Capitolo 33 - La verità

1.6K 151 8
                                    

Spazio Autrice

Lo so, mi state odiando e mi scuso tantissimo, ma mi sono accorta di non aver fatto molti compiti estivi, quindi ho dovuto recuperare. Tutto ciò, sommato ad impegni vari, mi ha impedito di aggiornare prima, ma sono appena riuscita a sfornare un capitolo nuovo e mi auguro con tutto il cuore che vi piaccia!

******************

La giornata successiva lasciò Leila abbastanza sconcertata. Il primo avvenimento strano era avvenuto durante la prima ora di lezione. Il professore stava tenendo una lezione speciale sulla psicologia legata ad alcuni libri e manoscritti famosi, quando l'aveva fissata intensamente mentre pronunciava queste esatte parole: "Sapete, ragazzi, molte cose non possono essere comprese dall'intelletto. Molti autori si lasciavano guidare dall'istinto e dal cuore, mentre creavano le loro opere. A volte, si ha solo bisogno di un pizzico di magia". Calcò l'ultima parola, per poi fissarla ancora per un istante. Non le aveva più rivolto lo sguardo per il resto della lezione. Certo, poteva essere un caso, ma alla fine dell'ora lui la chiamò e le diede un bigliettino, suggerendole di "usarlo senza pensarci". Una volta uscita, si era nascosta in un angolo del cortile e l'aveva aperto.

"Se i miei segreti vuoi svelare, l'incantesimo devi pronunciare: le parole voglio vedere, perché senza non so rimanere. Rivelami ciò che voglio sapere; il mio potere non riesco più a trattenere". A che cavolo si riferisce? Leila giocherellò qualche minuto coi bordi del foglietto, poi la consapevolezza del soggetto di quella frase la sorprese: il libro! Avrebbe dovuto riaprirlo, una volta a casa Thompson. Aspettò con impazienza la fine delle lezioni, poi corse senza aspettare nessuno. Salutò Meryl e si precipitò in biblioteca. Lo prese, posandolo sul tavolo. Il libro si aprì di scatto, probabilmente riconoscendo il suo calore corporeo, e Leila tirò fuori il biglietto. Pronunciò le parole con molta calma, come se avesse paura di una possibile reazione negativa. Una volta finito, non accadde nulla. Poi uno scintillio fece apparire le parole sulle pagine leggermente ingiallite dal tempo. "Ha funzionato veramente" si ripeteva Leila. Passò le dita sulla carta ruvida e cominciò a leggere, spinta da un'ardente curiosità. Il primo capitolo era una sorta di introduzione, che spiegava ciò che già sapeva: la differenza tra i Maghi della Luce e delle Tenebre, il fatto di controllare gli elementi e le regole fondamentali di entrambe le parti. Due regole la colpirono maggiormente: la prima era un divieto per i Maghi della Luce. A caratteri cubitali si leggeva: UN MAGO DELLA LUCE NON PUÒ MAI E POI MAI TOGLIERE LA VITA AD UN ALTRO MAGO DELLA LUCE O LA PENA INFLITTA SARÀ TERRIBILE E STABILITA DALLA CORTE MAGICA. Poi una regola comune ad entrambi: UN MAGO DELLA LUCE NON POTRÀ MAI AVERE UNA RELAZIONE CON UNA MAGA DELLE TENEBRE E VICEVERSA. A quest'ultima regola si legava poi il capitolo sulla figlia della Luna. La spiegazione parlava chiaro: lei era frutto di un errore. Sua madre e suo padre non erano della stessa fazione e avevano violato il codice. La pena, ovviamente, era la morte. Entrambi erano stati assassinati quando Leila era solo una bambina. Lei lo sapeva. E ora sapeva anche il perché: si erano amati così tanto da essere stati considerati indegni di quel dono. Continuò a leggere: se mai l'unione di due Maghi di differenti fazioni generasse il mostro, questo dovrà essere ucciso senza pietà. Non importa che aspetto, egli abbia. Nessuna pietà.

La rossa prese un bel respiro prima di continuare a leggere: chi ucciderà la creatura sarà lodato in eterno. Ora si spiegava perché Abner la volesse morta: ci avrebbe guadagnato la gloria eterna. Troppo scossa, cambiò capitolo, arrivando a quello sugli amuleti magici. Scorse distrattamente le pagine, fino ad incontrare qualcosa di suo interesse. Sulla nona pagina era rappresentato lo stesso ciondolo che portava lei. Era classificato come barriera anti-incantesimo. Grazie a quell'amuleto, poteva essere ferita, ma non uccisa, anche dal più potente degli incantesimi. Chiuse il libro di scatto: aveva appreso troppo quel pomeriggio. Ed era ora del suo allenamento.

Quel giorno erano presenti quasi tutti: Dylan, Aidan, Adam, Shu, Cloe ed Abner. Meryl era uscita con Kenneth per fare delle commissioni. Il gruppo la salutò e lei sorrise di rimando. Osservò i comportamenti di tutti: Cloe e Aidan si scambiavano occhiatine complici; Adam parlava animatamente ad un poco interessato Shu; Abner la fissava con disprezzo; anche Dylan la fissava, ma, quando lo guardò, le sorrise. La rossa si avvicinò lentamente ad un bersaglio. Raccolse le sue energie e stava per sferrare l'attacco, quando un vortice nero si generò in un angolo della stanza, allargandosi sempre più. Tutti indietreggiarono. Leila era pietrificata, così Dylan la tirò per la vita avvicinandola a sè. Il vortice cessò di colpo, rivelando una figura incappucciata. Questa si successivamente tolse la maschera e il cappuccio, rivelando la sua identità.

Leila sgranò gli occhi, riuscendo solo a pensare ad una domanda: "Perchè?"



Dark SoulDove le storie prendono vita. Scoprilo ora