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Aymor/Romya

Desideravo un bellissimo coltello affilato per poter trafiggere chiunque mi stesse svegliando. Quand'ero un demone non dormivo e adesso che sono umana capisco quanto sia appagante e ristoratore questo sonno, ma odio essere ridestata in qualsiasi modo!
Volevo rimanere l'intera giornata abbarbicata al cuscino, desideravo che i miei piedi e le mie mani si trasformassero in radici profonde e che penetrassero nel materasso rendendomi immobile. 

Ma come era prevedibile non mi trasformai in un albero/umana/demone...

«Sveglia!!!» mi urlò una voce nell'orecchio.
«Smettila James» lo cacciai centrandogli il naso, peccato che non riuscii a fargli male, la mia mano attraversò il suo corpo, era impalpabile. 

Le anime erranti potevano per pochi attimi afferrare qualcosa o qualcuno rendendo il loro corpo solido, ma questo non durava a lungo, e spesso quando decidevano di farlo per contattare i loro familiari peggioravano solo la situazione, aumentando il dolore e stressando coloro cui volevano bene, per questo alcune leggi stipulate dalla confederazione reggenti gli proibivano di farlo. I reggenti potevano essere sia angeli che demoni, stabilivano alcune leggi quando alcune situazioni diventavano critiche, non si riunivano spesso perché ogni loro incontro finiva in uno scontro aperto.

Mi addormentai nuovamente e questa volta sognai. Era una cosa nuova per me, non mi ero mai persa nell'immaginazione della mia mente. Camminavo per un corridoio vuoto, lungo, lunghissimo. Cercavo una porta o qualsiasi altra cosa che mi avrebbe fatto uscire da quella monotonia, ma non c'era niente, nessuna via di fuga. Cominciai a correre, doveva finire prima o dopo questo corridoio paradisiaco. Mentre continuavo a cercare una via di fuga di fianco a me comparve un grosso lupo nero. Lo conoscevo, ne ero certa... sì, mi aveva già aiutato. 

Saltai sulla sua groppa e in un lampo ci trovammo per strada. Non conoscevo quel posto, ma ero felice di non vedere più quel corridoio angelico. «Devi tornare a casa, qui non sei al sicuro, Damien e Grytelk stanno arrivando, indicami la strada.» Presa dalla concitazione del momento stavo per farlo, ma poi qualcosa mi fece ragionare. Un dubbio si instillò nella mia mente, la voce del lupo era diversa, non era un ringhio animalesco, ma era più umana e sembrava essere ansiosa di avere una risposta. Con un balzo rotolai per strada, Lucifero che dolore, pensavo che nei sogni non si potesse sentire nessun male, e invece adesso ero lì a sfatare quel mito. Il grosso lupo si fermò di botto voltandosi con il viso dubbioso. «Bastardo esci dal mio sogno!» gli urlai e senza perdere tempo mi scagliai addosso a lui, volevo colpirlo, fargli male in qualsiasi modo, non era il famiglio lupo di Damien, era qualcun altro, qualcuno che mi aveva ingannato e questo era intollerabile. Non riuscii a prenderlo, perché scomparve per apparire alle mie spalle, mi girai e lo fece nuovamente. Rideva, stava giocando, mi sbeffeggiava. «Chi sei realmente?» chiesi fermandomi, non si sarebbe mai fatto afferrare.

«Non l'hai capito pulce?» chiese con aria di sfida mostrando i denti affilati del lupo. «Schifoso bastardo angelico!» strillai «Esci subito dalla mia testa!» mi buttai nuovamente sul grosso lupo e fallii miseramente.
«Lo farò solo quando mi dirai dove ti nascondi!» detto questo fece un balzo saltando sopra un ramo alto di un albero e si accovacciò mettendo le zampe sotto il muso. Mi ricordava terribilmente il gatto matto di Alice nel paese delle meraviglie. «Io ho tutto il tempo del mondo, posso mantenere questo sogno quanto voglio pulce, la mia vita è eterna mentre la tua non so...» ululò irritandomi ancora di più. Stavo pensando a una soluzione. Mi ha tratto una trappola, è lui a decidere del mio risveglio, può bloccarmi in questo limbo quanto vuole. Però... sorrisi, avevo avuto un'illuminazione, sapevo già cosa fare. 

«Vuoi sapere qual è il tuo più grande difetto, sbruffone angelico?» lo affrontai, lui piegò la testa di lato incuriosito come un cucciolo di cane. Saltò e quando atterrò sull'asfalto aveva assunto la sua forma umana, alla vista di quel suo aspetto così attraente, sentii come se tutta l'aria presente fosse stata risucchiata in un batter d'occhio, e io ero rimasta immobile a morire lentamente di asfissia d'infatuazione. Oh per Lucifero! Damien perché sei così dannatamente bello?!

«Ti prego illuminami!» disse accarezzandomi con lo sguardo.
Cercai di far vibrare le mie corde vocali, non era il momento di mostrarmi debole, dovevo riprendere possesso della mia sicurezza che si era nascosta insieme alla voce. Deglutii, e parlare fu doloroso come avere una lama conficcata nella gola «Dimentichi che io non sono una semplice umana, non preoccuparti è un difetto comune, anche Bune l'aveva tralasciato» detto questo mi spremetti le meningi e richiamai il mio intelletto a rapporto. 

Immagina Aymor, crea e intrappolalo.

Mentalmente iniziai a concepire una grande gabbia resistente con sbarre di metallo angelico benedetto che si formava attorno a lui, chiudendolo e serrandogli ogni via di fuga. Vedevo che i miei sforzi non furono vani, era in trappola sorpreso e arrabbiato. Tra noi c'era una guerra di sguardi, il mio gli comunicava sei in trappola bell'angioletto, il suo invece inizialmente era iracondo ma si stava trasformando in qualcosa di indecifrabile e un sorriso pieno di foia comparve sul suo volto. Cosa avrà in mente adesso?

La gabbia si spezzò frantumandosi e cadde nello spazio vuoto tra di noi. «Sei furba pulce, sfrutti quello che puoi fare in quel misero corpo da umana. Peccato che hai a che fare con il demone sbagliato!» 

Una densa nebbia nera ricoprì tutto ciò che avevamo attorno, infittendosi sempre di più e avvolgendomi in una morsa, il suo attacco più che fisico era mentale, non riuscivo a riflettere come controbattere, attorno a me e dentro di me c'era solo buio...

«Mi hai raggirato per ben due volte pulce furbetta, la prima quando sei scappata sotto il mio naso e la seconda quando in combutta con il mio famiglio hai deciso di portarci fuori strada, non l'avrei mai scoperto se non fosse stato per un tuo capello traditore che era rimasto tra il manto del lupo. Adesso devi dirmi dove ti trovi, non posso nutrirmi di te in sogno, ma ci sono così tante torture, altrettanto squisite, e io non vedo l'ora di provarle.» 

Non potevo vedere il suo viso, era tutto così oscuro, sentivo solo la sua voce chiamarmi, mi incitava a confessargli qualcosa, ma cosa? «Dove sei Aymor?» Era un dolce richiamo di sirena quello che udivo? Mi sarei gettata nell'abisso più profondo per quella voce, la tonalità dura e passionale riusciva a incantarmi, senza pensarci avrei dato tutta me stessa così iniziai la mia confessione:

 «Io sono...»

# spazio autrice #

Grazie sempre a tutti coloro che stanno seguendo la mia storia, siamo a 746 visualizzazioni :-D

Questo capitolo focalizza il punto di vista di Aymor/Romya cosa ne pensate

Aymor canterà per Damien?

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