Capitolo 45 - Chi è Dylan?

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<<Ti prego, non andare. Resta qui con me>> urlava Leila al ragazzo castano. Lui la guardò con quegli occhi brillanti: quel verde quasi la spaventava. Ad ogni passo che la rossa faceva, Dylan sembrava allontanarsi sempre più, occultandosi nell'oscurità circostante. Leila gridò con tutto il fiato che aveva in gola, ormai sull'orlo di una crisi: <<Dylan, non andare, ti scongiuro!>>

Due mani la scossero, svegliandola. Aprì gli occhi, trovandosi davanti due occhi neri preoccupati: Dakota la fissava in attesa di una risposta.

<<Che succede?>> mormorò la rossa.

<<Stavi urlando nel sonno. Di nuovo>> le rispose la mora, accarezzandole il braccio. Leila alzò il busto e si sedette per guardarla negli occhi.

<<Scusa se ti ho svegliata anche stamattina>>

<<Figurati, sai che ci sono sempre per te>>

Sorrise sollevata e guardò Dakota mentre percorreva la stanza, giungendo sulla soglia. Prima di uscire, si voltò.

<<Leila, posso farti una domanda che mi pongo da molto tempo?>> La rossa annuì.

<<Chi è Dylan?>> A quel nome, il suo cuore perse un battito. Tutta l'angoscia dell'incubo e della loro separazione, avvenuta ormai sei anni addietro, la travolse nuovamente. Dovette inspirare ed espirare a fondo per cinque volte prima di rispondere.

<<Come sai quel nome?>> domandò brusca.

<<Tutte le volte che hai un incubo non fai che ripeterlo. Per tutta la notte e senza sosta. Molte volte, ti guardo piangere e non so che fare. Vorrei solo aiutarti>> sussurrò la mora <<forse non avrei dovuto chiedertelo, scusami>>

Lo sguardo di Leila si addolcì: se l'era presa con la persona che l'aveva aiutata negli ultimi anni, dopo la sua fuga.

<<No, scusami tu. Non dovevo essere tanto acida con te; era una domanda lecita>> Deglutì prima di continuare, lasciando che Dakota si sedesse sul letto accanto a lei.

<<Dylan è stato e sempre sarà l'amore della mia vita>> e cominciò a raccontarle dell'incontro, del loro iniziale odio, di Cloe, di Aidan, di Shu e di Adam, tralasciando ovviamente le parti riguardanti la magia. L'amica sembrava rapita da quel racconto e la ascoltava curiosamente. Finita la storia, era senza parole.

<<Wow>> riuscì a bisbigliare.

<<Già. Sai, sei la prima persona a cui l'ho raccontato e sono contenta che sia stata tu la mia confidente>>

<<Anch'io ne sono felice>> sospirò <<cavoli, vorrei amare anch'io qualcuno in quel modo>>

<<Non te lo auguro per nulla al mondo>>

<<Cosa? Perché?>>

<<E me lo chiedi anche? Guardami, faccio incubi, vedo i suoi occhi verdi nell'erba fresca del parco, nelle veneziane nel palazzo accanto e persino nella parete dell'ufficio. Ogni volta che sento il suo nome mi volto, sperando che sia venuto a prendermi e salvarmi da me stessa. Tutte le volte che ho baciato un ragazzo, con la speranza di dimenticarlo, avevo quel dannatissimo grillo nella testa che mi diceva che ero una demente e stavo rovinando ogni cosa. Non vivo più senza di lui. Lui era la mia àncora e ora la mia nave sta prendendo il largo, al posto di stare ferma in porto>> si sfogò piangendo e rifugiandosi tra le braccia dell'amica.

<<Ora sai perché ti invidio>>

<<Che vuoi dire?>>

<<Nonostante tutte le divergenze, i litigi, la distanza, tu non hai mai smesso di amarlo. Hai conservato, anche inconsciamente, la sua immagine nel tuo cuore. Non cercare di cancellarla, per favore>>

<<Non potrei nemmeno se lo volessi>>

Dakota annuì, poi la guardò con aria di sfida. <<Che diresti se ti proponessi una partita ai videogiochi per tirarti su il morale?>>

Leila sorrise. <<Ti direi che ti adoro. Vado a fare rifornimento di gelato>>


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