Epilogo

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Leila guardò il cuscino bagnato dalle sue lacrime, versate incessantemente durante quella notte. E durante quella prima. E quella prima ancora. Era così da tre mesi, da quando la Corte Magica aveva consentito la revoca della condanna. Tre mesi che si disperava. Tre mesi dall'ultima volta che aveva visto Dylan. Tre mesi in cui non era mai uscita dalla sua stanza. Tre mesi in cui aveva perso definitivamente una parte del suo cuore. Qualcuno bussò delicatamente alla porta, aprendola poco dopo.

<<Leila, sei sveglia?>> bisbigliò Dakota. Le era stata molto vicina in quei giorni e gliene era grata, ma non voleva parlare con nessuno in quel momento. Decise di rimanere immobile e far finta di dormire. La mora si avvicinò, posando la colazione sulla scrivania della rossa e sospirando.

<<È inutile che fingi. So che sei sveglia, ma chiuderti in te stessa non è la soluzione>> disse sedendosi ai piedi del letto. Leila non ne potè più e, liberatasi delle lenzuola, si buttò tra le braccia di Dakota, singhiozzando.

<<Scusami>> le sussurrò <<tu sei stata una grandissima amica e io una grandissima stronza>>

<<Stavi soffrendo, lo capisco>> Si staccò dalla giovane e la guardò negli occhi <<Io ci sarò sempre per te, ricordalo>> Leila annuì sorridendo.

<<Ora ti prepari e usciamo>> le ordinò Dakota. Lei non potè far altro che annuire. Si infilò i jeans, la maglietta e il piumino, poi scese le scale. Nell'atrio indossò gli stivaletti e il cappellino di lana grigio, che le aveva regalato sua nonna poco tempo prima. Lei e Dakota passeggiarono per le vie del centro, fermandosi un'oretta in un negozio per comprare dei vestiti. Era rilassante guardare la gente che camminava allegramente mano nella mano o i bambini che giocavano nel parco innevato. Leila sorrise in maniera sincera dopo tanto tempo. Ad un tratto, Dakota si bloccò in mezzo al marciapiede con uno sguardo terrorizzato.

<<Ho dimenticato il cellulare al negozio! Aspettami qui>> La rossa non ebbe nemmeno il tempo di controbattere che la mora cominciò a correre, lasciandola da sola. Si appoggiò ad un albero e chiuse gli occhi. Dopo una quindicina di minuti, l'amica non era ancora tornata, così decise di incamminarsi per andarle incontro. Non si accorse però di un ragazzo che, a passo piuttosto svelto, procedeva nel viale principale. La investì in pieno facendola cadere sulla neve.

<<Guarda dove vai!>> strillò Leila, scrollandosi la neve di dosso.

<<Scusa, non ti avevo vista>> si scusò lui. La rossa si irrigidì: quella voce. L'avrebbe riconosciuta anche in mezzo ad un tornado. Alzò lo sguardo per avere la conferma: Dylan era lì, davanti a lei e la stava guardando in attesa. Lo analizzò attentamente: erano passate solo tre mesi, ma le era mancato da morire. Le erano mancati quei capelli, quegli occhi e quelle labbra. Le era mancato il suo sorriso e la sua arroganza, mista alla sua dolcezza. Immersa nei suoi pensieri, non si era accorta che lo stava fissando. Lui le passò una mano davanti agli occhi.

<<Ci sei? Se vuoi una foto, basta chiedere>> ghignò lui. Leila sorrise: non era cambiato affatto.

<<No, grazie, sono a posto così>> affermò, mentre lui la aiutava ad alzarsi. Sfortuna volle che Leila scivolò sul sottile strato di ghiaccio, trascinando con sé anche Dylan che le teneva ancora la mano. La rossa chiuse gli occhi mentre la sua schiena entrava in collisione con la superficie gelida. Li riaprì quando sentì una fonte di calore sul suo viso: il giovane era ad un paio di centimetri dal suo viso e la scrutava serio ed in silenzio.

<<Beh, posso dire che tu sia ancora più bella vista da vicino>> ridacchiò lui, ricevendo un pugno dalla ragazza che tentava di nascondere il rossore che aveva imporporato le sue guance.

<<Ti vergogni, per caso?>> la schernì lui, avvicinandosi.

<<N-no, è-è solo il freddo>> balbettò lei, destabilizzata per via della sua vicinanza.

<<Come vuoi, rossa>> sussurrò ad un soffio dalle sue labbra, facendola rabbrividire ancora. Le mise un braccio attorno alle spalle nel tentativo di scaldarla.

<<Se ti offrissi una cioccolata calda, accetteresti?>> le chiese, guardandola negli occhi. Lei annuì sorridendo. Rivolse poi lo sguardo alla sua destra, notando Dakota, Cloe, Aidan e Shu nascosti dietro ad un albero che li guardavano raggianti. Le fecero l'occhiolino con dei sorrisetti maliziosi e Leila fece loro la linguaccia. Si girò nuovamente verso Dylan che aveva intensificato la presa e, mentre camminavano, appoggiò la testa sulla sua spalla, sicura che d'ora in poi sarebbe andato tutto per il meglio.


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