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Damien
Più lei si nutriva e più io provavo un sadico piacere. Non si era trasformata, il suo aspetto era rimasto umano, solo gli occhi erano diventati completamente neri. La vista del suo fisico agile e fragile strideva completamente con il mio possente. Aveva un sorriso angelico mentre risucchiava via l'anima.

 Mi sembrò di essere in uno di quegli strani sogni che fanno gli umani quando vedono le scene come se fossero al di fuori dei propri corpi. Un raggio di luce solare passò nel mezzo e mi parve per un attimo di vedere che la tenebra di Aymor non fosse nera ma di un azzurro purissimo. Bastò poco tempo e l'anima fu completamente risucchiata via dal corpo. 

Quell'involucro vuoto cadde per terra quando il potere di Aymor non lo trattenne più.

Aymor
Quando finii di nutrirmi mi voltai e dritto d'avanti a me vidi lui. Mi correggo il nulla era lì. Perché per me non era nessuno. I suoi occhi erano sorpresi e saettavano da me al demone accasciato ai miei piedi. 

«Il sorriso sulla tua faccia non lascia spazio alla fantasia» disse incurvando leggermente le labbra. Avevo finito di nutrirmi e finalmente mi sentivo molto più carica, le sue battute taglienti non mi scalfivano più.

«Mutaforma» continuò Damien. «Uno dei peggiori che abbia mai visto» aggiunse indicando la perfetta copia di lui che giaceva ai miei piedi. Avrei voluto rispondergli con una battuta sarcastica ma preferii ignorarlo. Il vero Damien fece qualche passo verso di me. 

«Sembri arrabbiata, Aymor» mormorò muovendosi con circospezione vicino al corpo del mutaforma. «Sei rimasta ferita dal mio comportamento?» domandò pizzicandomi ancora con le parole e quel mezzo sorriso angelico.

Damien
«Non è il tradimento in sé a farmi essere furiosa, è la delusione, è il sapere di soffrire vedendoti e pensando a ciò che mi hai fatto. Perché volevi colpirmi e hai vinto. Ti confesserò un segreto è da molto che non mi fido più di nessuno e chissà perché non ho alcuna voglia di cambiare le mie idee.» Nel suo sguardo c'era un'espressione di fredda minaccia celata da una voce inespressiva.

«Lo so» le dissi. «Ma per quanto provi a sforzarmi, se tornassi indietro nel tempo non cambierei la mia scelta. Perciò adesso continua pure a ignorarmi quanto vuoi, odiami con tutta te stessa e guardami anche con disprezzo. Ma non riuscirai mai a impedirmi di proteggerti.»

Perché per me è chiaro che nel mio cuore c'è un unico desidero: tu.

«Spero di aver sentito male» rispose furibonda. «Perché l'ultima parola è stata come un demone che banchetta felice nel paradiso.* Non sei fatto per fare il guardiano. E ricordati che le ferite dell'anima sono le peggiori di tutte, e per quelle stai facendo un pessimo lavoro.»

«Preferisco che mi vedi come tuo nemico che come amico, così non potrai mai più essere delusa» replicai alzando un po' il tono di voce. 

La sua vicinanza mi rendeva particolarmente nervoso e il suo sguardo assassino non aiutava per niente.

«Credi che io sia la tua vittima Damien? Perché non sai quanto ti sbagli.»

«Forse lo penso perché tu ti comporti da tale.» Senti un enorme potere che veniva richiamato dalla sua rabbia. Non ebbi nemmeno un briciolo di paura, per quanto fossi nervoso questo diverbio accendeva il desiderio dentro di me.

L'ira stava crescendo e lo spazio tra noi sembrò improvvisamente diminuire.

«Oh, qui abbiamo la bocca della verità! Sicuramente non ti è passato per la testa il fatto che potessi tenere a qualcuno. Come potevi mai pensarlo, visto che tu sei un solitario privo di qualsiasi tipo di emozione positiva!» Mi limitai a scuotere il capo. La sua agitazione si palesava con le parole che le scorrevano via dalla bocca come se fosse un fiume in piena. 

Sentii una puntura dritta nel petto. Non so precisamente perché ma feci un passo verso di lei. Aymor rimase ferma con gli occhi puntati nei miei.

Avrei voluto stringerla tra le mie braccia per dimostrarle quanto si stesse sbagliando, quello che provavo per lei poteva essere considerato più forte di qualsiasi emozione. Poi le avrei sussurrato all'orecchio «Ti sbagli. Da quando ti ho incontrata non ho pensato ad altro che te. Sei ricorrente nella mia mente, vorrei ucciderti per avere un po' di pace, ma poi so che mi sentirei solo e perso nella mia stessa più grande agonia.»

Invece chiusi gli occhi e sospirai combattendo contro me stesso, pensando che fosse meglio tenerla lontana. Così con i polmoni che mi bruciavano le dissi: «Invece tu sei un'esperta in materia. Sei stata isolata per tutti questi anni e il primo umano che incontri gli butti la braccia al collo come se fosse la tua metà perfetta. E poi che fai dopo avergli salvato la vita vai quasi a limonare in un bagno con il demone che ha contribuito a tenerti prigioniera? Vergognati.» 

Ero stato cattivissimo ne ero più che consapevole. Ma per quanto fossi distrutto io stesso dalle mie parole, l'effetto che ebbero su Aymor riuscii a consolarmi. I suoi occhi ambrati si animarono infiammandosi con una tenebra tra le più tetre che avessi mai visto e la sua rabbia richiamò un potere pronto a esplodere da un momento all'altro.

* come un demone che banchetta felice nel paradiso: come un fulmine a ciel sereno.

Grytelk
Percepii immediatamente il potere che trasudava da una delle stanze. C'eravamo materializzati in quel momento e l'odore del sangue di Damien saturava l'ambiente. Benedetto angelo dei miei coglioni.

 Nella mia mente passarono tantissime altre imprecazioni mentre avanzavo verso la stanza seguito dalla compagnia graditissima di Will al mio fianco.

«Porca paletta!» esclamò James vedendo le due copie esatte di Damien in due stati differenti. Per un attimo fui immensamente e completamente avvolto da una leggerezza assoluta. Che però sfumò quando mi resi conto che quello riverso al suolo era solo un mutaforma. 

Benedizione sarebbe stata una graditissima disgrazia!*

Notai che il potere che Aymor stava richiamando defluii via da lei dopo il nostro ingresso. Soprattutto dopo la battuta bacchettona di James. Avanti, solo uno sfigato come lui poteva esclamare "Porca paletta" vedendo un mutaforma morto sul pavimento. Lisa diventò bianca come un cencio e corse in bagno a vomitare. L'angelico samaritano di Will andò a prestarle soccorso mentre io mi avvicinavo al corpo per esaminarlo. Sembrava essere un demone. Ma non era possibile, perché nessun demone poteva morire.

Aymor si chinò nel mio stesso istante per infilare la sua mano nella tasca dei jeans. Prima che potessi fermarla estrasse velocemente un piccolo oggetto. Riconobbi subito che era un Ophert ancora carico di potere. Quando fu allontanato, il corpo si alzò lievemente da terra per poi ricadere e assumere la sua vera forma. 

In quel momento inspirai il suo odore e capii subito che non era un demone.

*Benedizione sarebbe stata una graditissima disgrazia: maledizione sarebbe statoun meraviglioso miracolo.    

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