Capitolo 11 - Confidenze notturne

2.1K 218 11
                                    

<<Ehi, rossa, come mai sveglia?>> chiese una voce maschile alle sue spalle.

<<Smettila di chiamarmi così. Odio i soprannomi>> sibilò lei.

<<D'accordo, principessa>>

Lei si girò e alzò gli occhi al cielo, sbuffando. Non era chiaramente intenzionata a parlare, così Dylan si sedette accanto a lei sul dondolo.

<<Allora, perché sei sveglia?>>

<<Non riuscivo a dormire, ma non so il perchè>>

Lui la scrutò bene, ma negli occhi della rossa non vide alcuna traccia di menzogna. Non capiva il perché, dato che poco prima era andato a controllare se sua sorella stesse dormendo e aveva trovato Leila che si dibatteva, sussurrando cose senza senso: era chiaro che avesse avuto un incubo. Ma perché non riusciva a vedere la sua bugia? Si destò dalla marea di pensieri solo quando una mano passò ripetutamente davanti ai suoi occhi.

<<Terra chiama idiota. Se mi fissi ancora, mi consumi>> disse ridendo la rossa. Ecco un'altra cosa che Dylan aveva notato: le sue risate non erano mai vere, ma tese o appena accennate.

<<Comunque, tu perché sei in piedi a quest'ora?>> domandò Leila.

<<Ho avuto un incubo>> mormorò lui, imbarazzato. Non sapeva nemmeno perché l'aveva detto, ma gli occhi indagatori della rossa lo avevano messo in soggezione. Ma che gli prendeva? Dylan non era il tipo da farsi mettere i piedi in testa, specialmente da una ragazza.

<<Capisco>> si limitò a controbattere Leila. Non voleva essere invadente, ma quel ragazzo le scatenava un turbinio di emozioni e di curiosità che la spaventava. Senza accorgersene, sussurrò: <<Se ti va di parlarne, ...>>

Dylan la osservò attentamente: non lo avrebbe deriso, questo lo sapeva. Quella ragazza doveva aver sofferto tanto. I suoi occhi non erano limpidi, ma costantemente opacizzati da uno strano velo di malinconia, ma non voleva essere invadente, almeno per il momento.

<<Scusa, ma non mi va, al momento>>

<<Certo, come vuoi>> dopo di che calò il silenzio, ma non era imbarazzante. Stavano bene.

<<Ti piacciono le stelle?>> le chiese Dylan con lo sguardo rivolto verso il cielo.

<<Sì, con mio padre le guardavo spesso. Era la nostra passione>>

<<Guardavi? Dov'è lui adesso?>>

Dylan era impaziente di ottenere una risposta, ma questa non arrivò perché lei evitò la domanda: <<E a te piacciono? Le stelle, dico>>

<<Sì, anche se di solito non ci faccio molto caso. Probabilmente perché non sono abituato a stare col naso per aria>> rise lui, ma lei rimase seria.

<<Penso che non sia per quello. Tutti inseguiamo degli ideali irraggiungibili per trovare la nostra felicità; non la cerchiamo mai nelle piccole cose, come le stelle. Voglio dire, ci crediamo il centro dell'universo, quando non siamo altro che minuscoli granelli di sabbia trascinati via dell'oceano della vita>> Non sapeva esattamente perché si era lasciata andare a quella confessione, ma ora come ora si sentiva in imbarazzo. Non le piaceva condividere queste sue riflessioni profonde, ma al ragazzo non sembrava importare: la guardava soltanto in silenzio. Era affascinato da quella fanciulla che con poche e semplici parole lo aveva messo a tacere.

<<Okay, lascia perdere. Non so neanch'io perché ho detto una cosa del genere>> Leila abbassò la testa e i suoi piedi diventarono improvvisamente interessanti. Il ragazzo le prese il mento tra il pollice e l'indice, incatenando poi i loro occhi.

<<Non devi essere in imbarazzo. Era affascinante ciò che hai detto ed hai perfettamente ragione>> disse quasi in un sussurro, perdendosi nell'oceano negli occhi di lei che sorrise.

<<Sei più bella quando sorridi>> l'affermazione del giovane la colse impreparata, facendola arrossire violentemente.

<<E lo sei ancora di più quando arrossisci>> ridacchiò Dylan, ricevendo subito dopo un pugno sul petto. Si accasciò sul dondolo con gli occhi chiusi e rimase immobile. Leila, che pensava scherzasse, rise, ma, accortasi che il ragazzo non si muoveva, scattò in piedi allarmata. Stava per correre dentro casa per chiedere aiuto, ma una mano le afferrò il polso e, senza rendersene conto, si trovò stesa sul dondolo con Dylan sopra di lei che la guardava divertito e malizioso allo stesso tempo. Il ragazzo si avvicinò al suo orecchio e mormorò: <<Non dovevi tirarmi quel pugno, principessa>>

Dark SoulDove le storie prendono vita. Scoprilo ora