto con i gomiti sulle ginocchia e le mani sulla faccia. Scosse la testa: no, doveva partire. Subito. Rimise il tutto all'interno della borsa da viaggio e scese le scale. Chiamò un taxi e si diresse verso l'aeroporto.

A casa Thompson erano tutti riuniti nel salone principale. Abner, Meryl e Kenneth erano seduti sul divano, Aidan sulla poltrona con in braccio Cloe, mentre Shu era appoggiato alla parete e fissava il pavimento. Erano tutti silenziosi da quando Dylan era stato dimesso. Il capo famiglia ruppe quell'imbarazzo: <<Forse è meglio così. Lo so che voi tutti vi eravate affezionati a Leila e, lo devo ammettere, non era una così cattiva ragazza come pensavo. Ma il potere la inghiottirà prima o poi, non potete farci nulla>>

Cloe nascose la faccia nell'incavo del collo di Aidan, sconsolata, e sospirò. Lui la abbracciò e la strinse a sé.

<<Lo sapete che io adoravo e continuo ad adorare quella ragazza: ha tirato fuori parti di noi che nemmeno io stessa conoscevo>> disse Meryl <<ma è meglio che Leila parta ora, no?>>

<<Leila cosa?>> ringhiò Dylan, mentre si staccava dallo stipite della porta. Aveva sentito ogni singola parola e non ne aveva apprezzata nessuna.

<<Esigo una risposta>> gridò, sbattendo un pugno sulla parete accanto.

<<Figliolo, calmati>> lo rassicurò Abner.

<<Non ti azzardare nemmeno a dirlo. Dov'è lei?>> Nessuna risposta.

<<Dov'è?>> riprovò lui, ma ancora nessuno apriva bocca. Tutti lo fissavano, chi spaventato, chi preoccupato.

<<Ragazzi, distruggerò questo posto se non me lo dite ora>>

<<Mamma, papà, ho paura>> mormorò Kenneth, mentre si rifugiava tra le braccia di Meryl.

<<Dylan, ti prego, calmati>> lo implorò Cloe con le lacrime agli occhi.

<<No, se lo faccio, nessuno mi dirà ciò che voglio sapere. Dove. Cazzo. È. Leila?>>

Ancora silenzio, finché Shu non sospirò: <<All'aeroporto. Sta partendo, ma non so dirti la destinazione>> Il giovane gli sorrise e afferrò le chiavi della moto. Mentre correva fuori, gridò: <<Grazie, sei un grande>>

Mise in moto e partì a tutta velocità, oltrepassando di gran lunga i limiti imposti dal codice della strada. Molte erano le domande che gli passavano per la testa. Perché aveva deciso di partire comunque dopo il giorno precedente? Non lo amava forse? Gli aveva detto il contrario. Lo aveva fatto guardandolo negli occhi e non aveva colto alcuna traccia di menzogna nel suo sguardo. Parcheggiò la moto malamente e corse all'interno dell'enorme struttura. Dovette farsi largo tra la folla e superare le proteste di chi controllava la sicurezza dell'aeroporto, ma riuscì ad arrivare ai gates. Si guardò attorno: un paio di bambini correvano senza sosta, mentre le madri tentavano di calmarli, una coppia anziana conversava amabilmente e molti passeggeri leggevano o ascoltavano la musica. I suoi occhi riuscirono a scorgere una chioma scarlatta in un angolo dell'ambiente e procedette a passo spedito verso di essa. Aveva le ginocchia rannicchiate al petto e circondate dalle sue braccia. La testa era buttata all'indietro e poggiava sulla parete, mentre i capelli le scendevano morbidi lungo la schiena. Gli occhi color oceano erano chiusi e sulla sua faccia era dipinta un'espressione serena e pacifica. Dylan si chiese se era davvero giusto impedirle di partire, ma poi scosse la testa: certo che lo era. Leila si stava giusto alzando, dato che avevano appena chiamato il suo volo, ma si scontrò con qualcosa di solido. Sbattè le palpebre ritrovandosi di fronte un petto maschile.

<<Mi scusi>> mormorò imbarazzata, cercando di sorpassarlo. Lui la afferrò per un polso.

<<Questa sarebbe l'ultima delle cose per cui ti devi scusare, rossa>>



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