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Aymor
L'odore del ferro impregnava l'aria. Quando mi materializzai i miei piedi trovarono un pavimento vischioso, molto strano per essere in una grotta, poi collegai tutto. Era sangue. Precisamente tutto il sangue che il corpo di Will conteneva

Ero a un passo dal precipizio, mentre l'harpazein era chinata sul corpo della vittima. Le sue ali erano più piccole di un demone o di un angelo e dal suo fondo schiena si dipartiva un folto piumaggio nero che le copriva le gambe flesse. Era alla parte quasi terminale del rito. Stava per strappare dal petto il cuore di Will con i suoi artigli acuminati. 

Non persi tempo e mi lanciai su di lei che ancora non si era accorta della mia presenza. Era troppo presa dalla foga di consumare il suo dono. La barriera invisibile, che sigillava i sacrifici, m'impedii di arrivare ad afferrarla sbalzandomi a un passo dal dirupo. 

Allargai le braccia per cercare l'equilibrio e spinsi con tutta me stessa il mio corpo dentro la grotta. La barriera aveva provocato un rumore che si era espanso e quindi addio effetto sorpresa. Ma poi vidi qualcosa di tremendo quando l'harpazein si voltò. 

Tra le sue grinfie stringeva il cuore ancora pulsante di Will. In quel momento il mondo si fermò, potei persino vedere gli atomi d'ossigeno e anidride carbonica che componevano l'aria congelarsi. Poi persi la testa. Con le mani formai due sfere di tenebra che poi riunii in un unico globo di potere. 

Lo scagliai senza alcuna remora verso quell'essere indegno frutto di una vendetta e colpevole di voler continuare a perseverare nell'errore. La barriera che sigillava i sacrifici fu colpita per prima e si udii il rumore di vetri infranti. 

Piccolissime scintille dorate precipitarono al suolo piano come se fossero leggere tipo piume. Poi la sfera arrivò a destinazione su colei per la quale era stata forgiata. L'harpazein con l'espressione sbigottita iniziò a scomparire come se fosse bruciata da un fuoco invisibile che continuò incessante fino a consumarla del tutto. 

Dopo tornai in me e rimasi da sola con la mia disperazione di fronte al corpo martoriato di Will.

Will
Da dentro un cunicolo con un demone e un'harpazein finii in un posto sconosciuto avvolto da una nebbia dorata. 

«Wow» dissi cercando di palpare quello strano stato gassoso ma non riuscii a vedere le mie dita, e neppure le mani. In realtà non vedevo nessuna parte del mio corpo. Ero appena diventato l'uomo invisibile.

«Sono mort...» Una voce maschile interruppe le mie supposizioni.
«Sì» enunciò senza palesarsi. Mi guardai attorno ma tutto era avvolto in questa nebbia misteriosa e dorata. Stavo per chiedere se fossi in paradiso ma la risposta arrivò nel momento stesso in cui pensai la domanda. 

«No, sei nel limbo.» Era ancora quella voce. Limbo?

«Il regno di mezzo.»
«Ah!» esclamai. «Perché?»

«Quando ti è stata tolta la vita eri vicino a un demone molto particolare e chi muore vicino ad esso passa prima da questo luogo. È un posto di transito. La tua anima è ancorata alla tua carne, si staccherà pezzo per pezzo per riunirsi a te. Quando sarai completo potrai passare oltre.»

«E se... non dovessi completarmi?» chiesi esitante con la paura della risposta. A quel punto la voce scomparve lasciandomi nel limbo mentale e letterale...

Damien
«Vorrei proprio sapere perché siamo tornati qui» disse Grytelk con voce seccata mentre sotto i nostri occhi si palesava la scena più triste che abbia mai visto negli ultimi decenni.

«Shhh» lo rimproverai sbattendo le ali impercettibilmente per non fare alcun rumore. «È morto adesso possiamo andare oppure dobbiamo inscenare una veglia funebre?»

«Ti dovrebbe importare almeno un minimo di lei» dissi dandogli un colpetto con un pugno di tenebra.

«Proprio perché m'importa so che più tempo perdiamo più lei sarà in pericolo. Per i cieli è stato schierato l'esercito d'ali di prim'ordine. Penso che ti eri dimenticato di questo piccolo dettaglio irrilevante!» rispose burbero e iniziò a volare più vicino alla grotta.

«Aspetta...» lo fermai e come conseguenza mi beccai un'occhiataccia «lasciala un po' da sola con lui. Abbiamo già recuperato tempo sacrificandolo, permettile almeno di salutarlo senza interruzioni.»
«Dici sul serio?» chiese guardandomi storto.

«Mai stato così serio.» Mi guardò come un demone osserva un angelo quando si prende cura di un umano. Gli sembravo la cosa più dolce e diabetica che avesse mai visto. Sapevo che Aymor avrebbe preso malissimo la morte di Gillo, e avevo veramente difficoltà a guardarla negli occhi dopo quello che avevo fatto. Ma Grytelk aveva ragione, cercare una sirena l'avrebbe messa in pericolo. Non avevamo tempo da perdere. 

Est modus in rebus. Aymor avrebbe capito...

Aymor
Mi chinai per scostargli dal volto alcune ciocche, erano intrise di sangue e lasciarono sul suo viso una pennellata del suo essere. 

Il corpo possedeva ancora il calore della vita, il rigor mortis non aveva irrigidito i muscoli. La maglietta che portava era stata strappata sul costato, rivelando il buco nel petto dove mancava il suo cuore pulsante. Il motore instancabile della vita gli era stato rubato senza moderazione, ma l'espressione del volto era rilassata. 

Sembrava dormire, ma non avrei mai potuto scambiarlo per un semplice sonno ristoratore, gli occhi erano sbarrati e fissavano il soffitto del cunicolo. 

Will era morto. Io avevo fallito. Io l'avevo coinvolto. L'avevo messo in pericolo. Will era morto.

 Il corpo era stato riempito di piccoli tagli molto profondi quel tanto da lasciare fuoriuscire il sangue, ma piano con molta calma per permettere al cuore di continuare il suo lavoro. Il mio dolore non si tramutò in lacrime, avevo imparato tempo fa che il dolore era come un rubinetto con il pomello rotto, una volta aperto era impossibile richiuderlo. Così non gli permisi di impossessarsi della mia volontà. Rimasi in silenzio. Immobile. Con la mano sul suo viso. 

Est modus in rebus, pensai e mi chinai per dargli un bacio sulla fronte. 


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